Il-Trafiletto

06/12/13

Vaccino anti Tbc efficace per debellare la Sm!

Il vaccino anti tubercolosi, pare possa essere in grado di debellare anche la sclerosi multipla (Sm)! Questo è quanto ne risulta a seguito di uno studio italiano, supervisionato dai ricercatori della Sapienza Università di Roma, e reso pubblico sulle pagine della rivista Neurology

 

Sembrerebbe infatti che inoculando con il vaccino anti tbc, un paziente nelle primissime fasi della malattia, sarebbe meno soggetto alla probabilità di sviluppare la sindrome in stadio avanzato. Nonostante la scoperta di tale effetto però, siamo ancora in una fase di sperimentazione che porterebbe ad un'applicazione clinica della scoperta ancora lontana.

Lo studio ha impiegato 73 persone nella fase di malattia definita Sindrome Clinicamente Isolata (meglio conosciuta come Cis), ovvero, pazienti che avevano già sperimentato soltanto un primo episodio indicativo di Sm, con sintomi come sensazione di intorpidimento, problemi di vista o problemi di equilibrio, e una risonanza magnetica che evidenziava lesioni tipiche della sclerosi multipla. Di norma, più o meno la metà di questi pazienti, sviluppa la malattia clinicamente definita, nell’arco di due anni, mentre soltanto il 10% non presenta più problemi collegati alla Sm.

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Vaccino anti Tbc contro Sm
Durante lo studio effettuato, 33 dei partecipanti hanno avuto somministrata una iniezione di Bacillo di Calmette-Guérin inattivato (cioè il vaccino utilizzato per prevenire la tubercolosi) mentre al restante degli altri partecipanti è stato inoculato un placebo. Tutti i partecipanti comunque sono stati sottoposti a scansioni cerebrali con risonanza magnetica una volta al mese per sei mesi, e in seguito hanno ricevuto le terapie standard, interferone beta-1a intramuscolo per un anno e un farmaco per la Sm raccomandato dal loro neurologo. Lo sviluppo di Sm clinicamente definita è stato quindi monitorato nei cinque anni successivi all’inizio dello studio.

Dopo i primi sei mesi, le persone che avevano ricevuto il vaccino presentavano già un minor numero di lesioni infiammatorie alla risonanza magnetica cerebrale rispetto al placebo, con tre lesioni per i vaccinati e sette per i non vaccinati. Arrivati alla fine dello studio, il 58% dei vaccinati non aveva sviluppato la SM, rispetto al 30% di coloro che avevano ricevuto il placebo.
“Questi risultati sono promettenti, ma si deve fare molta più ricerca per conoscere meglio gli effetti a lungo termine di questo vaccino vivo”, spiega Giovanni Ristori, ricercatore della Sapienza Università di Roma che ha coordinato lo studio. “È presto quindi perché i medici inizino a utilizzare questo vaccino per trattare la sclerosi multipla o la sindrome clinicamente isolata”.

Come mai un vaccino contro la tubercolosi risulta efficace anche nel prevenire una malattia completamente diversa? Secondo Dennis Bourdette, dell’Università Oregon Health & Science di Portland, che ha scritto un editoriale di accompagnamento allo studio, i risultati supportano la cosiddetta “ipotesi igienica”. Secondo questa teoria, la migliore igiene e l'uso di disinfettanti e antibiotici nei paesi più avanzati potrebbero compromettere il corretto sviluppo del sistema immunitario, causando l’aumento di incidenza di sclerosi multipla e altre malattie del sistema immunitario che si registra in Nord America e in gran parte dell'Europa. L'esposizione ai microbi (come il batterio inattivato contenuto nel vaccino per la tubercolosi) potrebbe ridurre il rischio di queste malattie, “istruendo” il sistema immunitario.

Apple ti vuole… guardare in faccia!

Pare che da Cupertino abbiano registrato un nuovo brevetto in cui la Apple propone una tecnologia capace di riconoscere il volto delle persone, allo scopo di avere il controllo dei dispositivi mobili come iPhone, iPad o computer Mac!
Questo è quanto si riesce ad apprendere, leggendo il documento, reso disponibile online (Patent N° 8,600,120), Apple ritiene che il rilevamento e il riconoscimento dei tratti somatici, della faccia singolare di ogni utente, siano come due cose similari ma allo stesso tempo ben distinte. Il concetto di Rilevamento del volto viene associato alla tecnologia capace di individuare l’area del viso da un’immagine (meglio conosciuta come face detection), mentre quello relativo dal Riconoscimento del volto, si applica nel momento in cui la tecnologia è in grado di identificare una persona specifica (la cosiddetta face recognition). Il secondo concetto bisogna intenderlo come una tecnologia più avanzata, in quanto sarebbe in grado di riconoscere e allo stesso tempo anche di distinguere più volti in modo più preciso.

