22/09/14

Destare la serpe avvolta al coccige facendone scorrere l'empito fino al cervello | LE TRE VIE

......... nel quale si mescolerà il contenuto del bacile.[Qui]

Nel II secolo apparve la scuola pasupata, del signore degli animali, che perdura oggi nel Nepal; i seguaci erano sivaiti dediti alla sacra follia, fingevano il sonno profondo, passeggiavano in disordine facendo gesti furiosi o osceni, ballando e ripetendo om. Si consacravano al canto, ai mantra, al ballo, alla risata, si spargevano di cenere il corpo. Il Tantra pasupata invita a compiere tutti i peccati per negare la negazione; dice il Pasupata Sùtra, tradotto da Raniero Gnoli:
|"Immanifesti i contrassegni [dell'asceta], manifesta la sua condotta, disistimato, in mezzo a tutti gli esseri, vilipeso si aggiri, soppressa ogni maculazione. Perché mal considerato dagli altri, dà maculazione a coloro che lo disprezzano e si prende i loro meriti spirituali. Perciò, a mo' di un morto si aggiri; o russi; o si dimeni; o zoppichi; o amoreggi. Agisca, insomma, e parli sconvenientemente di modo che ottenga il disprezzo (voluto). Disprezzato, infatti, il saggio raggiunge la perfezione dell'ascesi» (1I1, 1-19).
Questo comportamento implica che ogni traccia, nonché di orgoglio, di io, sia stata soppressa. In seguito apparvero i « portatori di teschi » (kapalika) adoratori di Càmundà e i « visi neri » (kalamukha) che ritenevano di riconoscere mercé lo yoga l'uguaglianza di tutte le creature e celebravano il coito con una donna capace di identificarsi con Pàrvati, perché nel sesso femminile riconoscevano la sede dell'identità assoluta. Setta analoga formavano i « non terrificanti » (aghora), che sopravvivono tuttora mangiando immondizie e carne umana.

Fra i visnuiti esistettero, nel I secolo, i «seguaci delle cinque notti » (pancaratrin). Tra il IX e il XII secolo il Laksmitarura disserta sulle lettere dell'alfabeto come archetipi dell'universo, sui riti sessuali e sui mantra, formulando una teologia che attribuisce a Laksmi il ruolo di creatrice dell'universo. Il Kashmir attorno all'anno mille fu sede della più alta scuola filosofica indiana. Abhinavagupta, fra il 933 e il l015, vi insegnò che tutte le costruzioni (vikalpa) si lasciano cadere allorché si è travolti dalla liberazione, la quale fa tacere ogni rimembranza: il Signore scende come potenza (Sakti), risonanza e soffio, illuminandoci. La scuola kashmira in genere scandagliò con attenzione rifinita il concetto fondamentale di vibrazione, inizio e sostanza del mondo: la verità s'intende soltanto scoprendo la vibrazione sottostante.

Ksernaràja, discepolo di Abhinavagupta, individuò tre tipi di vibrazione: la vibrazione della propria specifica natura, quella da cui sorge la conoscenza innata, quella che annuncia i poteri. Chi si concentri su di esse e con esse si identifichi assume l'aspetto di Siva Creatore ebbro con occhi roteanti. Questa ricerca della vibrazione era stata anche un perno del buddhismo, che suddivideva ogni pensiero cosciente in diciassette istanti, ma sostenendo che esso può restare inconscio, confinarsi a una mera reazione. Anche in questo caso alla sua radice c'è stata una vibrazione, che l'ha generato; e che rafforzandosi lo fa irrompere nella mente. La propria specifica natura si attinge per Abhinavagupta destando la serpe avvolta al coccige e facendone scorrere l'empito fino al cervello, provando in successione la beatitudine, un sobbalzo, un tremito, un assopìmento e accorgendosi infine della pulsazione primordiale che ci costituisce.

Bisogna saper individuare questo fremito dopo aver sperimentato i tanti e vari tremori dell'amore, dell'odio, dell'ira, del piacere, e lo si percepisce quando ci si lasci affondare nel sonno preservando una lucidità sottile, che è dono di Dio. Una delle opere sivaite tamil, il Pauskaràgamajana, esamina il rapporto fra Siva e la creazione, ponendo come trapasso il bindu, ovvero il punto presupposto anche dalla geometria, come spesso si è ripetuto, come istante di nascita della linea, il quale non occupa spazio: è la pura potenzialità della manifestazione. Non sarebbe bastevole questo punto da solo come origine del mondo? Che bisogno c'è di postulare Siva?. Gli autori kashmiri rispondono che Siva muove il punto verso l'esistenza spaziale con la sua, immaginazione (samkalpa).

La presenza di Siva sognante è causa strumentale sufficiente alla manifestazione del punto, causa materiale del mondo. Considerato insieme al punto, Siva si chiama Ìsvara, il Signore. Da queste premesse si comprende la parte più lirica della speculazione di Abhinavagupta, là dove afferma che quando Siva trapassa dal non-manifestato alla manifestazione mercé il punto (bindu), emette un suono, il gioiello (bija) che rappresenta la potenza (Sakti), lo scatto di manifestazione corrispondente all'uno, all'individuazione, all'inspirazione, alla sillaba HAM, mentre l'espirazione ed estinzione si rappresenta nella sillaba SAH. La connessione dei due momenti è hamsah, che significa l'anatra maschio, capace di levarsi sulle acque e di planare a lungo nei cieli; il suo volo sospeso e quieto simboleggia la vita nella sua essenza.
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