Eccentrico,
straordinariamente intelligente, cocainomane, buon violinista,
esperto schermidore, buona conoscenza del diritto britannico,
accurata conoscenza dell'anatomia e una profonda conoscenza della
chimica. Vi serve qualche altro indizio per capire di chi sto per
parlarvi? Allora vi dico che il suo inseparabile amico, nonché
narratore delle sue avventure, è un medico. Ora vi è più chiaro?
Esattamente, sto parlando del grande Sherlock Holmes e del suo
inseparabile amico, il dottor John H. Watson.
In particolare vi parlerò
dei primi racconti di Arthur Conan Doyle che scrisse sul suo
investigatore, ovvero Uno studio in rosso
e Il segno dei quattro.
Sherlock Holmes e John H. Watson |
Ne
Uno studio in rosso
il dottor Watson e Sherlock Holmes si incontrano per la prima volta,
quando il dottore è costretto a tornare a Londra per riprendersi da
una grave malattia contratta in Afghanistan. Qui si trova costretto a
trovare un alloggio e un coinquilino con cui dividere le spese di
affitto, e così, grazie all'intervento di un amico, Watson e Holmes
finisco per vivere sotto lo stesso tetto.
E' però solo dopo qualche giorno che Watson capisce veramente chi
sia il suo compagno e quali siano le sue occupazioni. Quando al 221B
di Baker Street giunge un messaggio da parte da Scotland Yard su un
recente omicidio, Holmes invita il dottor Watson ad unirsi a lui per
le indagini, così che Watson possa vedere all'opera le incredibili capacità
analitiche del giovane investigatore.
Nel
secondo racconto, Il segno dei quattro,
il dottor Watson è nuovamente costretto ad un riposo forzato, mentre
il suo amico Holmes è assalito dalla noia più nera. Un giorno però
giunge in Baker Street una giovane donna con un padre scomparso, una
donazione regolare che si interrompe così improvvisamente com'era
iniziata e un incontro misterioso per quella stessa notte. Holmes ha
finalmente la possibilità di rimettersi in corsa in un'indagine il
cui intreccio si dipanerà tra la grigia e nebbiosa Londra e il caldo
arcipelago delle Andamane.
"È un errore
confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso. Spesso, il
delitto più banale è il più incomprensibile proprio perché non
presenta aspetti insoliti o particolari, da cui si possono trarre
delle deduzioni."
Arthur Conan Doyle |
Uno studio in rosso
venne pubblicato nel 1887, Conan
Doyle ne vendette i diritti per soli 25 sterline, una miseria per
quel tempo, considerato poi che il racconto venne quasi ignorato dai
lettori. Fu infatti nel 1890, quando venne pubblicato Il
segno dei quattro, che Conan
Doyle venne notato e riscosse il successo che rese famoso Sherlock
Holmes molto più del suo creatore, tanto che Conan Doyle tentò di
sbarazzarsi di lui, salvo poi farlo resuscitare onde evitare il
linciaggio delle folle inferocite che ri-volevano il loro eccentrico
investigatore.
Come per i romanzi
successivi, anche in questi prime opere, la voce narrante delle
avventure del famoso investigatore è quella dottor Watson, che con
semplicità e sentimento ci illustra la situazione, segue i
ragionamenti di Holmes e poi ci conduce alla soluzione del crimine, e
proprio come Watson riusciamo a capire solo alla fine, al contrario
di quel segugio di Holmes, come si sono svolti i fatti.
Un Conan Doyle agli
esordi, non ancora del tutto fluido nella narrazione, ma già
avvincente e intenso nella sua descrizione di una vecchia e nebbiosa
Londra. Due trame molto ricercate, intrecci meravigliosamente
definiti, personaggi caratterizzati con un tocco talmente realistico
da poterli vedere avvicendarsi davanti ai nostri occhi.
Ciò che rese
queste opere famose fu l'avanguardia con cui Holmes, e il suo metodo
deduttivo, risolvevano i casi, dobbiamo infatti ricordare che si
svolgono nell'800 e non ai tempi di CSI, ma
forse è anche il modo stesso di fare di Holmes ad averlo reso un personaggio così
celebre tanto da resistere quasi del tutto inalterato fino ai giorni
nostri.
“Eliminato
l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere
la verità”