14/09/14

La quiete sfocia talvolta in una visione che ricolma e spiana la mente | LE TRE VIE

...... si è indifferenti all'opinione altrui, si ha la bava alla bocca, si ride fragorosamente, scossi da vertigini e singhiozzi.[Qui]

In questo giubilo spiccano i sentimenti e i loro sapori fondamentali, che l'estetica elenca.
I sentimenti sono: ----------------------------I sapori (rasa) sono:
amore -----------------------------------------erotico
allegria ----------------------------------------comico
dolore---------------------------------compassionevole
Ira---------------------------------------------furibondo
energia-----------------------------------------virile
terrore----------------------------------------- tremendo
disgusto---------------------------------------- sgradevole
ammirazione------------------------------------ meraviglioso
serenità----------------------------------------- quieto


La quiete sfocia talvolta in una visione, e comunque ricolma e spiana la mente, mentre ogni altro sentire è diversificato da un particolare movimento: affetto, confidenza, familiarità ed erotismo approfondiscono, virilità e meraviglia espandono, pathos e furia distruggono, terribilità e disgusto respingono. Il trattato Ujjvalanilamani tratta della partecipazione ai piaceri di Krsna e delle bovare, il cui seme è l'amore e che si sviluppa nell'affetto (sneha), nello sciogliersi del cuore, nell'insieme degli atti di ripulsa nati dalla piena delle emozioni il cui esito è la confidenza che comprende amicizia e affabilità, nella trasmutazione erotica del dolore in gioia, nella costanza amorosa. Tutti i sentimenti sono incoronati dallo stato supremo, che altera il senso .del tempo, genera l'oblio di se stessi, fa vorticare m una divina follia.

Nella letteratura maràthi tarda, almeno Tukaram (t 1649) va menzionato, cui Caitanya apparve in sogno chiamandolo alla bhakti: pur seguace dell'Advaita Vedanta, egli. si spinse ad accettare perfino la reincarnazione, purché fosse pervasa di bhakti, fino a bestemmiare il Signore, tanta fu la veemenza del suo amore. La reviviscenza bhaktica bengalese moderna fu incentrata su Ramakrishna (t 1886), devoto di Kàli, che gli concesse la sua presenza costante. Ma egli seguì tutti i sentieri a lui noti, incluso l'Assoluto impersonale, per cui dovette spezzare l'immagine della Madre così svisceratamente adorata. Ramakrishna raggiunse l'ubiquità in tutte le fedi, alla maniera di Kabir, ma fu ahimè presentato finora in forma «virtuosa» con reticenze accorte, errorini decisivi di traduzione, cruciali omissioni.

Il suo discepolo Vivekànanda, che praticava il karmayoga, l'applicazione rigorosa di ogni dovere, seppe anche scrivere un impeccabile trattato di bhaktiyoga. Si potrebbe asserire che il movimento politico promosso da Aurobindo e proseguito da Ghandi emanasse da un'ispirazione bhaktica: Ghandi spirò invocando Ràrna; la rinascita dell'anima indù si appellò a un rinnovellamento in seno alla Madre. Una fusione stupenda di Advaita Vedànta come via della conoscenza e di purissima bhakti fu offerta infine dalla vita di Ramana Maharshi, il cui influsso perdura. E proprio le risorse della bhakti potrebbero congiungere, oggi come ai tempi di Akbar, indù, giaina, buddhisti e islamici avvinti al sufismo.

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