Il-Trafiletto

07/12/13

Spinge sull'acceleratore la nuova 'Forza Italia'

In una lettera, inviata ieri mattina da Silvio Berlusconi a senatori deputati e parlamentari europei forzisti. in cui l'ex premier punta il dito contro "i più alti organi di garanzia delle nostre istituzioni". "L'intreccio fra logiche politiche della sinistra e strumenti giudiziari sta mettendo seriamente in pericolo il concetto stesso di libertà, democrazia, stato di diritto". Silvio Berlusconi nella lettera afferma che a "questo disegno, dispiace dirlo, non sono estranei i più alti organi di garanzia delle nostre istituzioni", e ancora: "Il vostro impegno, come massimi dirigenti del nostro movimento politico, deve essere attivo e quotidiano: l'adesione è solo il primo passaggio di un ruolo fondamentale che dovrete giocare nel Parlamento e nel Paese anche in vista delle elezioni europee".

Il Cavaliere
Poi più avanti rilancia sulle elezioni politiche: "Possibili nei prossimi mesi". Il 'tridente' organizzativo è quello formato dai club 'Forza Silvio', da un partito rilanciato dal leader di sempre e dagli eletti a tutti i livelli, dall'Europa ai Comuni. Spinge sull'acceleratore la nuova 'Forza Italia', edizione riproposta, riveduta e corretta da Silvio Berlusconi all'indomani della diaspora dei pidiellini di governo. Nella missiva il Cavaliere definisce di "importanza cruciale" la necessità di organizzare una "struttura agile, aperta, che sia capace di dialogare in modo capillare con il territorio". Primo appuntamento del rinato movimento, domenica 8 dicembre all'auditorum Conciliazione di Roma la convention dei club "Forza Silvio". "Siamo già a tremila club certificati - ha ricordato Renato Brunetta - ritengo possiamo arrivare presto ai diecimila. I club avranno compiti di controllo dei voti, incarichi organizzativi e sociali con il rispetto e l'aiuto verso chi è più debole". "Non abbiamo bisogno di cercare leader nel centro destra - ha sottolineato Brunetta - lo abbiamo già ed è Silvio Berlusconi. Se l'Europa dichiarasse illegittima la decadenza di Berlusconi per l'applicazione retroattiva delle legge Severino - il Cavaliere sarà leader ancora di più".                                                 fonte

06/12/13

Connessione neurali a confronto tra uomini e donne.

Quello che ne risulta dal confronto tra le connessioni neurali maschili e quelle femminili è che gli uomini sono più efficienti a leggere una mappa oppure andare in bicicletta, contrariamente per le donne che risultano molto più efficienti riguardo all’uso della memoria e nell'intuizione, il tanto decantato “intuito femminile”. Senza offesa per nessuno e con buona pace di tutti, uomini e donne, perchè qesto è quanto afferma la scienza. In base ad un nuovo studio condotto da un’équipe di scienziati dell'Università della Pennsylvania, pubblicato su Pnas, infatti, a dare vita a le suddette differenze, sarebbe una diversa architettura delle connessioni tra aree del cervello: in quello degli uomini sarebbero in prevalenza le connessioni tra neuroni all’interno dello stesso emisfero, che agevolerebbero il coordinamento tra percezione e azione, invece nelle donne quelle tra i due emisferi, che favorirebbero invece l’integrazione tra ragionamento analitico e processi intuitivi.

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Connessioni neurali maschili e femminili a confronto
Lo studio, effettuato presso la Perelman Medical School, ha coinvolto 949 soggetti di età compresa tra 8 e 22 anni, di cui 428 maschi e 521 femmine, che erano stati divisi in tre gruppi, corrispondenti all’infanzia (8-13.3 anni), all’adolescenza (13.4-17 anni) e all’età adulta (17.1-22 anni). Facendo uso di una tecnica di neuroimmagine chiamata visualizzazione del tensore di diffusione (Dti), che permette di studiare l’architettura della materia bianca del cervello e di tracciare le traiettorie delle fibre nervose, gli autori hanno studiato 95 regioni (68 corticali e 27 subcorticali) nel cervello dei partecipanti.

Da questi dati hanno ottenuto un modello computerizzato della mappa globale di tutte le possibili connessioni fra i neuroni, il cosiddetto connettoma.
I risultati delle loro analisi hanno rivelato una serie di differenze nei network cerebrali che potrebbero spiegare perché il comportamento dei due sessi è diverso. In particolare, nella regione sovratentoriale del cervello dei maschi, quella contenente la maggior parte della corteccia cerebrale, i circuiti neuronali mostravano maggiori connessioni di tipo intra-emisferico, mentre nelle femmine le connessioni più marcate erano inter-emisferiche, ossia tra l’emisfero destro e quello sinistro. Nella regione sottotentoriale, che contiene il cervelletto, invece, il pattern era opposto, con connessioni inter-emisferiche tra l’emisfero sinistro del cervelletto e la corteccia controlaterale più marcate negli uomini rispetto alle donne.
 
