Il-Trafiletto
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31/03/14

Vulcani | Tra essi vi sono quelli Super. Come si fa a stabilirne la loro Super...iorità?

I vulcani, la Terra ne è piena tra quelli spenti da secoli e quelli che ogni tanto fanno sentire il loro mormorio, dando segni di vitalità e chissà magari anche di insofferenza. Tra essi ve ne sono alcuni, a dire il vero rari che sono identificati come Supervulcani: ma come fare per identificarne la loro Superiorità?

Allora i Supervulcani sono alquanto simili ai vulcani normali che conosciamo, hanno soltanto dimensioni maggiori. Ma per fregiarsi del titolo di "Supervulcano" esso deve essere in grado durante un'eruzione, di proiettare nell'atmosfera lava incandescente e ceneri in un raggio di oltre mille km cubi! Si tratta di una distanza sufficente a seppellire una grande capitale europea sotto una coltre di rocce fuse e detriti dello spessore di 600 metri. Le eruzioni di normali vulcani sono, per lo più di potenza migliaia di volte inferiore!
Supervulcano Toba

Stiamo dunque parlando di esplosioni terrificanti, esattamente cosi! Pensate che dopo l'eruzione del Supervulcano Toba a Sumatra, in Indonesia, circa 74mila anni fa, ha avuto luogo una caldera di 100 km di ampiezza e si è innescato un inverno vulcanico durato più di sei anni.

A questo punto vi sterete chiedendo se ad oggi esiste il rischio che un'eruzione del genere possa avere luogo: sulla Terra, esistono soltanto pochi esemplari di Supervulcani capaci di risvegliarsi con tanta veemenza, e per fortuna ciò accade soltanto ogni 100mila anni circa. (science)

26/03/14

Una traversata lunga 27 km da Vulcano a Patti: a settembre il tentativo di Biagio Scibilia!

Una traversata lunga 27 km da Vulcano a Patti: a settembre il tentativo di Biagio Scibilia! Ha 34 anni ed è originario di Catania, anche se ormai ha scelto Patti come sua dimora stabile.

Appassionato di sport sin da piccolo da 12 anni a questa parte pratica il triathlon a livello agonistico, nella convinzione che lo sport sia innanzitutto capacità di mettersi in gioco e di superare i propri limiti. Ed è proprio per questo suo modo un po’ estremo di accostarsi all’attività fisica che Biagio ha deciso di tentare un’impresa davvero esaltante: la traversata a nuoto da Vulcano a Patti!

Ventisette chilometri da percorrere a bracciate in un’avvincente sfida tra l’uomo ed il mare. Si tratta della prima volta che un’atleta tenta di raggiungere il golfo di Patti a nuoto, partendo dall’arcipelago eoliano.
Biagio Scibilia

Le uniche traversate di un certo rilievo hanno coperto la tratta Vulcano-Milazzo per un totale di 21 km, ben 7 in meno rispetto a quelli che dovrà percorrere Scibilia. L’evento è stato reso ufficiale giovedi 20 marzo dallo stesso atleta ed avrà luogo intorno la prima settimana di settembre, ma la data precisa sarà stabilita in base alle previsioni meteo e alle correnti marine.

“L’idea mi balenava in testa già da tempo e finalmente ho deciso di metterla in pratica. Mi sto allenando con costanza, percorrendo a nuoto circa 60 km a settimana. Ho scelto questa location proprio perché nessun atleta ha mai tentato la traversata del golfo di Patti, per cui sarebbe un’impresa davvero inedita”. L’avventura avrà inizio dalla punta più esposta di Vulcano per concludersi sulla spiaggia di Patti Marina: circa nove ore di nuoto!

L’atleta ha precisato che si tratta di una sfida personale che va oltre la ricerca di riconoscimenti e premiazioni, infatti i fondi ricavati tramite le sponsorizzazioni saranno devoluti interamente in beneficenza per sostenere alcune cause, tra cui quella dell’associazione “AssoVolley” che intende acquistare una struttura gonfiabile per garantire la pratica sportiva ai più piccoli. (la gazzetta del sud)

10/01/14

La prima eruzione vulcanica non si scorda mai...o forse si?

