Il-Trafiletto
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01/12/13

Un fatto di una gravità inaudita | Polizia di Stato sceglie il silenzio

Qualche giorno fa, un fatto di una gravità inaudita, è passato quasi completamente sotto silenzio. Un fatto che ci dovrebbe riguardare. Nell’udienza del processo cosiddetto “Borsellino Quater”, quello agli esecutori materiali della strage di Via D’Amelio, sono stati chiamati a testimoniare tre dirigenti della Polizia di Stato, che formavano, insieme al loro capo Arnaldo La Barbera, deceduto più di dieci anni fa, la squadra investigativa “Falcone-Borsellino”, nata proprio per indagare sulla strage del luglio 1992: Vincenzo Ricciardi, già questore di Bergamo e attualmente in pensione, Mario Bo’, dirigente della Divisione Anticrimine della questura di Gorizia, e Salvatore La Barbera, dirigente della Criminalpol di Roma. 

Paolo Borsellino
L’ultimo non si è presentato, i primi due si sono vergognosamente avvalsi della facoltà di non rispondere. Hanno scelto il silenzio.
Ora mi chiedo, come può uno Stato pretendere che i suoi cittadini denuncino la criminalità organizzata, che si facciano avanti come testimoni oculari e che collaborino con le forze dell’ordine e con la magistratura, se sono proprio i suoi stessi rappresentanti, i suoi pubblici ufficiali (peggio ancora se funzionari con incarichi di comando) che si tirano indietro e si rifiutano di collaborare per arrivare alla verità e, quindi, alla giustizia? In televisione passano giornalmente spot che invitano a lottare contro l’usura, a superare la paura delle possibili conseguenze… e due dirigenti della Polizia di Stato possono permettersi di dare il cattivo esempio?
Che spiegazione possiamo darci, noi cittadini, di questo imbarazzante silenzio? Hanno avuto forse timore che potesse uscire fuori qualche segreto inconfessabile? Qualche elemento che potesse metterli in difficoltà rispetto il reato per il quale sono attualmente indagati dalla stessa Procura di Caltanissetta, ovvero il reato di calunnia? Come è possibile che due dirigenti della Polizia di Stato non vogliano aiutare i giudici a capire cosa successe veramente nel periodo in cui avvenne il depistaggio Scarantino?
Questo non è un processo come gli altri. Questo processo è la possibilità che ha lo Stato di dare giustizia non solo a Paolo Borsellino ma anche a cinque agenti della Polizia di Stato. Cinque loro colleghi. E’ questo il modo in cui Mario Bo e Vincenzo Ricciardi onorano i colleghi che hanno dato la vita per lo Stato?
Paolo Borsellino, pochi giorni prima di morire, disse questa frase, in un convegno pubblico: “Sono morti per noi. E abbiamo un debito verso di loro e questo debito dobbiamo pagarlo, gioiosamente, facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici…collaborando con la giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, anche nelle aule di giustizia, accettando in pieno la loro eredità.” E non è accettabile che due uomini di Stato, soprattutto se con una carriera come la loro, con gli incarichi che hanno ricoperto e che ricoprono, possano essere i primi a rifiutare e a tradire l’eredità di Paolo Borsellino.                                                                             fonte

28/11/13

Il pentito Mutolo:"Il Colle nasconde la verità" | Parla ai microfoni della "Zanzara"

In giorni concitati come quelli appena passati, dove la decadenza del Cavaliere ha monopolizzato tutta l'informazione, è passato quasi inosservata l'intervista di Gaspare Mutolo, pentito di mafia ancora sotto protezione, a Radio 24. La riporto qui, integrale in un video.
Mutolo: ‘Trattativa? C’è stata di sicuro. Colle nasconde la verità’ “La trattativa fra stato e mafia esiste da sempre, c’è stata di sicuro.
Gaspare Mutolo

Il presidente Napolitano, detto con grande rispetto, si è voluto immischiare nei processi, vuole coprire qualcosa che non era giusto e nascondere la verità. E Paolo Borsellino fu ucciso perché era contrario alla trattativa, al cento per cento ”. Lo dichiara ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio24, Gaspare Mutolo, pentito di mafia ed ex autista e braccio destro di Totò Riina. “Il politico colluso” – sottolinea – “dovrebbe subire le stesse sorti del mafiosi, anzi peggio. Peggio del 41 bis, dovrebbero essere castrati. La vera mafia è a Roma. Invece i trattamenti sono diversi”. Sul Cavaliere, Mutolo osserva: “Ho avuto delle esperienze personali con il personaggio Berlusconi. Se era legato alla mafia? In senso stretto no, ma aveva contatti con qualche mafioso, come attestano delle sentenze. Difficile per certe persone non avere rapporti con la mafia. Nel ‘74 mi trovavo a Milano con altri personaggi perché dovevo fare un sequestro di persona. Dopo ci fu un richiamo per tutti e non si parlò più di sequestrare Berlusconi. Poi arrivò ad Arcore lo stalliere siciliano Vittorio Mangano…”. Riguardo a Dell’Utri, il collaboratore di giustizia afferma: “Non so se sia mafioso, ma aveva molti contatti coi mafiosi. E’ una cosa risaputa, un dato di fatto”. E aggiunge: “Berlusconi vuole tornare a Forza Italia, ma i tempi non sono quelli del ‘93 e del ‘94. Allora fece il pieno perché c’era la mafia, che ha aiutato Forza Italia. Questo è sicuro, ho sentito a riguardo molte intercettazioni del ‘93. Tutta la Sicilia mafiosa era per Forza Italia, tutte le organizzazioni mafiose hanno votato Berlusconi, perché i mafiosi si sentivano traditi dalla Dc mentre i comunisti erano contro”. E ribadisce: “Oggi la mafia non è più quella di vent’anni fa, sono quasi tutti in galera, anche se di amici dei mafiosi oggi in Parlamento ce ne sono ancora tanti. Meno di prima ma ancora tanti. Lo posso dire al cento per cento. Più a destra che a sinistra. Se ogni tanto si sente l’urlo di Riina, come quello di un coniglio in gabbia, è perché si è sentito tradito dalle promesse che gli hanno fatto allora”. Mutolo parla anche del sussidio con cui vive: “Vivo ancora sotto protezione e lo Stato mi dà 1200 euro al mese. Non dico che sono pochi, ma per quello che ho fatto merito questo ed altro. Sono uno dei pochissimi collaboratori che ha detto tutto e a cui lo Stato non ha mai rimproverato nulla. Però mi ha confiscato tutto. Devo pagare tutto dalla a alla zeta, non ho parenti. Dipingo e vendo qualche quadro, non mi posso lamentare”. Mutolo si pronuncia anche sulle sue preferenze politiche: “Quando ho potuto votare in passato, ho appoggiato Pannella, perché aiutava i disagiati ed era contro alcune leggi. Poi sono arrivare alcune sentenze che mi hanno tolto la possibilità del voto. Certo, mi piacerebbe tornare a votare. E voterei per un partito di sinistra. Mi piace particolarmente Matteo Renzi, perché vuole fare un certo rinnovamento” di Gisella Ruccia.                                                                                                  fonte

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