07/06/14

PERICOLO TROPICALE

Sempre più consumatori di casa nostra inseriscono abitualmente a tavola la cosiddetta frutta tropicale: non c'è pasto di tendenza in cui non compaia ananas, papaya, frutto della passione, mango, avocado, maracuja. 

Qualcuno si fregia addirittura di servire meloni e arance provenienti da altri paesi. Il fenomeno è così vistoso che si può parlare di una vera e propria passione. Una passione che nasconde, però, non poche insidie. La ragione? Può succedere che i paesi da cui proviene la frutta, in genere extraeuropei, facciano ricorso a metodi di coltivazione, conservazione e spedizione che in Italia sono ormai fuorilegge da decenni.

Ananas
Sotto accusa soprattutto il ricorso scriteriato ai fitofarmaci che sono impiegati per mantenere per lunghi periodi il malcapitato frutto. È evidente che il fenomeno è in relazione con i lunghi tempi di commercializzazione. Tanto per fare un esempio, le arance che arrivano dal nord Africa sono trattate con additivi per farle «marcire» più lentamente. Ma attenzione, ciò non evita certo che i frutti invecchino con inesorabile decadimento dei livelli di vitamina C. In più, le sostanze di sintesi chimica penetrano all'intemo della polpa, facendo assumere al frutto un sapore amarognolo. E non basta. Le arance che arrivano artificialmente a maturazione sono conservate in frigoriferi e poi sono immesse in una «cella di sverdimento» dove sono cosparse di etilene. Si tratta di un gas narcotico, molto dannoso per l'uomo, che «richiama in vita» gli enzimi che colorano la frutta e la fa apparire perfettamente matura.

Allo stesso inesorabile iter sono sottoposte banane e ananas che provengono dall'Africa e dall'America Latina. Avocado e banane, prima della spedizione, subiscono l'ammollo in soluzioni antiparassitarie per contrastare la formazione di funghi che potrebbero svilupparsi sotto la buccia durante il viaggio. Tra queste sostanze brilla il tiobendazolo: può restare attivo per quasi 20 giomi, comparendo tranquillamente nel nostro piatto. Un altro consiglio è di stare alla larga dalla frutta fuori stagione: ciliege, pesche e albicocche, durante la stagione fredda, arrivano certamente da lontano. l'alternativa? Anche se può sembrare arcinoto, in realtà non lo è, occorre scegliere prodotti biologici o provenienti da lotta integrata, nostrani o esotici che siano, che si trovano anche nella grande distribuzione. Se la cosa non fosse possibile, almeno al supermercato o dal «verduraio» sotto casa, pretendete di conoscere la zona di origine di un frutto.
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