19/07/14

Bisogna passeggiare all'aria aperta affinché, con liberi orizzonti e molta respirazione, l'animo si accresca e si rinfranchi | Seneca

........................tutti costoro, con poca spesa di tempo, trovarono il modo di diventare eterni e all'immortalità giunsero morendo. [ qui ]


17,1. Anche quella è non mediocre materia di preoccupazioni, se assumi con ansiosa cura atteggiamenti artefatti e non ti mostri a nessuno con schiettezza; e di questo tipo è la vita di molti, falsa, preparata per fame mostra: tormenta infatti la continua sorveglianza di sé e teme di essere sorpresa in atteggiamento diverso dal solito. Né mai ci sciogliamo dalla preoccupazione, quando crediamo di essere tante volte vagliati e soppesati quante volte siamo visti; capitano infatti molti casi che denudano noi contro voglia, e quand'anche ottenga buoni risultati una così grande cura di sé, tuttavia non piacevole né senza preoccupazioni è la vita di chi sempre vive sotto la maschera.
2. Invece, quanti  piaceri contiene in sé quella schiettezza sincera, e di per sé disadorna, nessun velo ponendo davanti al proprio carattere! tuttavia, anche questo modo di vita affronta il pericolo di essere tenuto in poco conto, se tutti gli aspetti a tutti sono aperti: c'è gente infatti che cura poco tutto ciò cui può accedere troppo da vicino. Ma né la virtù corre il pericolo di perdere valore se è portata davanti agli occhi, ed è meglio essere tenuti in poco conto per la propria schiettezza che essere tormentati da una continua finzione. Una giusta misura dobbiamo tuttavia usare in questa faccenda: c'è molta differenza fra il vivere con semplicità o con trascuratezza.
3. Molto bisogna anche ritirarsi in sé stessi: l'avere a che fare con gente diversa mette in confusione ciò che è stato messo in buon ordine, rinnova le passioni, e tutto ciò che nell'animo c'è di debole e di non perfettamente guarito lo esulcera. Bisogna mescolare tuttavia queste cose ed alternarle, la solitudine e la folla: l'una ci procurerà nostalgia della gente, l'altra nostalgia di noi stessi; l'una sarà rimedio dell'altra: il fastidio per la folla lo curerà la solitudine, la noia della solitudine la folla.
4. Né, d'altra parte, la mente deve essere sempre tenuta nella medesima tensione con uguale ritmo, ma occorre chiamarla giù al divertimento. Socrate non arrossiva di giocare con i figlioletti e Catone" rilassava con il vino l'animo affaticato dalle pubbliche cure; Scìpione, quel suo corpo che conosceva i trionfi ed il servizio militare, lo muoveva secondo il ritmo, non spezzandosi con movimenti molli, come ora è costume per coloro che anche con la studiata andatura sono snervati al di là della femminile mollezza, ma come solevano quegli uomini antichi, nel divertimento dei giorni di festa, danzare in tre tempi, in modo virile, senza correre il pericolo di perdere la dignità, anche se fossero stati visti dai loro nemici.
5. Bisogna concedere agli animi una tregua: migliori e più pronti si alzeranno, una volta che si saranno riposati. Come ai campi fertili non bisogna dare comandi duri (presto li esaurirà una fecondità mai sospesa), così una fatica continua romperà gli impeti dell' animo; riprenderanno le forze, se sono per un po' lasciati liberi e a riposo: nasce dall'assiduità delle fatiche un certo ottundimento e languore dell'animo.
6. Né a questo riposo tenderebbe un desiderio tanto grande degli animi, se non avessero in sé un naturale piacere il divertimento ed il gioco. Un loro uso troppo frequente strapperà agli animi ogni capacità di più elevate occupazioni ed ogni forza; infatti, anche il sonno è necessario per riprendere vigore, ma se lo continuerai giorno e notte, sarà la morte. C'è molta differenza fra l'allentare le briglie ed il lasciarle andare del tutto.
7. I legislatori stabilirono giorni di festa, perché all'allegria gli uomini fossero costretti dalla volontà dello Stato, quasi interponendo alle fatiche un necessario temperamento. Inoltre, come ho detto, grandi uomini si assegnavano ferie mensili in giorni determinati, certuni dividevano ogni giornata fra ozio ed impegni: fra costoro, come ricordiamo noi, ci fu Asinio Pollione, il grande oratore, che nessuna cosa trattenne al lavoro dopo le sedici; neppure le lettere, dopo quell'ora, leggeva, affinché non nascesse nessun nuovo impegno, ma in quelle due ore deponeva la stanchezza di tutta la giornata. Certuni staccarono a metà della giornata e rimandarono alle ore del pomeriggio qualche compito meno importante. Anche i nostri antichi vietavano che in Senato si mettesse, dopo le sedici, qualche nuovo problema all'ordine del giorno, il soldato divide i turni di guardia e la notte è senza compiti di servizio per coloro che tornano dalle sortite.
8. Occorre indulgere alI'animo e concedere di volta in volta riposo, che valga come alimento e mezzo per ottenere forze. Inoltre, bisogna passeggiare all'aria aperta affinché, con liberi orizzonti e molta respirazione, l'animo si accresca e si rinfranchi; a volte, una passeggiata in carrozza o a piedi ed il cambiamento di ambiente daranno vigore ed il mangiare in compagnia ed il bere più abbondantemente del solito. A volte, bisogna spingersi anche fino all'ebrezza, non a ché ci sommerga, ma a ché ci tolga
vigore: scioglie infatti le preoccupazioni e dal profondo muove l'animo, e, come cura certe malattie, così cura la malinconia. Libero fu detto' non per la sfrontatezza di linguaggio l'inventore del vino, ma perché libera l'animo dalla schiavitù dalle preoccupazioni, lo fa indipendente, gli dà vigore e lo fa più audace verso ogni tentativo.
9. Ma così della libertà di parola come del vino, salubre è la giusta misura. Che Solone ed Arcesila" abbiano inclinato al vino, lo credono; a Catone fu rinfacciata l'ubriachezza, ma chiunque gliela rinfacciò, più facilmente renderà rispettabile l'accusa rivolta, che non turpe Catone. Ma non bisogna farlo spesso, a ché l'animo non assorba cattive abitudini, e tuttavia qualche volta bisogna trarlo fuori fino ad uno stato di vivacità e di libertà, e per un po' va allontanata la sobrietà aggrottata.
10. Sia infatti che crediamo al poeta greco: «A volte anche fare pazzie è piacevole», sia a Platone: «Invano batte alle porte della poesia chi è padrone di sé», sia ad Aristotele: «Non ci fu grande ingegno senza mescolanza di pazzia»: nulla di grande e di superiore agli altri è in grado di dire una mente, se non concitata.
11 Quando ciò che è solito ed usuale lo ha disprezzato, e per divina istigazione è balzata più in alto, solo allora ha cantato qualche cosa di più grande che non con bocca mortale. Non è in grado di toccare alcunché di elevato e di posto in ardua posizione, finché è in sé: bisogna che si allontani da ciò che è usuale e che sia portata fuori e che morda i freni e che trascini via il suo auriga e lo porti là, dove, da solo, avrebbe avuto timore di salire.
12. Hai i precetti, o carissimo Sereno, che sono in grado di custodire la tranquillità, di ristabilirla, di resistere ai vizi che si avvicinano strisciando: sappi tuttavia per certo che nessuno di questi precetti è sufficientemente forte per chi faccia la guardia ad una cosa debole, se intenta ed assidua la cura non cinge tutto intorno l'animo vacillante.
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