Fra le molte dottrine che hanno alleggerito il fardello degli uomini, quella della Rincarnazione è certamente la più efficace. Non solo essa spiega perché uno nasce in mezzo al lusso e un altro nella povertà, perché uno nasce genio e un altro deficiente, ma anche ci fornisce la certezza che gli uomini mietono oggi quello che hanno seminato nel passato; così pure, nelle vite future, il povero e reietto di oggi raggiungerà quello che vuole, purché incominci sin d'ora ad operare in questo senso; ed anche il deficiente, operando una vita dopo l'altra, si formerà una mente che, nel lontano avvenire, sarà pari a quella di un genio.
Quando si sente parlare per la prima volta della Rincarnazione, naturalmente si suppone si tratti di una dottrina indiana, poiché è generalmente risaputo che questa dottrina costituisce il fondamento dell'Induismo quanto del Buddhismo. Tuttavia, la dottrina della Rincarnazione viene accettata ovunque quale credenza e le sue origini non si possono ricercare soltanto nelle fonti indiane. Ne sentiamo parlare fra gli aborigeni della lontana Australia e si narra di un indigeno australiano che sale lieto il patibolo e che, in risposta alla ragione della sua disinvoltura, disse: "Cade l'uomo nero e nasce l'uomo bianco, che ha un mucchio di quattrini da spendere!" Questa dottrina veniva insegnata dai Druidi dell'antica Gallia e Giulio Cesare ci narra come veniva impartita la dottrina della Rincarnazione ai giovani Galli, in forza della quale essi non temevano affatto la morte.
I filosofi greci pure conoscevano questa dottrina. Pitagora affermò ai suoi discepoli che, nella sua vita passata, egli era stato un guerriero nell'assedio di Troia ed in seguito incarnava il filosofo Armotimo di Glazomene .. La dottrina non è ignorata neppure dal Cristianesimo, qualora si accettino le precise affermazioni di Gesù, quando fu interrogato se Giovanni il Battista era Elia rinato: "Se volete crederei questi è Elia che doveva ritornare", (Marco, XI/14) quindi soggiunse le seguenti significative parole: "Chi ha orecchie per udire, oda!".
Nella tradizione ebraica posteriore, l'idea vi ricorre ed il "Talmud" cita diversi casi di Rincarnazione. Per molte persone la dottrina della Rincarnazione ha un grande fascino e Schopenhauer non esagera molto quando dice: "Ho constatato che questa dottrina appare evidente a tutti coloro che ne sentono parlare, sin dalla prima volta". Alcuni ci credono subito e ricevono la dottrina come un lampo di luce nelle tenebre ed il problema della vita viene da questi chiaramente compreso, accettando la Rincarnazione quale soluzione. Per altri, invece, la credenza si forma gradualmente, via via che i dubbi vengono chiariti e le domande trovano una risposta.
C'è soltanto un'obiezione che può logicamente contrapporsi alla credenza nella Rincarnazione, se correttamente intesa, come la Teosofia insegna. L'obiezione consiste nella domanda: "Se è così come voi dite, che io ho vissuto sulla terra in altri corpi, perché non ricordo il passato?" Ora, se la Rincarnazione è un fatto naturale, ci debbono essere certamente molti altri fattori concomitanti che ne indichino l'esistenza. Nessun fatto naturale resta isolato e, quindi, deve essere possibile scoprire il fatto per vie diverse. La stessa cosa vale per la Rincarnazione: in effetti, ci sono molti fatti di ordine psicologico, che dimostrano all'investigatore che la Rincarnazione deve essere un fatto di natura e non una teoria.
Nel rispondere alla domanda: perché noi non ricordiamo le nostre vite passate, certamente il primo punto consiste nel chiederei che cosa intendiamo per «memoria». Avendo delle idee chiare sul meccanismo della memoria, forse comprenderemo perché ricordiamo o non ricordiamo le nostre vite passate....