Il-Trafiletto
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29/07/14

Il cantore del peccato da 775.000 €

Quest'oggi voliamo in Francia per la precisione nella primavera del 1857 quando Charles Baudelaire pubblicò una raccolta di poesie. La raccolta suddivideva le poesie in cinque sezioni: Spleen et ideal, Les Fleurs du mal, Révolte, Le vin e La mort.
La raccolta venne però immediatamente censurata perché la forma poetica e i temi trattati davano scandalo, per non parlare del titolo dell'opera: "Les lesbiennes" (Le lesbiche).

Baudelaire però non si da per vinto e nel 1861 pubblica nuovamente la raccolta nella quale rimosse le sei liriche che erano state messe sotto accusa, sostituendole con altre 35, dividendo l'opera in modo diverso e aggiungendo la sezione "Tableaux Parisiens".

Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Questa è la storia della raccolta di poesie più famosa e più discussa della poesia moderna: I fiori del male di Charles Baudelaire. Tanto per darvi un'idea di quanto sia famoso Baudelaire, una prima edizione del 1857 dell'opera, con tanto di dedica autografata all'amico Narcisse Ancelle è stata aggiudica per la cifra (che tutti noi sicuramente disponiamo) di 775.000 € (compresi i diritti d'asta).

“Il Cielo! Coperchio nero della grande marmitta dove bolle l'impercettibile e vasta Umanità.”

Questa raccolta di liriche, come lo stesso Baudelaire afferma, sono un viaggio negli inferi della vita, una sua manifestazione di dolore ma anche di esortazione nel riconoscere la prigione che ci imprigiona. Un viaggio tra i peccati, i piaceri, la perdita di tempo nonché la nostra incapacità di plasmare la nostra vita in base alla nostra volontà, tanto da finire per sprecarla. Baudelaire ci mette in guardia dalla noia e dal vizio che ci costringono ad inseguire sogni che non realizzeremo mai e che anzi, ci provocheranno solo dolore e sofferenza.

I Fiori del male e  tutte le poesie
I Fiori del male e
tutte le poesie
“E il cuore trafitto, che il dolore ogni giorno alletta, muore benedicendo la sua freccia.”

I fiori del male, che tutti a scuola anche solo di sfuggita abbiamo studiato (L'albatro vi dice niente?), è considerata una delle opere liriche più influenti, innovative e celebri dell'ottocento. Lo stesso Baudelaire è lo stereotipo del Poeta Maledetto, una figura tragica, chiusa in se stessa che venera i piaceri della carne ed è impegnato a tradurre la propria visione del mondo in opere pregne di bassezza e sofferenza. Elementi che ispirarono altri autori, insieme all'uso di un linguaggio misticista e rigoroso nelle forme, camuffato però da un'ambiguità morale, con oscillazioni tra temi metafisici e teologici.

Dice Arthur Rimbaud riguardo a Baudelaire:
“[…] Baudelaire è il primo veggente, re dei poeti, un vero Dio. Benché vissuto in un ambiente troppo artistico; e la forma tanto vantata è in lui meschina. Le invenzioni dell’ignoto richiedono forme nuove”

Nella prima parte dell'opera (Spleen et Idéal), Baudelaire esprime il malessere del poeta, spirito superiore capace di elevarsi al di sopra degli uomini. La seconda parte  (Tableaux parisiens) rappresenta il tentativo di fuggire l'angoscia uscendo dalla propria dimensione personale. Tentativo vano in quanto lo spirito inquieto non trova che altri individui sofferenti come lui. Le vin e Felurs du Mal rappresentano appunto questo tentativo di fuga che il poeta compie tramite l'alcool e l'alterazione delle percezioni. I fiori del male sono i paradisi artificiali (a cui l'autore dedicherà il saggio I paradisi artificiali sull'effetto delle droghe) e gli amori proibiti e peccaminoso che illudono una forma di conforto. Nella quarta sezione dell'opera, quando gli effimeri piaceri  svaniscono, al poeta non rimane che rinnegare Dio e invocare Satana che comunque non si rivelerà utile alla fuga a cui il poeta ambisce. L'ultima sezione, Le mort, è l'ultimo appiglio del poeta disperato. Morte però non intesa come passaggio ad una nuova vita, come totale distruzione e disfacimento. Nell'ignoto che la Morte rappresenta, il poeta si affida nella speranza di qualcosa di nuovo, di diverso.

“Stavo per morire. Un male strano, misto d'orrore e desiderio, era nell'anima innamorata: angoscia e speranza viva, senza ribelli umori.”

