2,1. Perché ci lamentiamo della natura? lei si è comportata generosamente: la vita, se sai servirtene, è lunga. Ma uno lo possiede un'insaziabile avidità, un altro un affannarsi premuroso in fatiche inutili; uno è madido di vino, un altro è intorpidito dall'inerzia; uno lo sfianca l'ambizione, che è sospesa sempre a giudizi altrui, un altro il desiderio di commerciare per tutte le terre, per tutti i mari, lo conduce a capofitto con la speranza di lucro; certuni li tormenta il desiderio della vita militare, continuamente intenti agli altrui pericoli o ansiosi per i propri; ce ne sono alcuni, che l'ossequio senza risultati prestato ai potenti consuma in volontaria schiavitù;
2. molti, o l'aspirazione a raggiungere le fortune altrui o il lamento per la propria, li ha tenuti legati; moltissimi, che a nulla di certo tengono dietro, una leggerezza instabile ed incostante e scontenta di sé li ha sballottati per progetti sempre nuovi; a certuni non piace nulla verso cui dirigere la rotta, ma, snervati e sbadiglianti, il destino di morte li sorprende: cosicché ciò che è stato detto a mo' di oracolo presso il più grande dei poeti, io non dubito sia vero: «Piccola è la parte di vita in cui viviamo veramente». Tutto lo spazio che rimane non è vera vita, ma tempo.
3. Incalzano e stanno intorno i vizi da ogni parte, né permettono di rialzarsi o di elevare gli occhi per indagare dentro il vero, ma pesano addosso a chi è sommerso e confisso mirando al desiderio. Mai è loro lecito rifugiarsi in sé; ogni volta che qualche quiete capita loro casualmente, come nel mare profondo in cui c'è moto di onde anche dopo il vento, essi ondeggiano né mai per loro sta saldo il riposo dai desideri.

5. Poi c'è la stoltissima indignazione di certuni: si lamentano della schizzinosità delle persone potenti, perché per loro, che volevano con quelle abboccarsi, non hanno avuto tempo! ha la sfrontatezza di lamentarsi per la superbia altrui qualcuno, che mai ha tempo per sé stesso? quello, purtuttavia, con volto sì burbanzoso, ma qualche volta si è volto a guardare te, chiunque tu sia; quello ha abbassato le sue orecchie, per ascoltare le parole tue; quello ti ha accolto al suo fianco: tu, di guardare qualche volta in te, di ascoltarti, mai ti sei degnato. Non mettere pertanto in conto a qualcuno cotesti tuoi uffici, dal momento che tu, quando li compivi, non volevi certo stare con un altro, ma non eri capace di stare con te stesso.