Il-Trafiletto

09/01/14

Una protezione speciale per il nemico invisibile delle mummie!

Una protezione speciale per il nemico invisibile delle mummie! Sarà colpa di Indiana Jones, sarà anche colpa di Tom Raider ma pare che tra mille arcani segreti, dopo secoli trascorsi al sicuro nelle loro tombe, un nemico invisibile stia mettendo a rischio la sicurezza delle mummie nel momento in cui vengono esposte nei musei: funghi e batteri, in grado di decomporle in maniera rapida fuori dall'ambiente in cui si sono conservate per anni.

Oggi però i ricercatori dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’Eurac di Bolzano sono riusciti a trovare, e brevettare, un rimedio a tutto ciò. Si tratta di una teca particolare, una sorta di vetrina stagna, sigillata da una cera a base organica che tiene alla larga i microrganismi e difende le mummie da umidità e ossidazione.

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Teca speciale per le mummie
L'idea di utilizzare questo isolante speciale è stata di Marco Samadelli, fisico dell'Eurac che per anni si è dedicato alla ricerca di un sistema adatto a esporre le mummie, e allo stesso tempo a conservarle in maniera corretta. “Sembra strano, ma questi due intenti talvolta vanno in direzioni diverse”, spiega Samadelli, che sull'argomento ha condotto recentemente uno studio con i colleghi dell'Eurac.

Analizzando sette mummie egizie custodite nei Musei vaticani a Roma, i ricercatori hanno dimostrato che quelle esposte nelle sale, e quindi inserite all'interno di apposite vetrine, sono molto più deteriorate di quelle ospitate nei sotterranei dei musei.

Oltre all’azione dei microrganismi, spiega il ricercatore, per conservare correttamente i reperti vanno infatti presi in considerazione anche la luce, l'ossidazione, gli sbalzi di temperatura e l’umidità, che contribuiscono al deterioramento.
Per questo il sistema ideato da Samadelli non comporta solamente l'utilizzo della nuova tecnologia isolante, ma anche dettagliate analisi che permettono di comprendere le condizioni della mummia, da effettuare prima che venga chiusa nella speciale teca a tenuta stagna.

Allo stesso modo, va studiato il luogo dove sarà esposta, per registrare oscillazioni di temperatura e valori di umidità, pressione e intensità della luce. Con questi dati i ricercatori sono in grado di individuare i parametri fisici e chimici adatti alla sua conservazione e ricrearli all’interno della teca speciale. La prima prima teca realizzata in questo modo è stata quella di Rosalia Lombardo, la mummia bambina custodita nel convento dei Cappuccini a Palermo, affidata alle cure di Samadelli nel 2009.

Nell’ultimo anno, il ricercatore si è dedicato invece alla mummia della principessa Anna di Baviera, la figlia dell’imperatore Ludovico IV morta nel 1319. Il comune tedesco di Kastl, proprietario della mummia, ha chiesto infatti al centro di ricerca bolzanino Eurac di realizzare la teca con la nuova tecnologia, ed ora la mummia è tornata al suo posto nella chiesa di Sankt Petrus, dove potrà essere ammirata al termine dei lavori di ristrutturazione della struttura, previsto per quest'anno.

Trovato archivio segreto | Per ricattare i potenti?

Trovato un archivo segreto con dossier su politici imprenditori e alti ufficiali. Si sospetta rapporti con  servizi segreti per mettere in atto una serie di ricatti.

