Il-Trafiletto
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02/03/14

Albanese di 30 anni arrestato e rilasciato dopo una notte in cella. Aveva lo stesso nome di un pericoloso latitante.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma per un albanese incensurato è stata una notte da incubo. L’uomo, 32 anni, ha vissuto a proprie spese la paradossale vicenda del film «Fracchia la belva umana», con Paolo Villaggio, dove il popolare attore veniva scambiato per un latitante a causa dello stesso nome. Il suo unico torto è stato quello di avere un nome identico a quello di un pericoloso latitante connazionale, ricercato dall’Interpol. E come ciliegina sulla torta, la data di nascita dello “sfortunato Fracchia” era successiva di appena due giorni a quella del latitante. Così i carabinieri, con due indizi non di poco conto, ne hanno fatta una certezza. Scenario della vicenda è Ragusa. L'uomo è stato portato in caserma dopo essere stato fermato intorno all'una di notte dai militari dell’arma per un controllo mentre era in auto con il fratello di 30 anni con il quale conduce un'azienda agricola ed è stato rilasciato dopo un’intera notte passata in cella e sotto interrogatorio. Quello che ha fatto insospettire i carabinieri è il fatto che il fratello non aveva documenti e che il sospettato era in possesso di due passaporti, entrambi autentici e a lui intestati, che avevano una data di nascita di due giorni successiva a quella del ricercato, e di una patente di guida sulla quale, per un errore, la data di nascita risultava la stessa di quella del latitante. I militari della benemerita hanno poi appurato che l'uomo aveva perso il passaporto, sporto denuncia e richiesto un duplicato, e che in un secondo momento aveva ritrovato il documento, omettendo però di denunciare l'accaduto. Al termine della nottata trascorsa in caserma l'albanese ha confidato ai militari che già aveva vissuto una esperienza analoga in occasione di un suo viaggio nel suo Paese.

28/02/14

Sudan | rischia la lapidazione per adulterio 18enne stuprata dal branco.

Una storia a dir poco sconvolgente e della quale ci giunge notizia dal Sudan. Una ragazza 18enne etiope che vive in Sudan rischia di essere uccisa per lapidazione perché accusata di adulterio. La giovane, sposata, quando era incinta di tre mesi è stata stuprata da sette uomini a Khartoum, lo scorso agosto. Adesso la giovane è divorziata ed è incinta al nono mese, ma è anche accusata di adulterio e prostituzione, nonostante sia stata lei ad aver subito la violenza. Non solo: alla ragazza le è stato impedito di sporgere denuncia formale per lo stupro subito. Anche i suoi assalitori sono stati arrestati dopo che, 6 mesi dopo lo stupro, hanno diffuso il video della violenza su WhatsApp. Essi sono incriminati di adulterio, atti osceni e diffusione di materiale indecente. In difesa della 18enne è scesa in campo l'Iniziativa strategica per le donne nel Corno d'Africa (Siha), che chiede l'immediato rilascio della giovane donna che sembra aver dormito in una cella della stazione di polizia senza materasso o cibo adeguato anche al suo stato di gravidanza. Siha, inoltre, accusa le autorità sudanesi di aver agito in maniera discriminatoria poiché la donna è un'immigrata etiope. La ragazza sostiene da mesi la sua innocenza e di aver subito le violenze, ovviamente, contro la sua volontà.
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