Il-Trafiletto
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23/09/14

Si sta poco a dire fantasy

Si, si sta poco a dire fantasy. Il fantasy racchiude talmente tante sotto categorie che catalogare semplicemente un romanzo o una saga come fantasy è davvero riduttivo. I fantasy poi finisco per trattare argomenti attuali, concreti e spinosi, come fai allora a definirlo solo fantasy?

Come avrete capito questa settimana vi parlerò di libri definiti fantasy. Il primo di questi è La leggenda di Otori, primo capitolo di un'omonima trilogia, scritti da Lian Hearn.

La leggenda di
Otori
Chi è Lian Hearn? Prima di tutto è uno pseudonimo dietro cui si nasconde Gillian Rubinstein, scrittrice inglese di libri per bambini e commediografa. La leggenda di Otori però non la definirei esattamente un libro per bambini, forse più per adolescenti maturi o adulti con guizzo ancora giovanile.

La leggenda di Otori è ambientata nel Giappone tra il XIII e il XIV secolo e racconta la storia del giovane Takeo che, all'assassinio del padre adottivo, intraprende un viaggio deciso a vendicarlo. I suoi progetti di vendetta si mescoleranno al desiderio di fuggire dal proprio destino che lo vorrebbe capo di un clan e dal desiderio di poter stare insieme all'amata Kaede.

La leggenda di Otori è inserito tra i fantasy storici, perché inserito in un preciso contesto storico reale (da qui lo storico), mescolato però a poteri soprannaturali (da qui il fantasy), ma è anche inserito tra i fantasy orientali (ovviamente perché ambientato in Giappone). Al di là però di queste classificazioni sterili, La leggenda di Otori non è un semplice fantasy, tra le pagine di questo libro l'autrice ci dipinge davanti agli occhi un Giappone affascinante e fiabesco, nel quale non dimentica di trattare argomenti di spessore.
Gillian Rubinstein

In fantasy creati in mondi alternativi, la storia si può riscrivere e mettere le donne allo stesso livello degli uomini volendo, ma quando prendi il fantastico e lo incastri in un mondo reale, ecco che devi sottostare a delle particolari condizioni, da qui l'esplorazione di temi come il femminismo o la religione, e molti altri.

Per certi aspetti, si potrebbe quasi affiancare la Rubinstein alla Le Guin, in quanto anche lei nei suoi fantasy esplora quei temi fondamentali che permeano il nostro mondo.

La leggenda di Otori si dimostra essere quindi, volendo mettere da parte i grandi temi trattati, un libro leggero e scorrevole, piacevole e avvincente, che sa trasportare il lettore in un mondo vicino e allo stesso tempo lontano, reale eppure fantastico. Un libro che si apprezza anche se non si volesse prestare attenzione alle tematiche trattate, prendendo quindi la storia così com'è, anche così il romanzo non perde il suo fascino e la sua magia.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, mentre le informazioni generali sul libro e sull'autrice sono state prese dalla Wikipedia)

15/07/14

L'animo umano racchiuso tra le pagine di un fantasy

“Mi ci vollero degli anni per rendermi conto d'aver scelto di lavorare in generi disprezzati e marginali come la fantascienza, la fantasy e la narrativa per adolescenti, esattamente perché essi erano esclusi dal controllo della critica, dell'accademia, della tradizione letteraria, e consentivano all'artista di essere libero.” (da The Fisherwoman's Daughter; citato in Oriana Palusci, Da un mondo all'altro: Ursula LeGuin e la storia delle donne, introduzione a Il giorno del perdono, p. 5)

Che il fantasy e la fantascienza siano dei generi marginali è vero, ma ci sono stati autori (e per fortuna ce ne sono ancora) che hanno saputo portare alla ribalta questi generi letterari. Tra questi pilastri c'è anche una donna: Ursula K. Le Guin.

La saga di Terramare
La saga di Terramare
Per chi non legge abitualmente il fantasy, questo nome non dirà nulla, ma per i fans, e i critici questo nome è famoso. La Le Guin, nel corso della sua carriera, ha vinto cinque premi Hugo e sei premi Nebula (i massimi riconoscimenti della letteratura fantastica), nonché è considerata una delle principali autrici viventi di fantascienza.

La Le Guin non si ferma qui, perché lei semplicemente non si è limitata a scrivere di libri che hanno ricevuto dei premi, lei appartiene a quella ridotta schiera di autori glottoteti. Cos'è un glottoteta? Ci viene in aiuto l'affidabile Wikipedia. La glossopoiesi è l'arte di creare linguaggi artificiali. Come lei ci sono Tolkien, Zamenhof (Esperanto) e Okrand (Klingon), tanto per citarne qualcuno.

