13/12/13

Superato il primo scoglio per la legge elettorale

Finalmente il primo scoglio, per rifare la legge elettorale, è stato superato. Il passaggio è fatto, ora la legge elettorale verrà discussa alla camera. Il primo obbiettivo di Renzi è stato centrato. (speriamo che non sia la famosa "fortuna del principiante"). Le riforme costituzionali rimangono al Senato, con buona pace di Anna Finocchiaro
Grasso Boldrini

L'imprimatur al 'trasferimento' arriva dai presidenti di Palazzo Madama e di Montecitorio, Pietro Grasso e Laura Boldrini, al termine dell'incontro durato circa 50 minuti. Entrambi - si legge in una nota - "hanno convenuto sull'esigenza che il Senato abbia la priorità nell'esame dei progetti di legge di riforma costituzionale già presentati e preannunciati, in particolare quelli concernenti il superamento del bicameralismo paritario e per l'avvio di un più moderno ed efficiente bicameralismo differenziato". Il percorso per arrivare a questo risultato è stato piuttosto impervio. Ci sono volute settimane perché la richiesta venisse prima avanzata dai capigruppo di Montecitorio, quindi sottoposta ai colleghi del Senato i quali, anche nella maggioranza, hanno fatto resistenza, aprendo di fatto a uno scontro istituzionale tra le due Camere. Scontro che si è consumato a colpi di regolamenti e prassi parlamentari. Infine, anche grazie alla pressione di Renzi sul suo partito, ieri mattina la commissione Affari costituzionali del Senato ha certificato la decisione di interrompere il lavoro sulla legge elettorale, ma lo ha fatto, appunto, con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo. Con il Pd, per il passaggio dei Ddl alla Camera, si sono schierate due forze di opposizione - Sel e M5S - mentre Nuovo centrodestra e Scelta civica hanno fatto cartello con Forza Italia, Lega e Gruppo delle autonomie, pur con motivazioni politiche diverse. Alla fine è prevalso il criterio della maggioranza numerica. Alla Finocchiaro, presidente di commissione, il compito di informare Grasso dell'esito della votazione. Sc, però, contestualmente mostra di non gradire affatto l'epilogo e fa sapere: "Noi non siamo servi sciocchi". A insorgere anche Pierferdinando Casini (presidente commissione Affari esteri di Palazzo Madama, ex Udc oggi 'Per l'Italia') che parla di "Senato scippato" e di "prepotenza del Pd". La mossa di Palazzo Madama arriva dopo che Renzi, fresco di colloquio con il Colle, aveva fatto capire chiaramente al vicepremier Angelino Alfano che era necessario accellerare i lavori parlamentari per superare il cosiddetto 'Consultellum', quello che rimane della legge Calderoli dopo la sentenza della Corte Costituzionale. La posizione 'dilatoria' di Ncd, però, ha spinto il segretario del Pd a lanciare un pesante avvertimento: "Temo che Alfano voglia perder tempo e menare il can per l'aia" ma "io non mi lascerò incantare e nemmeno rallentare: ho una mia exit strategy, un canale aperto anche con Berlusconi e Grillo, che la riforma adesso la vogliono davvero. E se il Nuovo centrodestra divaga, vuol dire che lavoreremo con qualcun altro". La replica gli arriva dal ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello (in quota Ncd): "Ma cosa può interessare al cittadino se la legge elettorale va alla Camera o al Senato? La riforma si può fare solo se diventa parte di un accordo di governo: nessuno può fare le riforme prescindendo dal governo", dice l'esponente alfaniano, che poi avverte: "Nei prossimi dieci, quindici giorni, ossia al massimo per la Befana, la maggioranza o trova un accordo sulla legge elettorale o va in crisi e allora ognuno si prenderà le sue responsabilità. Io penso - aggiunge poi il ministro - che oggi arrivare al presidenzialismo, che è la forma che io preferisco per i tempi che abbiamo, ossia 18 mesi, non sia possibile. Invece l'elezione diretta del premier, per cui al secondo turno il cittadino sceglie chi è il presidente del Consiglio con un'investitura popolare, è il modello più compatibile con il nostro assetto istituzionale".
Da Forza Italia, intanto, interviene
Mara Carfagna con un commento su Twitter. E il senatore berlusconiano Maurizio Gasparri ironizza: "Ancora non ha svolto la sua prima
assemblea e Ncd è stato già sciolto per irrilevanza con l'editto di Renzi. Preso atto del disastro, chi vuole fa ancora in tempo a pentirsi avendone, peraltro, tutta la convenienza. Errare humanum est, perseverare diabolicum". fonte
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