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Apple vuole introdurre il riconoscimento facciale
Con ogni probabilità Apple vuole fare uso della tecnolgoia di riconoscimento facciale per permettere ai suoi utenti di sbloccare il telefono, semplicemente facendo riconoscere al telefono, tramite il sensore della fotocamera anteriore, il volto della persona. In tal modo, il melafonino sarebbe capace di rilevare la faccia di colui che si trova di fronte al display e, ipoteticamente, non consentire l’utilizzo a chi non è autorizzato ad usare lo smartphone.

Ma mi chiedo a questo punto, vale veramente la pena avere un sensore di riconoscimento del volto su uno smartphone? Mi pare piuttosto ovvio che la risposta sia no! Rammentate come servi davvero a poco l’introduzione del sensore di impronte digitali che Apple ha voluto mettere nel suo ultimo iPhone 5S. Bene, qualcuno potrà dire: l'utilizzo dei sensori per il riconoscimento delle identità delle persone sono utili per aumentare il livello di sicurezza nei telefoni, ma mi pare che sia più una trovata pubblicitaria per vendere il telefono che una caratteristica veramente di utilità.

Di diversa utilità è invece il caso di uso della tecnologia di riconoscimento del volto su un computer. Facciamo un esempio: il vostro PC potrebbe entrare in modalità standby, qualora l'utente esce dal raggio d'azione del sensore e, al contrario, riattivarsi quando l'utente ritorna davanti al computer, evitando ogni volta di dover accedere al pc immettendo la password. Il computer è poi lo strumento dove vengono conservati più file personali e, conseguentemente, si cerca di mantenere molto di più al sicuro la propria privacy dagli occhi indiscreti.

La cosa poi è soggettiva di persona in persona, quindi ognuno valuterà se la funzione è utile o meno. Come in ogni caso di nuovo brevetto che viene svelato, non si sa se, o quando, l’azienda di Cupertino prevede di introdurre la tecnologia per il riconoscimento facciale. E non è detto che ciò accada in tempi brevi.




Prandelli chiede alla FIFA di fare un…”Time Out”!

Tra regole e decisioni più o meno bizzarre della Fifa riguardo fasce e fascette, merletti e bordature, ancora tutta da interpretare oltre che “significare” per non equivocare ed in santa pace iniziare a finalmente, giocare, si alzano appelli a voce alta in merito le convocazioni più o meno legittime e necessarie, il nostro commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, ha pensato di proporre una pausa. Anzi, un “time out”. L'idea di introdurre la regola già esistente in altri sport, quella del Time Out è stata proposta dal ct azzurro, durante un incontro ufficiale tenutosi con i giornalisti, ieri nei locali dell'Associazione stampa estera a Roma. «Avremo due problemi grandi in Brasile: caldo e umidità che rischiano in città tipo Fortaleza e Manaus di condizionare le gare. Lo abbiamo sperimentato in Confederations. Prima dei corner, tutti a bere. Forse meglio fermarsi due minuti e consentire di dissetarsi». Cosi disse CesarePrandelli!
ITALY SOCCER UEFA EURO 2012 QUALIFICATION
Cesare Prandelli vuole il time out
Sembra facile ma…mai dire time out. Il modus operandi del time out è una consuetudine ormai consolidata in altri sport: l'interruzione del gioco richiesta dal tecnico di una delle due squadre in campo, infatti è prevista già da tempo nella pallacanestro, nella pallavolo, nel baseball, nel football americano, ma anche nel nobile sport come il cricket, nell'hockey su ghiaccio, nella pallamano e, pensate un po', pure nel parente nemmeno tanto lontano, nel calcio a 5.