Scoperto l'archivio segreto dei potenti Un archivio con report su politici, imprenditori e alti ufficiali. È il nuovo capitolo dell’inchiesta su Paolo Oliverio, il commercialista con frequentazioni che vanno dalla politica alla malavita, accusato di riciclaggio e finito in carcere a novembre per sequestro di persona insieme a due ufficiali della Finanza e all’ex priore dell'Ordine dei Camilliani. Un arresto avvenuto a margine dell’indagine principale, quando i militari del Gico si sono accorti che Oliverio aveva organizzato il ”sequestro” di due religiosi per continuare a gestire gli appalti dell’ospedale di Casoria. Ma a riservare sorprese sono state le perquisizioni: nel computer del commercialista e in alcune chiavette Usb sono state trovate schede su affari, politici, imprenditori e alti ufficiali. Oltre a un software per intercettare. L’istanza di scarcerazione di Oliverio è stata respinta, il pm Giuseppe Cascini vuole capire come venisse utilizzato quell’archivio. Il sospetto è che Oliverio avesse rapporti con i servizi segreti e mettesse in atto una serie di ricatti. Un business gestito «attraverso rapporti illeciti con politici, uomini delle forze di polizia, banchieri, esponenti politici che sostenevano il modus operandi dell’organizzazione nelle illecite operazioni bancarie con utilizzazione di canali esteri».

I RAPPORTI Da Paolo Berlusconi a Ernesto Diotallevi a Finmeccanica. Le relazioni di Oliverio vanno dalla criminalità alla politica alla finanza. Il commercialista coinvolto nelle inchieste Sme e P3, fino al caso Maruccio (l’ex capogruppo di Italia dei valori alla Regione Lazio che aveva sottratto io fondi) finora è uscito indenne dalle indagini. Il Gico ha verificato i suoi rapporti con Paolo Berlusconi, quelli stretti con Marco Carboni e suo padre, Flavio, il faccendiere che faceva affari con il boss Pippo Calò ed è sotto processo per la P3. Sono decine i nomi dei clienti ”eccellenti” che si rivolgono alla studio Oliverio, c’è anche Marco Squatriti, latitante per due bancarotte milionarie. Dagli atti emerge l’interessamento di Oliverio per le indagini su Finmeccanica, perché il commercialista è socio di Lorenzo Borgogno, l’ex responsabile delle relazioni esterne della holding indagato per corruzione. Poi gli affari con Alessandro Pagano, parlamentare ncd, si legge nell’informativa: «Gli accertamenti hanno confermato i contatti di Oliverio con uomini politici e in particolare con Alessandro Pagano, aventi per oggetto per un verso, la realizzazione di un progetto oncologico tra l’Ismett e l’Ospedale di Casoria, per altro, l’assunzione presso l’ospedale di Casoria della figlia dell’onorevole Pagano, Federica Maria». Quindi Mario Diotallevi, figlio di Ernesto, esponente della banda della Magliana. Ma ci sono anche i rapporti con Giuseppe Ioppolo che, secondo i pm napoletani, gestiva le relazioni tra l’ex senatore Sergio De Gregorio e le forze dell’ordine. Poi il clero: era stato l’ordine dei Camilliani a nominarlo commissario dell’ospedale di Casoria, dove Oliverio gestiva appalti milionari. E gli inquirenti non hanno dubbi: arrivava anche ad Equitalia. Il sospetto è che riuscisse anche a ”controllare” le cartelle.

L’ARCHIVIO All’ombra del riciclaggio dell’ndrangheta calabrese adesso c’è il sospetto di dossieraggio che coinvolgerebbe anche alti ufficiali della Finanza. L’archivio e il software per le intercettazioni, trovati nello studio di piazza di Spagna, sono all’esame dei pm. Il Gico parla di «Forte condizionamento della pubblica amministrazione attraverso ricatti, attività di dossieraggio e finanziamento illecito della politica grazie alla partecipazione nelle attività criminali di esponenti dell’ndrangheta calabrese, della banda della Magliana e di personaggi facenti parte di logge coperte con autorevoli prelati».
il Mattino .it

La guerra del petrolio | 200mila in fuga

Il petrolio continua ad essere oggetto di contese fra popoli assetati di potere, per ottenere il quale si macchiano di atrocità, mettendo in fuga popolazioni intere.
È allarme umanitario a Bentiu, il capoluogo dello stato sudsudanese di Unity, dove sono concentrati gran parte dei pozzi petroliferi del Paese dove la produzione di greggio è crollata da 1,5 milioni di barili a 150 mila, le truppe governative fedeli al presidente Salva Kiir Mayardit hanno concentrato un grosso distaccamento, sostenuto da milizie dinka, l’etnia del presidente per riprendere i pozzi essenziali per la sopravvivenza dello Stato Bentiu è stata conquistata due settimane fa dalla unità dell’esercito passate con l’ex vicepresidente ribelle Riek Machar, sostenuto dall’etnia nuer.

