Il-Trafiletto
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03/09/14

Il ministro della Difesa garantisce | "Entro i primi 10 giorni di settembre, la consegna delle armi all'Iraq!"

Il governo Iracheno regionale del Kurdistan potrebbe ricevere in consegna le armi dall'Italia intorno la fine della prima metà del mese. Questo è quanto ha dichiarato il ministro della difesa Roberta Pinotti alle commissioni Esteri e Difesa che si riunite in Camera e Senato.


Il ministro della Difesa Pinotti, successivamente alle discussioni dal tono polemico riproposte dal leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, riguardo il rischio del ritorno di malattie infettive strettamente legato all'emergenza generata dagli sbarchi clandestini, ha provveduto ad assicurare che «non si è registrato nessun caso di tubercolosi tra i militari impegnati nell'operazione Mare Nostrum». Intanto ha definito «insostenibile» la situazione dei marò trattenuti in India in attesa di processo. Frattanto da fonti parlamentari si apprende di una telefonata tra Silvio Berlusconi ed il premier Matteo Renzi, con al centro soprattutto la politica estera e le crisi internazionali, dall'Ucraina al Medio Oriente, al rischio terrorismo.
Roberta Pinotti
Ministro della Difesa

Ma l'intervento del ministro Pinotti non si è limitato alle informazioni di cui sopra, bensì ha provveduto a fornire chiarimenti anche in altre questioni scottanti della politica internazionale, primi su tutti i conflitti in atto tra l’est Europa e in Medio Oriente. In Ucraina la Nato “ha messo in opera alcune misure per incrementare la sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale, in particolare Polonia e Romania. Tale attività vede impegnata la forza della Nato di sorveglianza aerotrasportata, cioè i velivoli radar Awacs. Per assicurare tali operazioni, è necessario provvedere anche alle attività di rifornimento in volo degli aerei, attività che noi supportiamo con un nostro velivolo rifornitore”. Oltre tutto, ha aggiunto il ministro, “partecipiamo con una fregata alle attività di sorveglianza esercitata in mare dalle Forze navali permanenti dell’Alleanza Atlantica”.




27/04/14

Quali sono gli interessi della Cina in Africa? | Attualità

Che i cinesi si stiano infiltrando ovunque è ormai risaputo, basti guardare le nostre città. Ricordo che ai tempi dell'università, il mio professore di statistica nell'ambito di uno studio demografico, ci fece presente che (e parlo dei primi anni '90), a Prato era presente la comunità cinese più grande d'Europa. 
Ben sappiamo che la Cina ha dei seri problemi di sovrapopolazione, ma cosa si nasconde dietro i compulsivi investimenti edilizi cui i palazzinari cinesi si stanno dedicando in Africa?
Nova Cidade de Kalimba è una moderna città africana, costruita da investitori cinesi in Angola, costituita da circa 750 edifici di otto piani. Pare che la città dovesse raccogliere circa 500 mila abitanti, ma sembra che questa  selvaggia urbanizzazione cinese rischi di creare la prima “città fantasma” dell’Africa. I costi di questo investimento edilizio si aggirano sui 2,5 miliardi di euro, ma si tratta solo di una piccola parte dell'enorme quantità di denaro che la Cina sta investendo in Africa. Nova Cidade de Kalimba però, non ha abitanti!
Nova Cidade de Kalimba