Ma nel calcio a 11, invece, assolutamente no, non è hanno mai voluto sapere! E pensare che nel più recente passato si sono espressi a favore del time out, personalità di primo piano del calcio internazionale. Solo per fare qualche nome, Gerhard Aigner, dal 1989 al 1999 segretario generale dell'Uefa. Sosteneva uno dei massimi dirigenti del calcio europeo nel gennaio del 1995: «L'Uefa proporrà in tempi brevi l'introduzione di un'interruzione di gioco per tempo nelle partite. I tecnici avrebbero così la possibilità di comunicare istruzioni alla loro squadra. In cambio, durante lo svolgimento del gioco, sarebbero costretti a restare seduti in panchina.

Questa idea è già in vigore in altre discipline sportive e una proposta simile era stata discussa prima del Mondiale statunitense». Aigner era convinto che il time out potesse sconfiggere una volta per tutte i comportamenti spesso fuori dalle righe degli allenatori nel corso delle partite («incitano i giocatori e i tifosi ad atteggiamenti antisportivi e si moltiplicano i casi di tecnici che si insultano dalla panchina. Un brutto spettacolo»). Insomma, roba da codice penale. Da qui, l'idea tutta nuova ma anche no di istituzionalizzare una pausa per consentire ai tecnici di guardare negli occhi i propri atleti senza dare spettacolo a due passi dal terreno di gioco. Già, ma c'era di più. Sì, perché nel calcio nulla avviene per caso. «Un'interruzione del gioco rappresenterebbe un'occasione ideale di piazzare pubblicità durante trasmissioni tv in diretta», l'ammissione di Aigner. «Questa conseguenza non sarebbe insignificante, considerato che per queste trasmissioni in diretta le reti televisive pagano ingenti somme e rischiano di trovarsi in difficoltà finanziarie». Svelato l'arcano.

Con il time out l'Uefa voleva mettere insieme le necessità del campo con le gioie del portafogli. Peccato che la Fifa, dopo lunghe riflessioni e sperimenti più o meno convincenti, disse no. E fine delle discussioni.
Passano gli anni, cambiano le logiche e le ragioni del calcio, non cambia l'approccio ultraconservatore del massimo organismo pallonaro del pianeta. Che accenna ma non conclude, apre ma non rivoluziona. È andata così per almeno un paio di lustri a proposito dell'introduzione della moviola durante le partite, potrebbe capitare lo stesso per il time out. Nel maggio scorso, il direttivo della Fifpro, il sindacato internazionale dei calciatori professionisti, aveva chiesto lo spostamento delle partite del Mondiale a orari meno critici. Perché il Brasile è grande quanto l'intera Europa e i viaggi da uno stadio all'altro non sono da prendere sottogamba. E poi perché da quelle parti - vedi Manaus, Recife, Brasilia - può fare così caldo da non riuscire a respirare.

La risposta della Fifa? Apertura per brevi interruzioni decise dagli arbitri per permettere ai giocatori di dissetarsi, nulla più. Con tanto di decisione definitiva rimandata a data da destinarsi. Prandelli però non ha più intenzione di aspettare e l'ha fatto capire con un affondo dei suoi. La strategia del ct azzurro è chiara: dare forma a un accerchiamento da sfida all'Ok Corral e vinca il migliore. «Se l'intenzione è quella di regalare un grande spettacolo, allora bisogna mettere i giocatori in condizioni di poterlo fare. È una richiesta che penso possano fare anche le altre federazioni». L'Italia si espone e rimane alla finestra nell'attesa di risposte di segno positivo. Che presto o tardi arriveranno, ormai è più che una speranza.

Dopo la maxi multa le banche rischiano la class action.

Dopo la maxi-multa da 1,71 miliardi di euro complessivi che si è abbattuta sulle banche, adesso le stesse rischiano di trovare dietro l’angolo anche il provvedimento di class action nei loro confronti: così la Commissione Europea ha sanzionato nei confronti di 6 grandi istituti di credito internazionali per aver manipolato, tramite la costituzione di due cartelli, i tassi interbancari Euribor e Tibor in yen utilizzati in mutui immobiliari e derivati. A fare da cassa di risonanza alla multa comminata a questi istituti di credito, potrebbe giungere una seconda batosta, nel caso in cui le autorità europee dovessero decidere di rimborsare gli eventuali danni ai clienti di prodotti finanziari, come i prestiti o i mutui ancorati all'Euribor. Ma non finisce qui: non è detto che ci sia finanche la possibilità di ulteriori cause civili e class action direttamente dai cittadini interessati.
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Commissione Europea
«È ancora troppo presto per capire se saranno previsti dei risarcimenti per i consumatori», commenta Vincenzo Somma, direttore della divisione finanziaria di Altroconsumo. Secondo Somma, la strada delle class action è lunga e costosa: «Meglio sperare che siano le stesse autorità europee a intervenire, chiedendo alle banche di restituire il maltolto, ovvero gli interessi i cui tassi sono stati manipolati, senza necessità di intentare cause collettive da parte degli utenti danneggiati».

