02/05/14

Vercelli | Equipe chirurgica dimentica garze e ferri nell’addome di una giovane piemontese.

Un altro caso di malasanità, l’ennesimo, che questa volta si consuma nel nord Italia, e per la precisione all’ospedale di Vercelli, in Piemonte. Per più di un anno, per l’esattezza ben 15 mesi, una donna di 40 anni ha vissuto con due garze ed un ferro chirurgico nell’addome lasciati per una gravissima disattenzione dopo un intervento chirurgico. Il fatto è datato 21 novembre 2012. Giovanna, questo il nome della donna, dopo una lunga lista d’attesa, viene sottoposta ad una isterectomia, resasi necessaria per le frequenti emorragie, durante la quale le vengono asportati utero, tube e ovaie dall’equipe guidata dal ginecologo Francesco Corsaro. Dopo alcuni giorni viene dimessa e da quel momento in poi per Giovanna sono solo guai. Sono sopraggiunti forti dolori e rigonfiamento della pancia, al punto di essere costretta a ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso per ben sette volte, senza che i sanitari trovassero qualcosa di strano e rimandandola a casa con la prescrizione di semplici antidolorifici. Lo scorso febbraio la donna si reca per l’ottava volta all’ospedale, e sotto le insistenze abbastanza decise, i medici la sottopongono ad una visita più accurata. Una semplice radiografia è stata sufficiente per scoprire la squallida realtà: la donna nell’addome aveva due garze e un ferro chirurgico di circa 30 centimetri, dimenticati lì dai medici durante l’intervento di isterectomia di quindici mesi prima. Il dottor Corsaro ha di nuovo operato la donna per rimuovere i corpi estranei, estraendo anche circa un litro e mezzo di liquido ascitico formatosi per la presenza di corpi estranei. La signora Giovanna ha naturalmente sporto querela contro i medici dell’equipe chirurgica, chiedendo il risarcimento dei danni morali e materiali. Dai carabinieri del Nas di Torino è stata sequestrata la cartella clinica della paziente, mentre anche l’ospedale di Vercelli ha aperto una indagine interna per appurare le cause di un errore così madornale, dal momento che come prassi, alla fine di un intervento chirurgico, si dovrebbe procedere alla conta dei ferri chirurgici e del materiale usato per l’intervento.
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