Perchè? Pare che il prezzo di un appartamento si aggiri sui 90 mila euro, una cifra esorbitante rispetto al magro reddito medio della popolazione locale che ancora vive nelle baraccopoli. Secondo quanto riportato sul Daily Mail, stanno nascendo in tutta l’Africa numerose “Chinatown”, dalla Nigeria alla Guinea equatoriale, nel Ciad, nel Sudan, ma anche in Zambia, Zimbawe e Mozambico. Pare dunque che la Cina consideri il continente africano un investimento cruciale per il futuro, stringendo una vera e propria morsa sul continente dal sapore neo coloniale che in futuro potrebbe fare dell’Africa un continente satellite. “I cinesi sono dappertutto”, dice Trevor Ncube, un importante uomo d’affari africano con interessi editoriali di tutto il continente. “Se in passato gli inglesi sono stati i nostri maestri, oggi i cinesi hanno preso il loro posto”. Allora, queste città fantasma, sono davvero destinate agli africani? Secondo gli analisti internazionali, ormai non è più mistero che i governanti cinesi considerino l’Africa come l’unica soluzione ai problemi di sovrappopolazione e alla imminente scarsità di risorse di risorse naturali. I cinesi rappresentano un quinto della popolazione terrestre e hanno fame di cibo, terra e energia. Il consumo di petrolio è aumentato di 35 volte e le importazioni di acciaio, rame e alluminio divorano circa l’80% delle forniture mondiali. Dato che la  popolazione cinese si è praticamente triplicata negli ultimi cinquant’anni, il governo di Pechino ha lanciato il programma politico “Una sola Cina in Africa”, una sorta di lotteria nazionale per lasciare il paese e stabilirsi in un nuovo continente. Nell'indifferenza totale di tutto il mondo, circa 750 mila cinesi si sono già trasferiti in Africa negli ultimi dieci anni. Questo mefistofelico piano è stato studiato dai funzionari cinesi con grande ingegno:  la Cina ha la necessità di inviare in Africa 300 milioni di persone per risolvere i problemi di sovrappopolazione e inquinamento. E quindi via: ambasciate,  nuove rotte commerciali tra i due paesi, una nuova elìte cinese "africana" che comincia a farsi notare in tutto il mondo. Con quali risultati? Eccoli: gli indumenti venduti nei mercati del continente ormai riportano quasi sempre la scritta “Made in China”. Chilometri di ferrovie sono state costruite dai cinesi per il trasporto di miliardi di tonnellate di legname (tagliato illegalmente): foreste incontaminate sono state distrutte per coprire il fabbisogno di legname della Cina che equivale al 70% di tutta la produzione Africana. E che dire  del territorio che è stato sventrato per l’estrazione di diamanti e oro? Le gigantesche miniere cinesi sono piene di “schiavi” africani che estraggono i preziosi minerali a meno di 1 dollaro al giorno. In Angola, il governo ha deciso che il 70 per cento dei lavori pubblici deve andare alle imprese cinesi, la maggior parte delle quali non impiega personale angolano.Oltre alla colonizzazione economica è iniziata anche quella  culturale grazie alla nascita di centri culturali finanziati dallo Stato Cinese, denominati “Istituto Confucio”, che avrebbero lo scopo di insegnare alla popolazione locale come fare affari in lingua e stile mandarino e cantonese. Poi si sono diffusi ristoranti che servono solo cibo cinese, e dove non sono ammessi i neri. E che dire del fatto che la Cina ha interesse, tra l’altro, a fomentare le guerre civili tra le popolazioni africane, in modo da incrementare la vendita di armi prodotte dalle aziende cinesi? Tutto questo con la collaborazione dei corrotti leader africani, i quali, dopo aver ottenuto l’indipendenza dalle potenze coloniali dei bianchi, sono felici di fare affari con la Cina per un semplice scopo: i soldi!  Il comportamento della Cina non fa altro che alimentare il cancro della corruzione. Pazienza se si alimenta la povertà in un continente che conta ben 800 milioni di persone che vivono in condizioni estreme di miseria. Ma i cinesi sono sprezzanti di tali critiche. Per essi, secondo il loro spirito pragmatico da locuste, l’Africa è solo una risorsa da sfruttare finchè dura, e non un luogo dove garantire i diritti umani. Non a caso, questo atteggiamento è accolto con grande favore da parte dei dittatori africani. Ma quello di cui hanno bisogno gli abitanti di questo meraviglioso continente, dove emersero i primi ominidi dalla Great Rift Valley, è un disperato bisogno di progresso e i cinesi non sono qui per questo. Sono qui per rapinare un paese ricco di spazio e di risorse naturali. Quando finirà questo sfacelo? Finchè Pechino ne troverà vantaggio: i cinesi non si fermeranno fino a quando in Africa non ci saranno più minerali o petrolio da estrarre. Dopo secoli di dolore, guerra e fame, l’Africa meriterebbe decisamente di meglio.
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