Viene da chiedersi quanto sia probabile una simile eventualità. Somma si dice fiducioso: « Se dovessi guardare al sistema giuridico italiano sì, sarebbe difficile. Ma ripongo le speranze nell'Europa, che è spesso contraddistinta da dinamiche di grande pragmatismo quando si tratta di intervenire su questioni del genere».

Il responsabile di Altroconsumo ritiene che la decisione della Commissione, e lo scandalo che ne consegue, minino ulteriormente la fiducia degli utenti nel settore finanziario. «I consumatori sono sfiduciati già dal 2008. Movimenti come Occupy Wall Street fanno di tutta l'erba un fascio, ma poi arrivano sentenze come questa che forse danno loro ragione. La multa potrebbe, certo, restituire fiducia almeno nelle istituzioni di vigilanza; ma potrebbe anche essere un boomerang se alla fine dei conti gli utenti danneggiati non ricevessero alcun rimborso».

Più critico il parere di Antonio Tanza, avvocato e vicepresidente di Adusbef, che ritiene l'ultima sentenza soltanto la punta dell'iceberg: «È già da due anni che lavoro su casi simili. Mi aspetto che a gennaio o febbraio vengano emessele prime sentenze civili in Italia su questo tema». Secondo Tanza, il punto è che i tassi «non dipendono da criteri oggettivi ma vengono fissati su un parametro soggettivo, basato sul parere del funzionario addetto e fissato ex ante da un panel di banche, in piena violazione della normativa antitrust che vieta le intese tra imprese».

D'altro canto, a settembre lo stesso commissario ai servizi finanziari, Michel Barnier aveva affermato che «questa situazione non può andare avanti», perché con con lo scandalo Libor e Euribor «le banche hanno mentito sui tassi applicati e l'indice stesso è stato falsato, e l'impatto di questa manipolazione ha cifre enormi, perché Il volume di mercato cui si applicano questi indici sistemici è di mille trilioni».

Nel citare Barnier, Tanza non ha dubbi: l'illegalità di fondo darebbe il diritto a tutti i cittadini e alle imprese che abbiano sottoscritto finanziamenti o leasing legati ai tassi incriminati di fare causa alle banche, anche a quelle che non rientrano nella cerchia dei 6 istituti multati. «Qualsiasi contratto – afferma – appare irrimediabilmente nullo per violazione della normativa antitrust. Alla banca va restituita la sola componente capitale del debito, al netto di ogni spesa o competenza, secondo il piano di ammortamento originario. E nessun interesse è dovuto», conclude Tanza.



Esperimento di successo



In giro per la rete se ne vedono proprio di tutti i colori.
Questo mi ha incuriosita perché mi aveva l'aria di una cosa intelligente, ed ecco il link passo, passo.
Lo menziono perché l'ho sperimentato personalmente.
Per cominciare va usato proprio uno stampo da plum cake, quattro candeline e due vasi di coccio. Nel mio primo esperimento ho fatto un mezzo macello con vasi "diversi": non si presta ad interpretazioni fantasiose.
Nell'esperimento numero due, ho tappato il foro con l'alluminio di una candelina usata, ma puzzava.
L'esperimento numero tre è stato un successo: ho tappato il foro del vaso piccolo con una monetina (niente puzza) ed ho usato questo simpatico riscaldamento nel bagno, una decina di mq, non venti metri quadri come dice nel video, ma è magnifico!
Io le candeline le ho pagate 2 euro per 50 pezzi, quindi per quasi cinque ore di riscaldamento ho speso poco meno di 16 centesimi, ma con questa piccola spesa ho ottenuto un bagno riscaldato a dovere e - soprattutto, deumidificato.
Immagino che per lo stesso risultato in una stanza sarebbero necessari almeno due "marchingegni", ma lo consiglio per il potere deumidificante: un esperimento di successo.


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