09/03/14

Si ritorna al campionato | Dopo la trasferta in terra iberica si riparte da dove avevamo lasciato ma con un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?

Si ritorna al campionato. Dopo la trasferta in terra iberica si riparte da dove avevamo lasciato, ma con un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?

Dopo la trasferta spagnola, avevamo lasciato tutti quanti, quasi per tacito accordo, le polemiche da parte per unirci sotto un unico cielo, sotto l'Azzurro cielo nazionale. Ma a dire il vero più che una tregua alle nostre sentenze su quell'arbitro, calciatore o quella società, la metafora fa venire in mente quei palliativo che i medici vecchio stampo prescrivevano tanto tempo fa, probabilmente pure oggi, innocui nella sostanza ma tanto efficaci chetare le ansie dei loro pazienti, non di certo per curare i mali presunti.

Ad influenzare in maniera importante sono certamente la prospettiva e le aspettative di tutti coloro che volgono il loro sguardo quel fatidico bicchiere: come recita un vecchio saggio africano al vecchio amico saggio europeo:
"Mio caro, quando guardi al futuro ti lamenti sempre: che poco tempo mi rimane da vivere! Mentre io dico: quanto tempo ho vissuto!".
Cesare Prandelli CT della nazionale

Insomma fuor di metafora, il nostro placido CT definisce "imbarazzante" il divario atletico che ci separa dagli iberici e poi identifica calcio e Paese: senza grandi nomi e grandi mezzi, sopperiamo con le grandi idee. Ordunque, Prandelli come Renzi?
Diciamo subito che il buon Cesare Prandelli ha sempre seguito una strada in tutta la sua gloriosa carriera: quella dell'equilibrio, anche se la caduta del secondo comporterebbe grandi rischi per tutti, mentre l'eventuale insuccesso del secondo (incorciamo le dita, quando possiamo e non dobbiamo usarle per tirare fuori il portafoglio per pagare il nostro infinito fio con lo Stato Italiano) può solo ammaccare l'orgoglio patrio calcistico.

Che bicchiere vediamo allora affacciati dalla finestra della "basilica del san campionato"?
La vittoria della Juventus a San Siro ha chiuso di fatto la pratica scudetto. Anche il miglior Milan dell'annata, ma con una difesa che vale a malapena la mezza classifica, ha pagato pegno alla superiorità bianconera e a Llorente e Tevez.
Ma fermiamoci un attimo a riflettere: l'ultimo turno per chi si è immolato alla visione di uno spettacolo scadente, è un fermo immagine del calcio italiano d'oggi. Record negativo di reti dell'intero torneo (solo 16), partite di rara bruttezza, compensate dalla consueta overdose di polemiche. Ma sarebbe questo il cilindro da cui possono uscire le grandi idee tanto evocate da Prandelli?

Sarà...ma è pur vero che agli Azzurri nella notte di Madrid mancavano del proprio calciatore simbolo, il gioiello Balotelli, De Rossi, Chiellini, cosa che appare evidente non si può prescindere e che gli assi di altre Nazionali (vedi Germania, Spagna) saranno sottoposti a tour de force nei cento giorni che ci separano dai mondiali brasiliani. Resta il dubbio che bastino "corsa e condizione" per metterci in pole position. Il tique toque spagnolo è talora pratica sterile, ma la circolazione veloce della palla è necessaria per produrre gioco e non si mette in atto solo con la condizione atletica, ma con la tecnica. Non a caso anche un Pirlo a mezzo servizio fa la differenza.

Comunque sia, auguro a Prandelli di andare oltre lo specchio mediocre del nostro campionato al quale è sempre più difficile attingere, visto che 6 atleti su 10 vengono da altri Paesi e meno male che ci sono nonni e bisnonni che hanno abbandonato nei secoli le amare terre d'origine. Il CT ha dimostrato di avere coraggio e idee. Speriamo che aggiunga anche la buona sorte. In fondo, la differenza tra un Mondiale da sogno e un'amara eliminazione sta talvolta anche in un rigore guadagnato con un salto carpiato, che trasforma un'avvilente e precoce eliminazione in prestazioni esaltanti che ti consegnano alla storia. Buon campionato a tutti.
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