01/04/14

Se il giallo non è un giallo ma solo un pretesto per un po’ di sana cultura

La Divina Commedia di Dante Alighieri credo sia una delle opere più famose al mondo oltre che la più odiata dagli studenti che, tra i versi dei canti del poeta fiorentino, hanno passato davvero le pene dell’inferno. Questa settimana, nella mia rubrica letteraria vi parlerò di due autori che, partendo da Dante e dai suoi gironi infernali, hanno costruito dei romanzi di tutt’altro genere.
 
Dante e Virgilio
(opera di William Blake)
Il primo autore di cui vi parlerò è Matthew Pearl, che esordisce nel panorama letterario pescando ad ampie mani dal Dante e dai suoi appassionati, con il libro Il Circolo Dante. Il Circolo Dante, per chi non lo sapesse (io l’ho scoperto dopo aver letto questo libro) è un circolo esistente, fondato in America e composto da vari scrittori statunitensi per promuovere la conoscenza della Divina commedia negli Stati Uniti. Grazie a loro l’opera di Dante ebbe il successo che meritava e il circolo chiamato Dante Society divenne una delle più famose associazioni di dantisti nel mondo: della serie devono pensarci gli stranieri a promuovere l’arte italiana.

Per il suo esordio Pearl ci porta nella Boston del 1865 appena uscita dalla guerra civile che ha lasciato ovunque relitti e fantasmi di ciò che un tempo erano uomini vigorosi. In questo scenario un gruppo di letterati, tra i quali il poeta Henry Wadsworth Longfellow, fonda un circolo per far conoscere a tutti la Divina Commedia di Dante, occupandosi della sua traduzione. L’Università di Harvard tenta in tutti i modi di ostacolarne l’operato, per impedire la diffusioni delle superstizioni immorali e papiste di Dante. Tra le strade di Boston però si aggira anche un feroce assassino che condanna le sue vittime agli stessi supplizi inferti da Dante nei suoi gironi infernali, nessuno sembra notarlo, tranne i membri del circolo, che decidono di trovare l’assassino anche a costo delle loro stesse vite.
 
Il circolo Dante
“Voglio solo metterti in guardia, lettore. Per favore, se decidi di proseguire, ricorda che le parole possono uccidere.”

Un buon inizio per un libro è tutto e Matthew Pearl inizia subito bene con questa frase alla quale nessun lettore saprebbe resistere. Il Circolo Dante è un romanzo giallo nel quale però i veri protagonisti sono poliziotti, investigatori, avvocati o medici legali con il pallino per il giallo, ma letterati.

Il romanzo è pregno delle atmosfere cupe e dolorose dell’Inferno dantesco, tra orrore e dolore, con omicidi descritti con tale dovizia di particolari e così visivamente delineati da far stringere lo stomaco anche al più preparato dei lettori. Se siete facilmente impressionabili cambiate libro. Questa apprezzabilissima qualità dell’autore però gli pesta anche un po’ i piedi, perché molti lettori hanno trovato questa solerzia di dettagli eccessiva e a tratti inutili. Sarà anche così, ma Dante nel suo Inferno non ci va tanto per il leggero, quindi perché per Pearl dovremmo gridare all’eccesso?
 
Matthew Pearl
La narrazione di base, il giallo sugli omicidi, viene diluito con la narrazione di ambientazione, atta a calare il lettore nel tempo in cui si sta scrivendo, ma anche, magari di istruirlo un po’ sul Dante. Queste digressioni, a mio avviso utilissime e per nulla slegate con il giallo che fa da collante, scoraggiano alcuni lettori, forse abituati ai thriller dove il nocciolo è appunto l’investigazione. Ne Il Circolo Dante il nocciolo non è il giallo, è Dante.

Trama accattivante, intreccio mirabile, finale… ecco, i finali dei romanzi di Pearl lasciano un certo amaro in bocca. Inaspettati alcuni, monchi altri, sta di fatto che lasciano sempre un certo nonsoché difficile da digerire, rischiando di rovinare un po’ un romanzo davvero squisito e ben narrato.

Ve lo consiglierei? Solo se non vi avvicinate a Pearl sperando in un autore giallo. Pearl è un letterato. Se tenete a mente questo, allora si, ve lo consiglio, se cercate invece un bel giallo o un thriller avvincente allora vi consiglio il libro di cui vi parlerò venerdì.
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