28/02/14

Tutti a Philadelphia per un grande thriller, anzi tre

Pronti per l'ultimo, per il momento, appuntamento con il mondo cartaceo dei serial killer? Martedì vi ho lasciati con una domanda: chi fosse l'ultimo, per ora, autore da gettare nel grande calderone. Vi siete fatti qualche idea? Dato che sono buona vi do qualche indizio prima di svelarvi il nome di questo autore. Prima di tutto vi dico che è una donna, e questo restringe notevolmente la cerchia dei possibili autori. Vive a Washington e prima di dedicarsi alla scrittura faceva l'ingegnere. Rinunciate? OK, l'autore di cui vi parlerò oggi è Karen Rose con il libro Muori per me.
Muori per me

Un cadavere viene ritrovato in un campo ai margini di Philadelphia. Sul posto viene chiamato il detective Vito Ciccotelli. La situazione non è così semplice come sembra perché ben presto vengono ritrovati altri corpi, ciascuno dei quali riporta gravi lesioni da tortura, riconducibili alle tecniche utilizzate durante l'inquisizione. Ad aiutare il detective viene così chiamata l'archeologa specializzata in storia medioevale Sophie Johannsen.

Le premesse sono quelle classiche di un buon thriller. Cosa lo rende allora così speciale tanto da mettere l'autrice insieme ai grandi autori da leggere assolutamente? Un thriller è buono se la storia è scritta bene, se i personaggi sono credibili e se l'intreccio regge dall'inizio alla fine. Renderlo ottimo però spetta solo ed esclusivamente all'autore, e Karen Rose c'è riuscita.

I personaggi sono psicologicamente analizzati e tratteggiati con una concretezza che, bisogna ammetterlo, solo le autrici sanno fare (non me ne vogliano gli uomini scrittori, ma non sono l'unica a dirlo). Ognuno con le proprie caratteristiche il proprio bagaglio di esperienze, dolori e speranze, compreso il serial killer di cui l'autrice parla ma che conoscerete davvero solo alla fine.
Karen Rose

Molti altri autori di thriller, sia uomini che donne, tendono a concentrarsi sulle dinamiche investigative e sull'intreccio tanto da dimenticare che i protagonisti non sono asessuati ma umani, per quanto di cellulosa. Nei romanzi rosa invece gli autori puntano tutto sui sentimenti scordandosi a volte la storia in sé. La Rose invece è riuscita ad unire entrambi, alleggerendo la tensione dell'indagine con il tocco piccante dell'amore ma senza esagerare, usandolo invece come quel pizzico di pepe che rende le pietanze più saporite. Quell'elemento in più senza il quale al libro mancherebbe qualcosa.

L'intreccio è magistralmente costruito tanto da tenere il lettore inchiodato alle pagine di questo romanzo, per apprezzare però appieno questo libro bisogna leggerne il seguito. Si perché Muori per me è il primo libro di una trilogia, e solo il principio di una storia davvero sconvolgente.

Creare un buon intreccio in un libro è una cosa, prolungare questo intreccio in tre libri, rendendoli allo stesso tempo indipendenti è un'altra. Ecco perché, nonostante si discosti da Hannibal Lecter, dal quale siamo partiti in questo viaggio criminale, ho voluto mettere la Rose insieme a questi autori.

Il suo modo di scrivere, di raccontare, di intrecciare i personaggi, di creare suspence e tensione sono magistrali ed incredibili. Un'autrice che, gli amanti del genere, non possono assolutamente perdere!
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