Il-Trafiletto
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04/02/14

Cinico, ironico e mordace: l'investigatore degli investigatori

Erano pressapoco le undici del mattino, mezzo ottobre, sole velato, e una minaccia di pioggia torrenziale sospesa nella limpidezza eccessiva là sulle colline. Portavo un completo blu polvere...

Chi di voi non ha mia visto un film in bianco e nero? Magari passandoci per caso, facendo zapping tra una pubblicità e l'altra, o magari perché appassionato del genere.
Le caratteristiche di questi film, soprattutto quelli ambientati nelle grandi città degli anni '30 e '40, sono le donne bellissime ed enigmatiche, sempre perfette nei loro abiti attillati, i cui sguardi languidi ammaliavano qualunque uomo. E poi? Protagonisti maschili forti, decisi, virili e incorruttibili. Ma anche gangster, alcool, bische clandestine, scazzottate e pistole. Tutte cose che nei film di oggi non ci sono più.
Il grande sonno (film)

Per i libri vale lo stesso discorso. I noir, i gialli, i polizieschi e i thriller con il tempo si sono evoluti, adattandosi al tempo in cui venivano scritti. Evoluzione naturale e necessaria di qualunque cosa a questo mondo.

Torniamo alla prima frase che avete letto, ed immaginate che a parlare sia un investigatore privato cinico, ironico, quasi corrosivo, irrispettoso e mordace nelle sue battute sempre pronte, anche nei momenti che sembrano meno opportuni, quasi diabolico nel suo non lasciarsi mai mettere i piedi in testa da nessuno, che si tratti di polizia, uomini ricchi o spietati gangster. Se vi è più semplice, immaginatelo con il volto di Humphrey Bogart.

Bene, l'uomo che avete davanti è l'investigatore privato Philip Marlowe. Ai molti non dirà nulla, altri invece diranno “Certo che lo conosco! Era ora che qualcuno ne parlasse!, ma procediamo con ordine. Il libro di cui vi parlerò oggi si intitola Il grande sonno scritto da Raymond Chandler.

Il grande sonno è il primo romanzo di Chandler in cui compare l'investigatore Philip Marlowe. In questo romanzo il nostro investigatore viene chiamato alla villa dell'anziano e ricchissimo Generale Sternwood, arricchitosi grazie a dei pozzi petroliferi situati fuori Los Angeles. Il Generale vuole che Marlowe indaghi su un biglietto ricattatorio inviatogli da un certo Arthur Gwynn Geiger, titolare di una libreria specializzata in volumi antichi e rari. Ben presto però Marlowe si rende conto che le cose sono ben più complicate di quanto sembrino, soprattutto quando finisce per conoscere le figlie del Generele: Vivian e Carmen.

Il grande sonno
Quando ho cominciato a scrivere, il massimo che mi proponevo era giocare come mezzo di espressione capace di restare a un livello non intellettuale e di acquistare tuttavia il potere di comunicare un certo numero di informazioni di solito somministrate in tono letterario. Il tipo di storia da scrivere in realtà non m'importava: ho scritto una storia melodrammatica perché, guardandomi intorno, era l'unica forma di narrativa relativamente onesta e non rischiava di pestare i piedi a nessuno.”

A parlare è Chandler in risposta all'interesse che cominciarono a suscitare i suoi libri e il suo investigatore. Parlo di interesse perché Chandler non divenne mai effettivamente famoso né in patria né tanto meno all'estero. Tuttavia a lui va reso il merito di aver tolto il poliziesco inglese dal suo curato e perfetto prato verdeggiante, per buttarlo in mezzo alla strada tra la gente comune.
A Chandler va inoltre riconosciuto il fatto di aver perfezionato lo stile hard boiled, un sotto-genere del poliziesco che si distingue dal giallo prettamente deduttivo per la sua rappresentazione realistica del crimine ed in genere di tutte le vicende narrate.

Leggendo Il grande sonno lo si capisce subito. Scritto in modo di per se semplice e diretto, non usa giri di parole o termini infiorettati, no, usa lo slang del tempo, quello che si sarebbe potuto sentire se avessimo vissuto in quel tempo, tra le strade di Los Angeles, stando alle costole di Marlowe.
Sulla storia in sé di cui Il grande sonno si compone, non c'è molto da dire, un noir ben articolato e avvincente, pare proprio di veder scorrere la pellicola di un film in bianco e nero. Quello che realmente colpisce di questo libro è il protagonista: Philip Marlowe.
Raymond Chandler

Cos'ha di particolare? La sua straordinaria realtà, la sua concretezza nel suo essere un paladino imperfetto della difesa del bene contro il male. Un disilluso uomo onesto, intestardito nell'andare avanti sempre e comunque nella sua convinzione di una concreta distinzione tra il bene e il male e nella scelta di compiere il bene piuttosto che il male. Si finisce con l'affezionarsi subito ad un personaggio simile, sorridendo alle sue battute pungenti e a quel suo senso della correttezza che a ben pensarci solo una creatura di cellulosa può avere.

Se ricordate, all'inizio vi dissi di immaginare Marlowe con il volto di Humphrey Bogart. Non è stata una scelta casuale la mia, in quanto dal libro di Chandler è stato tratto un film dove, ad interpretare l'investigatore, è proprio Bogart. L'investigatore, stereotipo di tutti gli investigatori privati venuti dopo, è stato anche di ispirazione per un personaggio di cellulosa tutto italiano. Tiziano Sclavi, per il suo famoso Dylan Dog, si ispirò infatti proprio Marlowe, e non solo, se ci fate caso, alcuni titoli degli albi di Dylan Dog sono gli stessi dei romanzi di Chandler.

Con simili premesse, non vi è venuta una gran voglia di conoscerlo questo Philip Marlowe?

Si dorme il grande sonno senza preoccuparsi di essere morti male, di essere caduti nel letame. Quanto a me, ne condividevo una parte pure io, di quel letame, ora.
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