La Divina
Commedia di Dante Alighieri credo sia una delle opere più
famose al mondo oltre che la più odiata dagli studenti che, tra i versi dei
canti del poeta fiorentino, hanno passato davvero le pene dell’inferno. Questa
settimana, nella mia rubrica letteraria vi parlerò di due autori che, partendo
da Dante e dai suoi gironi
infernali, hanno costruito dei romanzi di tutt’altro genere.
Il primo autore di cui vi parlerò è Matthew Pearl, che esordisce nel
panorama letterario pescando ad ampie mani dal Dante e dai suoi appassionati, con il libro Il Circolo Dante. Il Circolo
Dante, per chi non lo sapesse (io l’ho scoperto dopo aver letto questo
libro) è un circolo esistente, fondato in America e composto da vari scrittori
statunitensi per promuovere la conoscenza della Divina commedia negli Stati Uniti. Grazie a loro l’opera di Dante ebbe il successo che meritava e il circolo chiamato Dante Society divenne una delle più
famose associazioni di dantisti nel mondo: della serie devono pensarci gli
stranieri a promuovere l’arte italiana.
Per il suo esordio Pearl ci porta nella Boston del 1865 appena uscita dalla guerra
civile che ha lasciato ovunque relitti e fantasmi di ciò che un tempo erano
uomini vigorosi. In questo scenario un gruppo di letterati, tra i quali il
poeta Henry Wadsworth Longfellow,
fonda un circolo per far conoscere a tutti la Divina Commedia di Dante,
occupandosi della sua traduzione. L’Università di Harvard tenta in tutti i modi
di ostacolarne l’operato, per impedire la diffusioni
delle superstizioni immorali e papiste di Dante. Tra le strade di Boston
però si aggira anche un feroce assassino che condanna le sue vittime agli
stessi supplizi inferti da Dante nei suoi gironi infernali, nessuno sembra
notarlo, tranne i membri del circolo, che decidono di trovare l’assassino anche
a costo delle loro stesse vite.
“Voglio
solo metterti in guardia, lettore. Per favore, se decidi di proseguire, ricorda
che le parole possono uccidere.”
Un buon inizio per un libro è tutto e Matthew Pearl inizia subito bene con
questa frase alla quale nessun lettore saprebbe resistere. Il Circolo Dante è un romanzo giallo nel quale però i veri
protagonisti sono poliziotti, investigatori, avvocati o medici legali con il
pallino per il giallo, ma letterati.
Il romanzo è pregno delle atmosfere cupe e dolorose
dell’Inferno dantesco, tra orrore e dolore, con omicidi descritti con tale
dovizia di particolari e così visivamente delineati da far stringere lo stomaco
anche al più preparato dei lettori. Se siete facilmente impressionabili
cambiate libro. Questa apprezzabilissima qualità dell’autore però gli pesta
anche un po’ i piedi, perché molti lettori hanno trovato questa solerzia di
dettagli eccessiva e a tratti inutili. Sarà anche così, ma Dante nel suo Inferno non ci va tanto per il leggero, quindi perché
per Pearl dovremmo gridare all’eccesso?
La narrazione di base, il giallo sugli omicidi,
viene diluito con la narrazione di ambientazione, atta a calare il lettore nel
tempo in cui si sta scrivendo, ma anche, magari di istruirlo un po’ sul Dante. Queste digressioni, a mio avviso
utilissime e per nulla slegate con il giallo che fa da collante, scoraggiano
alcuni lettori, forse abituati ai thriller dove il nocciolo è appunto l’investigazione.
Ne Il Circolo Dante il nocciolo non
è il giallo, è Dante.
Trama accattivante, intreccio mirabile, finale…
ecco, i finali dei romanzi di Pearl
lasciano un certo amaro in bocca. Inaspettati alcuni, monchi altri, sta di
fatto che lasciano sempre un certo nonsoché difficile da digerire, rischiando
di rovinare un po’ un romanzo davvero squisito e ben narrato.
Ve lo consiglierei? Solo se non vi avvicinate a Pearl sperando in un autore giallo. Pearl è un letterato. Se tenete a mente
questo, allora si, ve lo consiglio, se cercate invece un bel giallo o un
thriller avvincente allora vi consiglio il libro di cui vi parlerò venerdì.