11/10/14

Genova, ennesima sciagura annunciata


Come ogni anno al ripetersi delle stagioni arriva perentorio anche l’autunno, con le sue nuvole cariche di umidità e quasi per ipocrisia, torna alla cronaca il problema del dissesto idrogeologico. Oggi le chiamiamo bombe d’acqua ma se andiamo a ritroso nel tempo  il calendario è pieno di ricorrenze. E tra le tante possiamo ricordare: l’alluvione del Polesine, Firenze, Messina,  Sarno,  la Valtellina,  la Sardegna, la Puglia, l'alluvione di Refrontolo  e oggi come tre anni fa  ancora Genova. Nel corso dei decenni  si sono susseguite innumerevoli alluvioni provocando migliaia di vittime e sfollati. 

Quello che ormai guardiamo per tv, sono sempre le solite immagini, si sentono voci spezzate dal pianto, persone prese dall’ansia e vittime della loro stessa negligenza . Ma  la parola d’ordine è sempre la stessa “”fatalità””. Vero potrebbe, ma tutto questo può essere evitato semplicemente gestendo meglio il territorio, evitando un urbanizzazione selvaggia e adottando una politica che preveda il monitoraggio del territorio.

esondazione fiume Bisagno
Come sempre però,  ad ogni catastrofe naturale, uguale quale essa sia, si fa l’esatto contrario. Si aprono dibattiti, si proclamano accuse, si rimbalzano le responsabilità, si parla di prevenzione, e di stanziamento di fondi per la messa in sicurezza. Per quale motivo allora si continuano a verificare disastri del genere?  Molto semplice, siamo egoisti, ci illudiamo di poter dominare la natura.  Si continua così l’opera di cementificazione selvaggia, si costruisce lungo i fiumi e persino nelle zone golenali, riducendo  gli spazi necessari perché un fiume o un semplice ruscello non venga fuori dai suoi argini.  

Per Genova questa volta, oltre al danno vi è anche la beffa, infatti  i fondi per la messa in sicurezza del torrente Bisagno, sono  bloccati da tre anni, a causa di ricorsi e controricorsi.  Un male comune che colpisce purtroppo tutte le opere pubbliche che si dovrebbero realizzare in Italia.

Intanto, mentre si fa finta di capire le cause di questa ennesima “”fatalità”” i genovesi si sono rimboccate le maniche e continuano a spalare fango dalle loro abitazioni. Invece, il comune ha formalmente fatto richiesta alla regione lo stato di calamità naturale. Magra consolazione per i genovesi, per un disaggio che si poteva sicuramente evitare.

Utopisticamente, mi auguro, che questa ennesima sciagura, possa almeno servire a sensibilizzare le amministrazioni. Purtroppo però, fra qualche giorno, spente le telecamere, non se ne parlerà più, fino alla prossima “fatalità’”. Del resto è questo lo specchio dell'Italia.


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