Ormai da tempo si era in possesso della mappa genetica di varie forme di tumore, come quelli che colpiscono il polmone, intestino, seno e prostata, ma soltanto adesso per la prima volta nella storia della medicina diventerà possibile individuare, all'interno di queste mappe, i geni davvero pericolosi, quelli necessari al cancro per potere sopravvivere: averli scoprirti vuol dire essere in possesso dei bersagli sensibili contro i quali utilizzare i farmaci e fare un passo decisivo verso cure personalizzate. «Nel nostro studio abbiamo scoperto che, grazie alla comprensione delle alterazioni genetiche presenti in un singolo tumore, per circa il 15% dei pazienti potrebbero essere disponibili farmaci già esistenti», ha detto all'Ansa Iavarone, che ha condotto la ricerca con un'altra italiana, Anna Lasorella. «Ricerche come queste - ha aggiunto - sono tanto più importanti in quanto si concentrano su tumori per i quali non ci sono terapie efficaci, come i tumori maligni del cervello».
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Geni "killer" del Cancro |
La scoperta conferma l'appello recentemente lanciato negli Stati Uniti dagli oncologi per cancellare la parola "tumore". «È una richiesta - ha proseguito Iavarone - che parte dal fatto che ogni caso di tumore è diverso dall'altro e può avere una possibilità terapeutica in alcuni casi immediatamente possibile». Non esiste più quindi "il tumore", ma una miriade di malattie causate da altrettante alterazioni genetiche dalle quali dipendono completamente. «Non basta avere la lista dei geni legati a un tumore: bisogna individuare quelli dai quali la malattia dipende come da una droga» ha osservato il ricercatore. «Colpirli - ha aggiunto - significa far collassare il tumore» e per ognuno di essi è possibile sperimentare un farmaco diverso, fra quelli già disponibili sul mercato. Ciò significa anche poter abbreviare i tempi della sperimentazione, poiché i farmaci sul mercato hanno già superato le prove relative alla sicurezza.
Gli strumenti per andare a caccia dei geni killer arrivano dalla bioinformatica, grazie all'algoritmo progettato da Raul Rabadan, sempre della Columbia University. Una volta individuati, la loro funzione viene studiata nelle cellule staminali tumorali prelevate dal paziente. Questo permette di sperimentare farmaci antitumorali oggi disponibili contro i bersagli giusti, una volta trasferite nei topi le staminali tumorali prelevate dai pazienti.
In questo modo è possibile verificare se la terapia individuata è davvero efficace. Tutto è ancora ad un livello sperimentale e la strada appena all'inizio, ma di sicuro è stata aperta una via nuova, una «roadmap» nella lotta ai tumori, come la definiscono gli stessi ricercatori.