10/08/14

Non sappiamo fino a che punto l'ereditarietà spiega il genio | JINARAJADASA

...................Da dove gli proviene questa meravigliosa capacità?[qui]


Si cerca di spiegarlo con l'ereditarietà. Ma, in effetti, non sappiamo fino a che punto l'ereditarietà spiega il genio. In conformità alla teoria comunemente accettata dell' ereditarietà, ogni generazione aggiunge qualcosa alla qualità tramandata dalla generazione precedente, e questa trasmette alla successiva tutto quello che ha accumulato nel passato; a sua volta la successiva generazione trasmette alla prossima generazione tutto quello che ha ricevuto, oltre il proprio contributo, e così via, da una generazione all'altra, fino a quando giungiamo ad una particolare generazione e ad un individuo di questa, in cui la qualità speciale, in un modo misterioso, si concentra e l'individuo si manifesta quale genio.

Secondo questa teoria popolare, qualche antenato di Shakespeare possedeva una traccia del suo genio, che trasmise ai suoi discendenti con l' ereditarietà; questi discendenti a loro volta, serbando intatto quello che il genitore aveva loro trasmesso, aggiunsero delle loro esperienze, poi queste e quelle esperienze trasmisero ai discendenti e così via per le successive generazioni, ogni generazione facendo tesoro delle esperienze delle passate generazioni e aggiungendo qualcosa di proprio, prima di trasmetterle alle successive. L'individualità di Shakespeare sarebbe, quindi, come un torrente arginato gradualmente, che però rompe gli argini quando la pressione supera il limite di resistenza.

Questa concezione delle ereditarietà si basa sull'ipotesi che quello che l'individuo acquista nelle sue facoltà, come risultato di adattamento all'ambiente, viene trasmesso ai discendenti.Questa è la conclusione a cui perviene la scuola darwinista di biologia, analizzando quello che avviene in natura. Le ricerche biologiche, nel corso degli ultimi anni, sono state in gran parte dirette a provare la validità della teoria della trasmissione delle caratteristiche acquisite; però non solo non si è affatto scoperto un solo caso certo, ma, al contrario, tutti gli esperimenti degli incroci e allevamenti hanno accumulato le prove per dimostrare esattamente il contrario.

La scuola biologica di Mendel giunge perciò a delle conclusioni sull'ereditarietà che non solo sono nuove, ma stupefacenti. Secondo questa scuola, le caratteristiche strutturali, da cui dipendono le capacità mentali e morali dell'individuo, esistono in tutti gli antenati nella loro pienezza; anzi, tutte le caratteristiche strutturali devono essere state presenti nel primordiale pulviscolo della materia vivente. Nulla affatto ha aggiunto l'evoluzione a questo pulviscolo originale e alle sue potenzialità protoplasmatiche. Ogni genio, che il mondo ha conosciuto o che conoscerà nel lontano futuro, potenzialmente già esisteva; per quanto si debbano attendere milioni di anni prima che sorgano i fatti genetici appropriati, affinché possa apparire quale genio sul palcoscenico dell'evoluzione.

La Natura non ha svolto la struttura complessa del cervello di Shakespeare dai cervelli rudimentali dei mammiferi, poiché tale complessità già esisteva in ogni cellula protoplasmatica. La Natura non ha evoluto il genio, ma soltanto lo ha svincolato dai ceppi avviluppanti del protoplasma primordiale, eliminando, una generazione dopo l' altra, i fattori genetici inibitivi per la sua tipica manifestazione. Bateson riassume queste teorie moderne, dicendo: "Ritengo che le qualità artistiche dell 'umanità si dimostreranno come dovute non già a qualcosa che si aggiunge alla formazione di un uomo comune, bensì all'eliminazione dei fattori che, nelle persone normali, inibiscono lo sviluppo di queste qualità.

E' quasi certo che possono essere riguardate come liberazione di poteri che normalmente sono inibiti. Lo strumento esiste, ma è inceppato". (Discorso presidenziale alla «Associazione Britannica delle Scienze», 1914). Il tempo dimostrerà quanto dovranno modificarsi le concezioni di Mendel con le successive scoperte, ma è certo che la concezione Darwinista dell' ereditarietà è insostenibile e, quindi, si conclude che il genio deve assai poco ai raggiungimenti intellettuali ed emozionali dei suoi antenati. Tuttavia, anche se ammettiamo, con i mendeliani, che il genio viene liberato dagli ostacoli dei fattori inibitivi e che non è affatto un risultato di lenta accumulazione, lasciamo ancora il mistero insoluto, cioè la spiegazione della capacità sintetica del genio.

Noi perciò non siamo più vicini alla comprensione della natura del genio, seguendo Mendel, anziché Darwin. Le teorie scientifiche ci narrano soltanto in quali condizioni il genio si manifesta o non si manifesta e null'altro. L'unica teoria ragionevole, che spieghi il genio o che ammetta i fatti scientifici sull'ereditarietà del genio, è quella della Rincarnazione.
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