Dunque la Le Guin non è una banale autrice di fantasy e fantascienza, ma un'autrice di quella con i fiocchi e oggi vi parlerò dei primi tre volumi del suo Ciclo di Earthsea.

“Fin dalle tenebre di quella notte […] non aveva conosciuto altro che buio: e ora vide la luce del giorno, e il sole che splendeva nel cielo. Chiuse tra le mani il volto sfregiato e pianse”

Il Ciclo di Earthsea si compone di cinque volumi: Il mago di Earthsea (o Il mago), Le tombe di Atuan, La spiaggia più lontana (o Il signore dei draghi), L'isola del drago e I venti di Earthsea (o I venti di Terramare). I primi tre libri della saga vengono solitamente racchiusi in un unico volume chiamato La saga di Earthsea, mentre i successivi due nel volume I draghi di Earthsea. La Mondadori però pubblica tutti i libri in unico grosso volume chiamato La saga di Terramare.
Ursula K. Le Guin
Ursula K. Le Guin

La saga di Earthsea, racconta le vicende del giovane Ged e del suo percorso di apprendimento da apprendista a mago di Roke, l'unica scuola di magia di Earthsea, in un susseguirsi di prove, di scontri e rivelazioni che lo porteranno a maturare e renderlo un uomo saggio.

“Ma ogni scelta, ogni azione, ogni decisione ti lega alle sue conseguenze, e ti costringe ad agire di nuovo, ancora e ancora. Poi, molto di rado, riesci a trovare un buco, uno spazio, un tempo come questo, che si inserisce tra un'azione e l'altra, e tu finalmente puoi fermarsi e limitarti ad essere. E puoi domandarti chi sei, dopo tutto.”

La saga di Earthsea può essere definita una saga per ragazzi, ma sarebbe semplicistico affermarlo, perché, per quanto il modo di scrivere dell'autrice sia scorrevole e abbordabile anche al lettore meno avvezzo, l'autrice si immerge nell'introspezione dei personaggi, scoperchiando questioni e quesiti che ogni adulto, prima o poi si pone.

La Le Guin è magistrale per il suo modo di creare mondi credibili, popolati dalle creature più disparate eppure così reali. Tuttavia è la sua straordinaria capacità di caratterizzare i personaggi a livello emotivo a rendere i suoi libri dei piccoli tesori.
Il signore dei draghi - 3° volume della saga
Il signore dei draghi

“Devi voltarti. Devi affrontarla. Se continui ad andare avanti, se continui a fuggire, dovunque tu vada, sempre incontrerai il male ed il pericolo, poiché è lei che ti spinge, è lei che sceglie le tue strade. Devi scegliere tu, invece. Devi cercare chi ti cerca, inseguire chi ti insegue, devi dare la caccia a chi ti caccia”

L'azione, l'avventura e i colpi di scena, sono ben descritti e ben gestiti, ma sono sempre subordinati ai personaggi della storia. La Le Guin non pone infatti al centro della storia la trama come avviene per la maggior parte degli autori, lei pone al centro dei suoi libri i personaggi. E' ciò che accade loro a a creare la storia, non viceversa.

I temi che la Le Guin affronta, nonostante siano calati in un contesto fantastico, sono profondi e attuali, spaziando dal femminismo (l'autrice infatti si considera una femminista oltre che un'anarchica), all'utopia senza dimenticare il pacifismo. La Le Guin è una dei pochi autori in grado di scavare nelle profondità dell'animo umano, mettendo a nudo le debolezze e i dubbi che cela nel profondo dei cuori, fissandolo nero su bianco nei suoi piccoli capolavori.

“E nessuno altro uomo vivrà in eterno e nessuna cosa. Non esiste l'immortalità. Ma soltanto a noi è dato di sapere che dobbiamo morire. E questo è un grande dono: il dono dell'individualità. Perché possediamo soltanto ciò che sappiamo di dover perdere, ciò che desideriamo perdere... quell'individualità che è il nostro tormento, e anche il nostro tesoro e la nostra umanità, non sopravvive. Cambia. Sparisce, come un'onda sul mare. Vorresti forse che il mare si fermasse e le maree cessassero, per salvare te stesso? Rinunceresti all'abilità delle tue mani e alle passioni del tuo cuore, rinunceresti all'alba e al tramonto, per conquistare la sicurezza per te stesso... una sicurezza eterna?”


(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le informazioni riguardanti l'autrice sono state prese dalla Wikipedia, mentre le citazioni sono state prese dai libri di cui il posto parla)
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