Le speranze di una scuola migliore ormai si sono infrante su una politica insufficiente e restrittiva, incapace di destinare risorse, non solo economiche, verso le sue istituzioni educative. Innovazioni, tecnologia, rapporti con le imprese, questa dovrebbe essere la scuola del futuro.
Parlare semplicemente di
scuola, oggi, è diventato riduttivo. In
realtà dovrebbe essere molto più che un semplice luogo d’istruzione, dovrebbe essere un’incubatrice d’idee, di
soluzioni tecnologiche. Non solo a
livello tecnico, ma anche didattico. Insomma
una scuola in grado di rimanere non solo a passo con i tempi, ma che li
anticipi.
Eppure proprio l’Italia è
stato il primo paese Europeo ad introdurre, anche se in via sperimentale, un
approccio informatico nelle scuole. Già nell’anno scolastico 1967/68 furono
istituite sezioni sperimentali, che non a caso interessarono istituti tecnici,
commerciali ed industriali. Il nostro esempio fu poi seguito dalle diverse
Nazioni Europee.
Da quel primo avvio,dove l’insegnamento
poteva essere più attinente alle discipline di studio, c’è stato un progresso molto lento. Si resta insomma, in
una fase ancora sperimentale, mentre l’incalzare del progresso tecnologico
consiglierebbe un piano più organico. Riguardante in modo particolare anche la
scuola di base e non solo gli istituti medi superiori di un certo indirizzo. Tanto
più che proprio a partire dalle elementari, in base a nuovi programmi d’insegnamento,
si potrebbe potenziare l’asse didattico. Del resto, molto più prontamente degli
adulti, i bambini riescono a memorizzare e a familiarizzare molto più velocemente,
come dimostra la loro propensione per giochi i elettronici.
aula didattica multimediale |
Eppure a differenza di
qualche anno fa, nel campo didattico si dispone di una vasta gamma di
opportunità, che non riguardano solo le materie scientifiche, come la
matematica, la fisica, ma le stesse
discipline umanistiche applicano la tecnologia all’approfondimento filosofico
(tra gli esempi più conosciuti, la “vivisezione” di alcuni capolavori della
letteratura italiana).
C’è poi un dato decisivo,
tutte le professioni sono in continuo mutamento, e se si vuole realmente
combattere la disoccupazione, bisogna investire in dosi d’intelligenza molto
più massiccia su tutti gli archi produttivi. Alternanza studio-lavoro,
polivalenza e specializzazione sono i tre pilastri delle nuove esigenze per i
giovani, del resto nessun sistema economico farà a meno di specialisti.
Oggi in Italia, sono ancora pochi
gli istituti, che propongono ai loro allievi, spazi per realizzarsi. So di
toccare un tema difficile e delicato, ma so anche che molti alunni che hanno
frequentato istituti in cui la didattica fa di tutti per restare a passo con i
tempi, e che hanno partecipato a iniziative promosse da aziende locali, sono
riusciti a raggiungere risultati sorprendenti. tutto questo mette in evidenza un vero e proprio spreed educativo non solo
tra regioni ma addirittura tra scuole appartenenti agli stessi plessi
scolastici.
Insomma l’uso degli strumenti
tecnici e culturali, è essenziale per rendere la suola più elastica e attenta
rispetto alle esigenze della società. Ma non basta solo immaginarla, bisogna
re-inventarla in modo da costruire nuove aspettative nell’immaginario
collettivo. Perché se vogliamo che i nostri ragazzi abbiano un bagaglio d’informazioni e di preparazione adatto,
bisogna che la scuola stia a passo con i tempi e con ciò che il mondo del
lavoro richiede.