Arriva sul palco alle dieci di sera, ringraziando tutti promette: "Adesso andremo avanti con le nostre idee: più uguaglianza, ora camminiamo uniti. La nostra città non deve lasciare nessuno indietro".
Bill de Blasio |
Perché Bill de Blasio non è un moderato, è uno che nel corso della lunga (e spesso velenosa) campagna elettorale si è sentito chiamare in tutti i modi: sandinista per la sua passione giovanile per la rivoluzione in Nicaragua, poi gli dicono anche di tornarsene in Urss. Contro di lui fuoco ad alzo zero: "Vuole riportare il crimine e la violenza nelle strade", lo punge l'ex sceriffo Rudy Giuliani nel tentativo di rivitalizzare uno spento Lhota. E' la reazione dell'ala più conservatrice della società newyorchese, dei suoi giornali, delle sue tv, tutti spaventati dalle riforme rivoluzionarie promesse dal gigante di origini italiane
La sua tattica è ossessiva e vincente.
Parole d'ordine ripetute come un mantra in questi mesi. Senza mai arretrare di un centimetro, nemmeno quando sembrano ad un certo punto controproducenti. L'era Bloomberg è finita, più tasse per i ricchi così da trovare fondi per le scuole pubbliche, le università e gli ospedali. Basta agevolazioni fiscali a costruttori che fanno a gara per ricoprire Manhattan di grattacieli per miliardari (in dollari) e soprattutto un cambio radicale nella politica della polizia, che deve rinunciare allo stop and frisk, la tattica razzista usata per fermare i sospetti (quasi sempre giovani black o latinos). Gli imputano velleitarismo e scarse capacità amministrative. Anche a questo lui replica sereno: "Dicono che sono idee ambiziose, per me sono solo buone idee".
Quando il nuovo sindaco finisce di parlare dal palco, nessuno se ne vuole andare, si fanno giri larghi per far durare il più possibile la otte fino all'alba, anche se quella che deve arrivare sarà l'alba di una nuova era: quella di Bill, il sandinista.