02/11/14

Sequestrati dai Carabinieri 82 dormitori di cinesi a Prato

Gli anni passano e sembra ieri quando si parlava dei cinesi che a Prato avevano ormai il monopolio del tessile. Si parlava anche di come lavorassero 20 ore al giorno non lasciando mai il posto di lavoro. Almeno 25 anni fa, e ne sono certa visto che mi occupavo di moda e Prato era meta di lavoro.


Nell'ambiente si parlava di come avrebbero portato via il lavoro agli operai, ed era per noi quasi incredibile, forti della qualità del prodotto confezionato da italiani. Ci sono riusciti e non solo a sostituirsi agli operai ma anche agli imprenditori, ed ora Prato è in mano loro. Sono appena passati undici mesi dal rogo della fabbrica al Macrolotto di Prato dove morirono sette operai cinesi. (gli unici morti cinesi che le autorità abbiano visto in 25 anni?)

Ieri i carabinieri hanno sequestrato un capannone nella zona dell'ippodromo. Un edificio frammentato in dieci ditte tessili di cinesi, con ripettivi operai e alloggi per gli stessi con ottantadue dormitori per un totale di 151 posti letto. Un dedalo di spazi angusti privi di qualsiasi regola igienica, tutto abusivo e con lavoratori irregolari. Una struttura che ricorda "Teresa moda" la fabbrica dive morirono 7 cinesi e anche in questo caso il fabbricato  è di proprietà di una società italiana con a capo una donna.

All'esterno, lo stabile - esteso per 3.500 metri quadri su due piani - si presenta in buone condizioni. Ma dentro carabinieri, polizia municipale, Asl e vigili del fuoco hanno trovato una situazione illegale sia per l'igiene, sia per la sicurezza con una evidente situazione di pericolo. Varie le carenze: assenza di estintori nei laboratori al primo piano, una quindicina di bombole di gas diffuse un po' dappertutto per alimentare le cucine e riscaldarsi, macchinari difettosi (161 quelli sequestrati), ambiente di lavoro e alloggio di fortuna che si intrecciano e non si capisce dove finisce l'uno e dove incomincia l'altro, con vie di fuga inesistenti.

Inoltre, in tre ditte gli ispettori del lavoro hanno trovato anche lavoratori 'a nero' e clandestini, tutti cinesi: a queste aziende è stata sospesa l'attività imprenditoriale e sono stati denunciati i datori di lavoro per favoreggiamento e sfruttamento dei lavoratori irregolari. Accertamenti sono stati avviati sulla proprietà italiana dell'immobile.

Servirebbero controlli a tappeto in tutta la città di Prato, per fermare questo scempio a danno di quei poveri schiavi cinesi, ai danni dell'erario italiano, del marchio italiano, e dei lavoratori italiani costretti alla Caritas.


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