Le differenze del connettoma cerebrale tra maschi e femmine erano minime nel gruppo di soggetti di età inferiore a 13 anni, mentre diventavano sempre più pronunciate negli altri due gruppi, indicando che le differenze maggiori si sviluppano a partire dall’adolescenza. Inoltre, nelle ragazze le connessioni inter-emisferiche erano inizialmente concentrate nel lobo frontale e poi con il tempo si distribuivano in modo omogeneo in tutta la regione sovratentoriale.
In pratica, queste differenze si traducono in capacità diverse sviluppate nei due sessi. Infatti, il cervello maschile ha un sistema più efficiente di coordinamento fra esperienze percettive, situate nella parte posteriore del cervello, e azioni, determinate dalla parte anteriore, il che spiegherebbe perché gli uomini sono più bravi in attività che coinvolgono l'orientamento spaziale, mentre il cervello femminile è più efficiente nell’integrare il ragionamento analitico, controllato dall’emisfero destro, con le informazioni intuitive, controllate da quello sinistro, e quindi le donne hanno una memoria migliore e maggiori capacità di multitasking.

“È sorprendente quanto il cervello maschile e femminile siano diversi ma complementari”, spiega Ruben Gur, uno degli autori dello studio. “Avere a disposizione mappe dettagliate del connettoma cerebrale potrebbe aiutare non solo a capire perché uomini e donne pensano e agiscono in maniera diversa, ma anche a ottenere informazioni sull’origine di disturbi neuro-psichiatrici, spesso legati in modo più prevalente a uno dei due sessi”.



Vaccino anti Tbc efficace per debellare la Sm!

Il vaccino anti tubercolosi, pare possa essere in grado di debellare anche la sclerosi multipla (Sm)! Questo è quanto ne risulta a seguito di uno studio italiano, supervisionato dai ricercatori della Sapienza Università di Roma, e reso pubblico sulle pagine della rivista Neurology

 

Sembrerebbe infatti che inoculando con il vaccino anti tbc, un paziente nelle primissime fasi della malattia, sarebbe meno soggetto alla probabilità di sviluppare la sindrome in stadio avanzato. Nonostante la scoperta di tale effetto però, siamo ancora in una fase di sperimentazione che porterebbe ad un'applicazione clinica della scoperta ancora lontana.

Lo studio ha impiegato 73 persone nella fase di malattia definita Sindrome Clinicamente Isolata (meglio conosciuta come Cis), ovvero, pazienti che avevano già sperimentato soltanto un primo episodio indicativo di Sm, con sintomi come sensazione di intorpidimento, problemi di vista o problemi di equilibrio, e una risonanza magnetica che evidenziava lesioni tipiche della sclerosi multipla. Di norma, più o meno la metà di questi pazienti, sviluppa la malattia clinicamente definita, nell’arco di due anni, mentre soltanto il 10% non presenta più problemi collegati alla Sm.

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Vaccino anti Tbc contro Sm
Durante lo studio effettuato, 33 dei partecipanti hanno avuto somministrata una iniezione di Bacillo di Calmette-Guérin inattivato (cioè il vaccino utilizzato per prevenire la tubercolosi) mentre al restante degli altri partecipanti è stato inoculato un placebo. Tutti i partecipanti comunque sono stati sottoposti a scansioni cerebrali con risonanza magnetica una volta al mese per sei mesi, e in seguito hanno ricevuto le terapie standard, interferone beta-1a intramuscolo per un anno e un farmaco per la Sm raccomandato dal loro neurologo. Lo sviluppo di Sm clinicamente definita è stato quindi monitorato nei cinque anni successivi all’inizio dello studio.

Dopo i primi sei mesi, le persone che avevano ricevuto il vaccino presentavano già un minor numero di lesioni infiammatorie alla risonanza magnetica cerebrale rispetto al placebo, con tre lesioni per i vaccinati e sette per i non vaccinati. Arrivati alla fine dello studio, il 58% dei vaccinati non aveva sviluppato la SM, rispetto al 30% di coloro che avevano ricevuto il placebo.
“Questi risultati sono promettenti, ma si deve fare molta più ricerca per conoscere meglio gli effetti a lungo termine di questo vaccino vivo”, spiega Giovanni Ristori, ricercatore della Sapienza Università di Roma che ha coordinato lo studio. “È presto quindi perché i medici inizino a utilizzare questo vaccino per trattare la sclerosi multipla o la sindrome clinicamente isolata”.

