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Fior di loto |
Questo fenomeno, studiato per la prima volta negli anni Sessanta, è dovuto alla presenza di cristalli di una cera idrofobica di dimensioni nanometriche. Le gocce d'acqua rotolano su questa superficie ruvida portandosi dietro i granelli di polvere e di terra.
Negli ultimi anni di ricerche questa capacità è stata riscontrata anche in altre 200 piante ma il loto è quella più nota tanto che si parla di "effetto loto" quando si descrive l'abilità di autopulirsi. L'epidermide di Nelumbo lutea e di Nelumbo nucifera, le uniche due specie di loto esistenti, restano talmente lustre che molti ricercatori stanno studiando come realizzare, attraverso le nanotecnologie, dei materiali che la imitino. E un gruppo di ricerca internazionale che nasce dalla collaborazione fra la Duke University, il MIT (Massachusetts Institute of Technology), e l'Università di Trento ci è riuscito: una foglia artificiale costituita da un foglio di grafene sovrapposto a un substrato di materiale polimerico che riesce a pulirsi e che potrà essere utilizzata in diversi campi. Dalla medicina alla ingegneria, dall'aeronautica all'architettura, il mondo vegetale ispira la scienza.(science)