Il presidente del Consiglio stamane è alla Camera, a illustrare le linee programmatiche in vista del vertice dell'Unione Europea di domani e dopodomani.
"Presenteremo la spending rewiev alle Camere, la presenteremo nelle sedi parlamentari; il commissario ci ha fatto un elenco, ma tocchera' a noi decidere. Come in famiglia se non ci sono abbastanza soldi sono mamma e papa' che decidono cosa tagliare e cosa no". Matteo Renzi ostenta il guanto di velluto del saggio esperto di economia domestica, ma sotto si intravede il pugno di ferro del decisionista. Il premier parla direttamente a chi il messaggio deve coglierlo, cioe' al Parlamento. Stamane e' alla Camera, a illustrare le linee programmatiche in vista del vertice dell'Unione Europea di domani e dopodomani. Nessuno, lascia intendere, pensi di poter commentare o tantomeno influenzare i tagli che saranno decisi da Palazzo Chigi. E' la maniera migliore per affrontare un'Europa, lascia intendere, il cui confronto basato sui numeri non lo spaventa per nulla. Il parametro del 3% e' "oggettivamente un parametro anacronistico", ma per l'Italia "non ci sara' nessuno sforamento", assicura. E' semmai lo stato dell'economia che suscita l'indignazione del Presidente del Consiglio. "I nostri numeri sulla disoccupazione giovanile gridano vendetta", avverte, la riforma del mercato del lavoro e' una riforma necessaria, che ci viene chiesta "dal 42% di giovani disoccupati", e non solo dall'Europa. Ad oggi "le riforme istituzionali che abbiamo proposto sono una novita', sono viste di buon occhio, sono la premessa per noi per restare al tavolo", ribadisce a voler sottolineare il buon esito delle recenti visite a Parigi e Berlino, ma al secondo punto c'e' la riforma del lavoro; e' vero che ci sono opinioni diverse, il Parlamento sara' coinvolto attraverso lo strumento della delega che dara' a tutti la possibilita' di un ampio confronto, ma "non e' un argomento a piacere che possiamo affrontare o no, ce lo chiedono i disoccupati". Insomma, e' il governo che deve decidere.Al momento del voto in Aula alla Camera, poi, un saluto: quello tra il premier ed il suo predecessore Enrico Letta che, per votare, si siede al suo posto tra i banchi del Pd. L'altra notizia del giorno proviene dall'altra parte dello schieramento. Silvio Berlusconi, ieri colpito dalla sentenza della Cassazione, si e' autosospeso da cavaliere del lavoro. Un titolo che, piu' di chiunque altro, lo aveva connotato per tutti queti anni. Non potra' presentarsi e nemmeno votare alle europee, ora si tratta di vedere come riempire il vuoto politico. fonte(AGI)