Come mai un vaccino contro la tubercolosi risulta efficace anche nel prevenire una malattia completamente diversa? Secondo Dennis Bourdette, dell’Università Oregon Health & Science di Portland, che ha scritto un editoriale di accompagnamento allo studio, i risultati supportano la cosiddetta “ipotesi igienica”. Secondo questa teoria, la migliore igiene e l'uso di disinfettanti e antibiotici nei paesi più avanzati potrebbero compromettere il corretto sviluppo del sistema immunitario, causando l’aumento di incidenza di sclerosi multipla e altre malattie del sistema immunitario che si registra in Nord America e in gran parte dell'Europa. L'esposizione ai microbi (come il batterio inattivato contenuto nel vaccino per la tubercolosi) potrebbe ridurre il rischio di queste malattie, “istruendo” il sistema immunitario.

Apple ti vuole… guardare in faccia!

Pare che da Cupertino abbiano registrato un nuovo brevetto in cui la Apple propone una tecnologia capace di riconoscere il volto delle persone, allo scopo di avere il controllo dei dispositivi mobili come iPhone, iPad o computer Mac!
Questo è quanto si riesce ad apprendere, leggendo il documento, reso disponibile online (Patent N° 8,600,120), Apple ritiene che il rilevamento e il riconoscimento dei tratti somatici, della faccia singolare di ogni utente, siano come due cose similari ma allo stesso tempo ben distinte. Il concetto di Rilevamento del volto viene associato alla tecnologia capace di individuare l’area del viso da un’immagine (meglio conosciuta come face detection), mentre quello relativo dal Riconoscimento del volto, si applica nel momento in cui la tecnologia è in grado di identificare una persona specifica (la cosiddetta face recognition). Il secondo concetto bisogna intenderlo come una tecnologia più avanzata, in quanto sarebbe in grado di riconoscere e allo stesso tempo anche di distinguere più volti in modo più preciso.

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Apple vuole introdurre il riconoscimento facciale
Con ogni probabilità Apple vuole fare uso della tecnolgoia di riconoscimento facciale per permettere ai suoi utenti di sbloccare il telefono, semplicemente facendo riconoscere al telefono, tramite il sensore della fotocamera anteriore, il volto della persona. In tal modo, il melafonino sarebbe capace di rilevare la faccia di colui che si trova di fronte al display e, ipoteticamente, non consentire l’utilizzo a chi non è autorizzato ad usare lo smartphone.

Ma mi chiedo a questo punto, vale veramente la pena avere un sensore di riconoscimento del volto su uno smartphone? Mi pare piuttosto ovvio che la risposta sia no! Rammentate come servi davvero a poco l’introduzione del sensore di impronte digitali che Apple ha voluto mettere nel suo ultimo iPhone 5S. Bene, qualcuno potrà dire: l'utilizzo dei sensori per il riconoscimento delle identità delle persone sono utili per aumentare il livello di sicurezza nei telefoni, ma mi pare che sia più una trovata pubblicitaria per vendere il telefono che una caratteristica veramente di utilità.

Di diversa utilità è invece il caso di uso della tecnologia di riconoscimento del volto su un computer. Facciamo un esempio: il vostro PC potrebbe entrare in modalità standby, qualora l'utente esce dal raggio d'azione del sensore e, al contrario, riattivarsi quando l'utente ritorna davanti al computer, evitando ogni volta di dover accedere al pc immettendo la password. Il computer è poi lo strumento dove vengono conservati più file personali e, conseguentemente, si cerca di mantenere molto di più al sicuro la propria privacy dagli occhi indiscreti.

La cosa poi è soggettiva di persona in persona, quindi ognuno valuterà se la funzione è utile o meno. Come in ogni caso di nuovo brevetto che viene svelato, non si sa se, o quando, l’azienda di Cupertino prevede di introdurre la tecnologia per il riconoscimento facciale. E non è detto che ciò accada in tempi brevi.




Prandelli chiede alla FIFA di fare un…”Time Out”!

