25/03/14

Fellini la buona tavola e i suoi film

SEMBRA più legato alle fettuccine che alle tagliatelle, ma soprattutto ama i rigatoni. Federico Fellini nella sua sterminata produzione cinematografica è un attento osservatore di vizi privati e pubbliche virtù. La tavola romagnola con le portate e le regole che la governano è stata imbandita nel film «Amarcord»

Mai però Fellini si è lasciato trasportare dal gusto di inscenare una «Grande abbuffata» alla Marco Ferreri. Se lo ha fatto si è affidato alla storia o a Trimalcione. Il suo «Satyricon» è infatti un campionario di personaggi famelici e orgiastici che amano e ingurgitano cibo in maniera feticistica. Certo gli spot per Campari e Barilla sono ben altra cosa. Raffinati esempi di pubblicità d'autore, ma messaggi niente affatto congeniali al medium al quale cercano di adeguarsi e quindi destinati ad avere un limitato impiego.
Federico Fellini al Grand Hotel di Rimini
Fellini passa dall'opulenza alla privazione della «Strada», dove più che mangiare si tenta di procurarsi cibo; all'olio di ricino di «Amarcord» punitivo toccasana che in Romagna ricorda soprattutto l'uso e l'abuso del periodo fascista. I «vitelloni» dei primi anni Cinquanta naturalmente pensavano ad addentare altro, Fellini però resterà legato alla tradizione romagnola da un filo sottile ma robusto che si può ritrovare da «Otto e mezzo» (come non ricordare il personaggio della "Saraghina" ?) a «Roma»; fino a «La città delle donne», ben lontano dal facile accostamento all'insegna della piadina e del sangiovese che tanti luoghi comuni ha prodotto. Il «maestro», come viene affettuosamente chiamato, vive a Roma e ritorna spesso nella sua Rimini anche se non ama i clamori del divertimentificio. Alloggia al Grand Hotel, dove amano servirgli la «bouillabaisse» e si rivede con la sorella Maddalena, attrice di teatro dialettale, ma approdata anche al grande schermo, che ne conosce il palato come le sue tasche. «Mio fratello Federico - dice Maddalena Fellini - è un buongustaio, mangia di tutto, ma solo se cucinato bene. Fra i piatti che gradisce ci sono le polpettine. Le poche volte che riesco a cucinare qualcosa per lui gliele preparo seguendo una ricetta di nostra madre Ida, che tiene in bella vista nel menù anche un noto ristorante romano. Sono polpette molto piccole, tonde o un po' ovali. Non bisogna usare la carne cruda, ma il bollito. Lo trito con la mezzaluna in modo che venga sminuzzato, ma mantenga la sua consistenza, poi aggiungo un uovo, pane bagnato nel latte, uva sultanina, pinoli e una grattatina di noce moscata. Le passo nel pangrattato e le friggo». Quali altri piatti ama Fellini? «Se sono buoni non si tira mai indietro. Ama i passatelli in brodo, i cassoncini fritti, il polpettone e soprattutto il pesce. Poco elaborato però, magari lessato, non impapocchiato con prezzemolo e pangrattato come fanno dalle nostre parti. A lui piace mangiarlo col suo sapore naturale, come fanno i marinai sulle barche. Non è però "sgolfanato" a tavola; sta attento al colesterolo. Ama più stuzzicare che mangiare, ma di una cosa è goloso, il minestrone. E in genere di quei piatti che gli ricordano l'infanzia. Devo dire che Giulietta Masina è bravissima in cucina e il minestrone lo sa preparare davvero bene».

Enrico Zavalloni
La madre era romana e quindi la sua cucina riusciva a fondere due tradizioni gastronomiche. Ma cosa preparava? «Si potrebbe scrivere un libro di ricette. Federico quando viene da me cerca sempre di ritrovare quei sapori. Nostra madre aveva saputo abbinare il gusto romano alla nostra cucina, rendendola meno pesante nei condimenti. C'è un piatto che fa impazzire Federico, gli spaghetti al tonno. Nostra madre li preparava con la cipolla, il sugo viene più dolce, con pomodoro, prezzemolo, ma senza aglio».

( Articolo scritto da Enrico Zavalloni, stimato giornalista, morto ForForlì il 10 Ottobre 2010 a 47 anni )



 



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