Ma in Corea del Sud, il metodo più un voga è quello di dormire in prigione, idea per altro che credo a noi occidentali non farebbe altro che aumentare il livello di stress. Invece in Corea la proposta ha avuto un enorme successo per provare questo insolito modo. Il trattamento è offerto da un centro di Hongcheon, a circa 70 Km a nord-est di Seul. Il centro si chiama “La prigione dentro di me”, ed è idea di un ex-avvocato, Kwon Yong-seok, che spiega: “Non sapevo come fare a prendermi una pausa dal lavoro, al tempo, e mi sentivo come spinto contro la mia volontà, senza essere in grado di controllare la mia vita”.
La prigione di Hongcheon immagine presa dal web |
Ai clienti (che come prima cosa devono spegnere i cellulari), viene consegnata l’uniforme da indossare al momento dell’arrivo, e poi vengono portati in una delle piccole stanzette (meno di 6 metri quadri) dotate solo di un bagno, un lavandino e un piccolo tavolo. I pasti sono serviti tramite uno sportellino nella porta. La permanenza degli ospiti è di soli due giorni: nell’idea originale di Kwon, il periodo di prigione avrebbe dovuto essere più lungo, ma la gente non era disposta a staccare per troppi giorni dal lavoro.
Hanno anche dovuto introdurre una “pausa” giornaliera in cui i “prigionieri” possono consultare i loro telefoni: “La gente diventa nervosa senza telefono, e si preoccupa troppo di possibili emergenze, che non capitano quasi mai”. Ad ogni modo, i clienti si dicono soddisfatti dell’esperienza, che dà loro modo di riflettere e prendersi una pausa e riflettere su se stessi, che è appunto il punto centrale dell’esperienza: “Ogni tanto bisogna camminare all’indietro per vedere la strada che si è fatto. La gente lo fa raramente, e pensa solo alla strada di fronte a loro, ma bisogna anche guardarsi dietro”.