Pronti per l'ultimo, per
il momento, appuntamento con il mondo cartaceo dei serial killer?
Martedì vi ho lasciati con una domanda: chi fosse l'ultimo, per ora,
autore da gettare nel grande calderone. Vi siete fatti qualche idea?
Dato che sono buona vi do qualche indizio prima di svelarvi il nome di
questo autore. Prima di tutto vi dico che è una donna, e questo
restringe notevolmente la cerchia dei possibili autori. Vive a
Washington e prima di dedicarsi alla scrittura faceva l'ingegnere.
Rinunciate? OK, l'autore di cui vi parlerò oggi è Karen Rose
con il libro Muori per me.
Un
cadavere viene ritrovato in un campo ai margini di Philadelphia. Sul
posto viene chiamato il detective Vito Ciccotelli. La situazione non
è così semplice come sembra perché ben presto vengono ritrovati
altri corpi, ciascuno dei quali riporta gravi lesioni da tortura,
riconducibili alle tecniche utilizzate durante l'inquisizione. Ad
aiutare il detective viene così chiamata l'archeologa specializzata
in storia medioevale Sophie Johannsen.
Le
premesse sono quelle classiche di un buon thriller. Cosa lo rende
allora così speciale tanto da mettere l'autrice insieme ai grandi
autori da leggere assolutamente? Un thriller è buono se la storia è
scritta bene, se i personaggi sono credibili e se l'intreccio regge
dall'inizio alla fine. Renderlo ottimo però spetta solo ed
esclusivamente all'autore, e Karen Rose c'è riuscita.
I
personaggi sono psicologicamente analizzati e tratteggiati con una
concretezza che, bisogna ammetterlo, solo le autrici sanno fare (non
me ne vogliano gli uomini scrittori, ma non sono l'unica a dirlo).
Ognuno con le proprie caratteristiche il proprio bagaglio di
esperienze, dolori e speranze, compreso il serial killer di cui
l'autrice parla ma che conoscerete davvero solo alla fine.
Molti
altri autori di thriller, sia uomini che donne, tendono a
concentrarsi sulle dinamiche investigative e sull'intreccio tanto da
dimenticare che i protagonisti non sono asessuati ma umani, per
quanto di cellulosa. Nei romanzi rosa invece gli autori puntano tutto
sui sentimenti scordandosi a volte la storia in sé. La Rose
invece è riuscita ad unire entrambi, alleggerendo la tensione
dell'indagine con il tocco piccante dell'amore ma senza esagerare,
usandolo invece come quel pizzico di pepe che rende le pietanze più
saporite. Quell'elemento in più senza il quale al libro mancherebbe
qualcosa.
L'intreccio
è magistralmente costruito tanto da tenere il lettore inchiodato
alle pagine di questo romanzo, per apprezzare però appieno questo
libro bisogna leggerne il seguito. Si perché Muori per me è
il primo libro di una trilogia, e solo il principio di una storia
davvero sconvolgente.
Creare
un buon intreccio in un libro è una cosa, prolungare questo
intreccio in tre libri, rendendoli allo stesso tempo indipendenti è
un'altra. Ecco perché, nonostante si discosti da Hannibal Lecter,
dal quale siamo partiti in questo viaggio criminale, ho voluto
mettere la Rose insieme a questi autori.
Il
suo modo di scrivere, di raccontare, di intrecciare i personaggi, di
creare suspence e tensione sono magistrali ed incredibili. Un'autrice
che, gli amanti del genere, non possono assolutamente perdere!