Machar controlla gran parte del nord-est del Paese ed è arroccato nel capoluogo del Jonglei, Bor, a maggioranza nuer Ieri è arrivato nella capitale Juba il presidente del Nord Sudan, Omar al Bashir, per tentare una mediazione. I pozzi di petrolio sono situati vicino al confine e il greggio viene trasportato attraverso un oleodotto che attraversa il Nord Sudan e sbocca sul Mar Rosso.

08/01/14

Appena 8 giorni di matrimonio e lo scaraventa da un dirupo!

Appena 8 giorni di matrimonio e lo scaraventa da un dirupo! Erano appena sposati, freschi di luna di miele ma la giovane consorte 22enne, non sapendo come fare per venire fuori dalla frustrante situazione matrimoniale, decide di scaraventare il marito giù da un dirupo. Adesso è libera ma…rischia l’ergastolo.

sposi
Jordan Linn Graham e
Cody Lee Johnson
Siamo ad Helena (USA), ed almeno in apparenza sembravano una coppia felice, quella composta dalla 22enne Jordan Linn Graham, e il 25enne Cody Lee Johnson, ma a quanto pare non era così, dal momento che solo dopo 8 giorni di matrimonio, la giovane moglie scaraventa il marito giù da un dirupo presso il Glacier National Park, nel Montana.

Pare che il motivo scatenante la follia omicida di Jordan Linn Graham sia stata una forte lite avvenuta durante una passeggiata in un parco: il litigio avvenuto tra i due sposini, è degenerato a causa dei ripensamenti di lei, riguardo alla vita matrimoniale che sentiva a detta sua, stretta e non adatta al suo stile quotidiano. Per questo motivo, non riuscendo a vedere altre vie di fuga ha scaraventato il marito giù dal burrone, senza pensarci due volte.

Immediatamente, Jordan Linn Graham torna a casa, raccontando alla famiglia che il marito aveva voluto allontanarsi di sua spontanea volontà ( e giù tutti a dare addosso ai soliti uomini vigliacchi! )per alcuni giorni, ma il giorno dopo, i guardiani del parco trovano il cadavere. La polizia si reca a casa per raccontare l’accaduto alla moglie, non riesce più a recitare la parte della “povera” donna abbandonata dal “vigliacco” marito, alla fine confessa l’omicidio.
La condanna che le è stata assegnata è quella di omicidio di primo grado dopo aver ammesso la sua colpevolezza, anche se lei si difende ( che coraggio però, complimenti davvero! Ha fegato…anzi non ce l’ha ) affermando che l’accaduto non è stato premeditato, raccontando di averlo spinto per allontanarlo e non per buttarlo giù dal dirupo.

Perchè si dice "essere in vena"?

Una volta nella vita sono sicura che l'avrete usato questo motto, magari più spesso di quanto non ricordiate, perchè ben si adatta alla vita di tutti i giorni.
Essere in vena, sentirsi nelle condizioni migliori per affrontare con successo una situazione o un'inizitiva. Ci è stata tramandata dall’antichità e precisamente dai medici del passato; il concetto che descrive e relativo al fatto che “chi non ha sangue nelle vene” è una persona priva di coraggio, di grinta, di spirito battagliero. Nei tempi antichi i medici usavano tastare il polso dei pazienti per valutare il loro stato di salute e di conseguenza sentenziare se il malato fosse “in buona vena”, ovvero se si trovasse in uno stato che lasciava prevedere una guarigione in breve tempo.
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