Tra regole e decisioni più o meno bizzarre della Fifa riguardo fasce e fascette, merletti e bordature, ancora tutta da interpretare oltre che “significare” per non equivocare ed in santa pace iniziare a finalmente, giocare, si alzano appelli a voce alta in merito le convocazioni più o meno legittime e necessarie, il nostro commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, ha pensato di proporre una pausa. Anzi, un “time out”. L'idea di introdurre la regola già esistente in altri sport, quella del Time Out è stata proposta dal ct azzurro, durante un incontro ufficiale tenutosi con i giornalisti, ieri nei locali dell'Associazione stampa estera a Roma. «Avremo due problemi grandi in Brasile: caldo e umidità che rischiano in città tipo Fortaleza e Manaus di condizionare le gare. Lo abbiamo sperimentato in Confederations. Prima dei corner, tutti a bere. Forse meglio fermarsi due minuti e consentire di dissetarsi». Cosi disse CesarePrandelli!
ITALY SOCCER UEFA EURO 2012 QUALIFICATION
Cesare Prandelli vuole il time out
Sembra facile ma…mai dire time out. Il modus operandi del time out è una consuetudine ormai consolidata in altri sport: l'interruzione del gioco richiesta dal tecnico di una delle due squadre in campo, infatti è prevista già da tempo nella pallacanestro, nella pallavolo, nel baseball, nel football americano, ma anche nel nobile sport come il cricket, nell'hockey su ghiaccio, nella pallamano e, pensate un po', pure nel parente nemmeno tanto lontano, nel calcio a 5.

Ma nel calcio a 11, invece, assolutamente no, non è hanno mai voluto sapere! E pensare che nel più recente passato si sono espressi a favore del time out, personalità di primo piano del calcio internazionale. Solo per fare qualche nome, Gerhard Aigner, dal 1989 al 1999 segretario generale dell'Uefa. Sosteneva uno dei massimi dirigenti del calcio europeo nel gennaio del 1995: «L'Uefa proporrà in tempi brevi l'introduzione di un'interruzione di gioco per tempo nelle partite. I tecnici avrebbero così la possibilità di comunicare istruzioni alla loro squadra. In cambio, durante lo svolgimento del gioco, sarebbero costretti a restare seduti in panchina.

Questa idea è già in vigore in altre discipline sportive e una proposta simile era stata discussa prima del Mondiale statunitense». Aigner era convinto che il time out potesse sconfiggere una volta per tutte i comportamenti spesso fuori dalle righe degli allenatori nel corso delle partite («incitano i giocatori e i tifosi ad atteggiamenti antisportivi e si moltiplicano i casi di tecnici che si insultano dalla panchina. Un brutto spettacolo»). Insomma, roba da codice penale. Da qui, l'idea tutta nuova ma anche no di istituzionalizzare una pausa per consentire ai tecnici di guardare negli occhi i propri atleti senza dare spettacolo a due passi dal terreno di gioco. Già, ma c'era di più. Sì, perché nel calcio nulla avviene per caso. «Un'interruzione del gioco rappresenterebbe un'occasione ideale di piazzare pubblicità durante trasmissioni tv in diretta», l'ammissione di Aigner. «Questa conseguenza non sarebbe insignificante, considerato che per queste trasmissioni in diretta le reti televisive pagano ingenti somme e rischiano di trovarsi in difficoltà finanziarie». Svelato l'arcano.

Con il time out l'Uefa voleva mettere insieme le necessità del campo con le gioie del portafogli. Peccato che la Fifa, dopo lunghe riflessioni e sperimenti più o meno convincenti, disse no. E fine delle discussioni.
Passano gli anni, cambiano le logiche e le ragioni del calcio, non cambia l'approccio ultraconservatore del massimo organismo pallonaro del pianeta. Che accenna ma non conclude, apre ma non rivoluziona. È andata così per almeno un paio di lustri a proposito dell'introduzione della moviola durante le partite, potrebbe capitare lo stesso per il time out. Nel maggio scorso, il direttivo della Fifpro, il sindacato internazionale dei calciatori professionisti, aveva chiesto lo spostamento delle partite del Mondiale a orari meno critici. Perché il Brasile è grande quanto l'intera Europa e i viaggi da uno stadio all'altro non sono da prendere sottogamba. E poi perché da quelle parti - vedi Manaus, Recife, Brasilia - può fare così caldo da non riuscire a respirare.

La risposta della Fifa? Apertura per brevi interruzioni decise dagli arbitri per permettere ai giocatori di dissetarsi, nulla più. Con tanto di decisione definitiva rimandata a data da destinarsi. Prandelli però non ha più intenzione di aspettare e l'ha fatto capire con un affondo dei suoi. La strategia del ct azzurro è chiara: dare forma a un accerchiamento da sfida all'Ok Corral e vinca il migliore. «Se l'intenzione è quella di regalare un grande spettacolo, allora bisogna mettere i giocatori in condizioni di poterlo fare. È una richiesta che penso possano fare anche le altre federazioni». L'Italia si espone e rimane alla finestra nell'attesa di risposte di segno positivo. Che presto o tardi arriveranno, ormai è più che una speranza.

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