Il-Trafiletto
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09/09/14

La gestione della stitichezza

Gestire la stitichezza

Trattasi di un malessere parecchio diffuso quello della stitichezza, in particolare nei paesi industrializzati; la maggior parte degli individui interessati, sono per il 3-10% bambini, ma la percentuale tende ad aumentare in concomitanza con il crescere dell'età, fino a raggiungere il 20-40% dei soggetti che superano i 65 anni. 


Inoltre circa il 40% delle donne in gravidanza soffre di stitichezza, in particolare nei primi tre mesi. La maggior parte dei casi di stitichezza non è determinata da una condizione specifica ed è difficile definirne la causa esatta. Tuttavia molti fattori possono predisporre e aumentare il rischio di stitichezza, in particolare:
- non seguire una dieta ricca di fibre (frutta, verdure e cereali);
- ignorare lo stimolo;
- non bere a sufficienza;
- vivere in una condizione con scarsa privacy quando si deve usare il bagno;
- condizioni patologiche come ansia e depressione;
- problemi psichiatrici, condizioni di violenza traumi.

Inoltre è noto che nella popolazione adulta l'uso di alcuni farmaci, quali antiacidi, diuretici, antidepressivi, antiepilettici, antispastici, antistaminici è associato a un maggior rischio di stitichezza. È stata anche osservata un'associazione significativa tra paracetamolo, acido acetilsalicilico, FANS e stitichezza cronica nella popolazione adulta. Nel bambino la stitichezza è spesso causata da un'esperienza dolorosa: provare dolore al momento della defecazione può instaurare un circolo vizioso dolore-ritenzione-feci dure-dolore, che è alla base del cronicizzarsi della stitichezza in questa età. I fattori che possono portare a una defecazione dolorosa nei primi mesi di vita non sono ancora noti, sebbene la stitichezza sia meno frequente nei lattanti allattati al seno rispetto a quelli allattati con latte in formula.

In base alla causa che la origina, la stitichezza cronica si divide in pri-maria e secondaria. La stitichezza primaria può essere causata da rallentato transito, alterazione della defecazione o sindrome del colon irritabile. La stitichezza secondaria è provocata prevalentemente dal-l'utilizzo di alcuni farmaci quali gli analgesici oppioidi e gli anticolinergici. Secondo la più recente versione (detta Roma III) dei criteri diagnostici di stitichezza funzionale, messa a punto dal gruppo di lavoro internazionale nell'ambito della Consensus Conference sui Criteri Diagnostici dei Disturbi Funzionali dell'Intestino, per stitichezza funzionale si intende la presenza di due o più delle seguenti caratteristiche (in almeno il 25% delle scariche):
- sforzo nella defecazione;
- presenza di feci dure o fecalomi;
- sensazione di incompleta evacuazione;
- sensazione di ostruzione o blocco anorettale;
- necessità di ricorrere a manovre manuali per la evacuazione;
- meno di tre scariche alla settimana;
 - evacuazioni rare senza l'uso di lassativi;
- esclusione della diagnosi di sindrome dell'intestino irritabile.

Secondo tali criteri, la diagnosi di stitichezza cronica funzionale va posta quando i disturbi perdurano da almeno tre mesi nel corso del-l'ultimo semestre. Nonostante non sia possibile definire con precisione una frequenza di evacuazioni normale, molte persone ritengono che una regolarità intestinale sia una evacuazione al giorno o a giorni alterni e alcune ricerche hanno documentato che soggetti che hanno la percezione di essere stitici non rientrano nei criteri diagnostici di Roma III. Per valutare la stitichezza è quindi importante valutare la storia completa del paziente, valutando l'usuale quantità di liquidi e fibre introdotte e le patologie del soggetto. Il trattamento della stitichezza varia in funzione delle cause che han-no generato il disturbo, della durata e della gravità dei sintomi. In molti casi è possibile migliorare i sintomi modificando alcune abitudini alimentari e di stile di vita.

L'uso dei farmaci lassativi invece deve essere sotto controllo medico e per brevi periodi. In particolare va raccomandato l'uso controllato nei bambini e nelle donne in gravidanza. Esistono quattro tipi di lassativi: - lassativi formanti massa, a base di fibre che agiscono richiamando acqua e migliorando la peristalsi; - lassativi osmotici (salini e non), composti a base di ioni, che agiscono richiamando acqua e aumentando il volume delle feci; - lassativi stimolanti a base di senna, che agiscono direttamente sulla mucosa colica riducendo la sua capacità di assorbire acqua dal lume intestinale, con una conseguente maggiore disponibilità di liquido nelle anse e un aumento della motilità intestinale; - ammorbidenti fecali, che agiscono rendendo più soffici le feci e facilitando di conseguenza l'evacuazione. Per prevenire e per trattare la stitichezza cronica è importante aumentare l'assunzione di liquidi e di fibre.