I fiori del male è uno spaccato, un ritratto della vita secondo il poeta dove il bene e il male possiedono entrambi i propri fiori e le sue bellezze, anche se il male sembra possedere meraviglie più attraenti e accattivanti.


(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le citazioni dal libro di cui il post parla, mentre le informazioni riguardanti l'autore sono state prese dalla Wikipedia)

15/04/14

Emma, la donna che modellò la propria vita sui propri sogni

Il romanzo di cui vi parlerò oggi è uscito nel 1856, salvo poi venir messo sotto inchiesta per “oltraggio alla morale”. L'anno successivo il romanzo venne assolto da questa accusa diventando un best-seller pubblicato a puntate e in libro completo. Una delle prime edizioni fu persino illustrata dal pittore Charles Léandre.
Il romanzo in questione, oggi considerato uno dei primi esempi di romanzo realista, è niente meno che Madame Bovary di Gustave Flaubert.
Isabelle Huppert in
Madame Bovary

Madame Bovary racconta la storia della giovane Emma, donna di campagna sognatrice ed amante dei libri, che si sposa con il dottor Bovary, vedendo nel matrimonio la soluzione per ottenere felicità e soddisfazioni. Purtroppo le aspettative di Emma vengono in frante molto presto ritrovandosi a vivere una vita ai margini della città, circondata da persone zotiche, attaccate al denaro e che fanno del pettegolezzo l'unico passatempo possibile. Emma decide così di fuggire da quella situazione a lei così estranea, costruendosi un mondo tutto suo, ritagliando piccoli spazi di felicità tramite le avventure extra coniugali con giovani del posto che la lasceranno puntualmente illusa e infelice.

L'amore, pensava, doveva manifestarsi di colpo, esplosione di lampi e fulmini, uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza come uno sciame di foglie e risucchia nell'abisso l'intiero cuore.”

Madame Bovary
Affrontare questo romanzo non è semplice, sia per quanto riguarda la storia che per quanto riguarda l'autore. Flaubert viene considerato uno scrittore realista, come Zola, ma di per se l'autore odiava essere etichettato come realista, perché il suo realismo mirava ad una riproduzione non mimetica della realtà. Una non realtà calata nella realtà insomma, perché Flaubert era uno di quegli autori che si documentavano, senza lasciare mai nulla al caso o alla più assoluta immaginazione. La storia di Emma Bovary infatti è ispirata alle vicende realmente accadute ad una giovane donna di provincia, di nome Delphine Delamare che si suicidò nel 1848.

Che dire poi della protagonista? Emma Bovary, una delle eroine letterarie più famose, perennemente inquieta, una ragazza confusa, confusa al punto da costruire nella sua mente una realtà distorta che mai potrà soddisfare il suo animo inappagato. Un personaggio difficile da amare, che appare egoista e superficiale a prima vista, ma la sua frustrazione dimostra una sensibilità artistica tormentata, inesprimibile a causa della sua condizione sociale e del suo essere donna in una società prettamente maschile. La sua frustrazione è però anche una condanna a coloro che la circondano e la opprimano, quella media-borghesia che lo stesso Flaubert odiava. Si, perché Emma Bovary, non è altro che l'alter ego al femminile di Flaubert.

Ma una donna ha continui impedimenti. A un tempo inerte e cedevole, ha contro di sé le debolezze della carne e la sottomissione alle leggi. La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c'è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene.”

Gustave Flaubert
Flaubert non giudica direttamente la moralità di Emma, si astiene dal condannare il suo adulterio, cosa che indusse più di qualcuno ad accusare Flaubert di esaltare l'adulterio e creare uno scandalo, peccato che Emma non tragga nessuna soddisfazione dal proprio comportamento, anzi ad ogni adulterio sembra uscirne sempre più insoddisfatta e infelice.

Charles Baudelaire affermò, riferendosi a Emma Bovary, che: “questa donna è veramente grande e soprattutto essa ispira pietà; nonostante la durezza sistematica dell’autore, che ha fatto di tutto per essere assente dalla sua opera limitandosi a tirare i fili come un burattinaio, tutte le donne intellettuali gli saranno grate di aver elevato la donna ad una potenza così alta, tanto lontana dall’animale e così vicina all’uomo ideale”.

Si comprende quindi che Madame Bovary è un romanzo complesso da comprendere, schietto, rigoroso, con uno stile scorrevole, denso di descrizioni e scenari della provincia e della campagna francese. Un romanzo da leggere anche solo per conoscere questa donna che visse di sogni, e in una realtà che non avrebbe mai potuto renderla felice.
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