La prima eruzione vulcanica non si scorda mai...o forse si? Quando sarebbe stata realizzata la prima immagine di un’eruzione vulcanica fatta dall’essere umano?
In effetti la data esatta non è stata finora individuata, ed uno studio effettuato presso l’Università della California di Los Angeles e pubblicato su Plos One, conferma che il murale rinvenuto nel sito archeologico di Çatalhöyük in Turchia, sia risalente a circa 7000 anni a.C, e raffigura l’eruzione del vulcano Hasan Dagi: possiamo dunque aggiudicargli il primato dovutogli.

Vulcano Hasan Dagi
Facendo uso di tecniche di radiodatazione di rocce prelevate sul cono, i ricercatori hanno infatti dato dimostrazione che l’età di questi sedimenti rocciosi è in tutta tranquillità, paragonabile alle stime archeologiche del murale neolitico, suggerendo che i residenti dell'antico insediamento sarebbero stati testimoni dell’eruzione vulcanica e dunque l’avrebbero immortalata dandone rappresentazione nei loro dipinti.

Il murale di Çatalhöyük risalente al Neolitico è considerata la più antica “mappa” esistente. Fu ritrovato tra le rovine di una casa negli anni Sessanta e oggi è conservato presso il Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara.

Il significato di questo dipinto è stato al lungo un acceso argomento di dibattito. Secondo le ipotesi più accreditate, si tratterebbe della rappresentazione di un leopardo. Un’ipotesi alternativa che, però, finora non aveva ricevuto supporto scientifico era quella secondo cui l’immagine rappresentava l’eruzione del vulcano Hasan Dagi situato a 130 km di distanza, con sullo sfondo la vista di un villaggio. Per risolvere il problema, i ricercatori coordinati da Axel Schmitt hanno esaminato la composizione degli strati di detriti presenti sulla cima e sulle pendici del vulcano stesso per determinare se e quando ci fosse stata un’eruzione.

I campioni di roccia prelevati hanno rivelato la presenza di polveri di pomice generate durante l’esplosione vulcanica. Da questi campioni, hanno estratto dei cristalli di zirconio che sono stati datati usando una tecnica radiometrica, chiamata (U-Th)/He zircon geochronology (datazione basata su uranio-torio-elio). “La datazione basata sullo zirconio è una tecnica recente – spiega Schmitt – molto utile per materiale non organico per cui non si può usare il 14C”. Essenzialmente questa metodologia si basa sul fatto che lo zirconio è un elemento durevole e abbondante in natura che contiene uranio, il cui decadimento radioattivo può essere usato per misurare l’età di vari materiali.

In questo modo, gli scienziati hanno stabilito che i campioni di roccia di origine vulcanica prelevati in Turchia avevano circa 8970 anni, con un margine di errore di 640 anni, collocando l’eruzione dell’Hasan Dagi intorno al 6900 a.C. Questa data coincide con la datazione archeologica basata sul 14C del città di Çatalhöyük dove si trovava il dipinto, rendendo più plausibile l’ipotesi che esso ritragga l’esplosione vulcanica. Secondo l’autore, questi dati forniscono la prima radiodatazione di un evento geologico di tipo vulcanico e supportano la teoria che gli abitanti di Çatalhöyük durante il Neolitico avrebbero assistito all’esplosione dell’Hasan Dagi e l’avrebbero riprodotta nelle loro opere di pittura. “Inoltre – conclude Schmitt - la presenza continua di cristalli di zirconio nell’area, associata a evidenze di eruzioni precedenti, nel tardo Pleistocene (circa 29,000 anni fa), suggeriscono che l’Hasan Dagi potrebbe essere un vulcano ancora attivo e potenzialmente pericoloso”.
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