La dieta deve quindi essere ricca di:
- frutta;
- verdura;
- riso, pane e pasta integrali.

L'introduzione di liquidi dovrebbe essere compresa tra 1.500 e 2.000 mi al giorno. I soggetti a rischio vanno incoraggiati ad assumere sorsi di liquidi durante tutta la giornata, limitando l'assunzione di bevande alcoliche e a base di caffeina. Non bisognerebbe mai ignorare lo stimolo e bisognerebbe fare quotidianamente un po' di attività fisica. Per i soggetti anziani è raccomandato camminare (15-20 minuti una o due volte al giorno; 30-60 minuti al giorno o da 3 a 5 volte alla setti-mana). I soggetti con mobilità limitata dovrebbero fare almeno 50 passi due volte al giorno. Per le persone incapaci di camminare o che sono costrette a letto, sono raccomandati esercizi come l'inclinazione pelvica, la rotazione del tronco verso il basso e il singolo sollevamento delle gambe.(l'infermiere)


05/09/14

Quel fastidioso fenomeno chiamato IRSUTISMO.

L'irsutismo è la presenza, negli individui si sesso femminile, di peli duri e grossolani, estesi in sedi peculiari del maschio come il labbro superiore, mento, schiena, intorno all'areola del capezzolo, da non confondere con l’ipertricosi, cioè quella situazione in cui si verifica anche lì un aumento della peluria, ma in sedi nelle quali essa è normalmente presente. Quando poi all’irsutismo viene collegata l’atrofia mammaria, il cambiamento mascolino del tono vocale, l’aumento della massa muscolare, l’ipertrofia del clitoride, si ha la condizione di virilismo, cioè una condizione che presenta diverse caratteristiche proprie del sesso maschile. Diverse sono le cause responsabili dell’irsutismo, tra le quali: l’irsutismo di origine ovarica, caratteristico delle pazienti affette da ovaio policistico, una patologia che comporta dei livelli di testosterone superiori alla norma e alterazioni del ciclo mestruale. Raramente l’irsutismo è dovuto a neoplasie dell’ovaio. L’irsutismo surrenalico, dovuto particolarmente a patologie che colpiscono i surreni, ghiandole produttrici di testosterone. L’irsutismo iatrogeno, causato dall’assunzione di determinati farmaci che come effetto collaterale hanno proprio questo problema, come ad esempio i corticosteroidi, gli anabolizzanti e i progestinici. Infine l’ irsutismo idiopatico, cioè quando la causa non è associabile a malattie o a cause predisponenti. La diagnosi di irsutismo nelle pazienti si basa inizialmente su dati oggettivi, per poi passare a metodi più scientifici come la tabella di Ferriman e Gallwey, la quale assegna un determinato punteggio in base alla qualità e quantità pilifera. Per il completamento della diagnosi si deve valutare inoltre anche il periodo d’insorgenza dell’irsutismo; se è insorto in data remota si può supporre un complicazione di origine non neoplastica a livello surrenale, mentre se l’insorgenza è rapida e intensa potrebbe trattarsi allora di un problema di tipo neoplastico a carico dei surreni o delle ovaie. E’ stato diagnosticato irsutismo anche in pazienti affette da obesità e diabete. La terapia dell’irsutismo dipende dalla sua eziologia. Se è dovuto a neoplasie ovariche o surrenali l’unica terapia è quella chirurgica seguita da cicli di chemioterapia, negli altri casi le terapie sono farmacologiche a base di cortisonici o estroprogestinici, e in qualche caso può essere d’aiuto la terapia estetica. (immagine presa dal web) .

31/03/14

Questione di esercizio o di predisposizione?

Esercitarsi in maniera intensa sarà sufficente per diventare un grande concertista oppure un campione di scacchi?

Meglio non farsi troppe illusioni: servono intelligenza e predisposizione naturale! Dopo avere analizzato 14 studi prestazionali eseguiti in precedenza su musicisti e scacchisti, i ricercatori della Michigan States University hanno scoperto he in entrambi i casi, la pratica spiega solo un terzo del divario delle competenze.
Esercizio o predisposizione?

"Fare esercizio è importante per arrivare a livelli di eccellenza, ma la ricerca dimostra che oltre ogni ragionevole dubbio che da sola la pratica non basta", ha affermato Zach Hambrick, principale autore dello studio. "I risultati parlano da soli: alcuni individui sono capaci di prestazioni eccellenti anche senza troppa pratica, mentre altri, pur esercitandosi moltissimo, non raggiungono gli obiettivi".

Che cosa, dunque, distingue un principiante da un maestro?
Molteplici fattori, tra i quali l'intelligenza, l'abilità innata e l'età alla quale si è intrapresa la disciplina, hanno un effetto significativo sulle prestazioni, indipendentemente dal tempo dedicato a studiare. (science)
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