Scendiamo oggi un altro gradino nel regno creato dalla nostra Regina delle Tenebre: Anne Rice. Avevamo lasciato la saga de Le cronache dei vampiri al primo capitolo dove Louis de Pointe du Lac narrava, con voce tormentata e sconfortata, la sua lunga vita da vampiro.
In questo secondo capitolo della saga, intitolato Scelti dalle tenebre, l'attenzione passa da Louis a Lestat de Lioncourt che, dopo aver dormito a lungo, risorge scoprendo un mondo totalmente diverso da quello che aveva lasciato. Al suo risveglio tutto è nuovo, pieno di stimoli affascinanti e infinite possibilità che lo porteranno a diventare una vera rock star, uscendo allo scoperto come nessun vampiro aveva mai fatto prima.
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Scelti dalle tenebre |
In questo romanzo Lestat ci racconta la sua storia, da quando era ancora umano a quando divenne vampiro, dalle sue peregrinazioni per il mondo fino al suo incontro con Louis raccontandoci il suo punto di vista, ribattendo punto per punto alle affermazioni diffamatorie che il vampiro aveva fatto sul suo conto.
“Sono il vampiro Lestat. Sono immortale. Più o meno. La luce del sole, il calore di un fuoco intenso... ecco, potrebbero annientarmi. O forse no... Ora sono ciò che l'America chiama una superstar del rock.”
Lestat irrompe nella saga con tutta la sua irruenza, il suo narcisismo e il suo fascino. D'ora in poi sarà lui il protagonista e il narratore della saga, salvo qualche cambio di narrazione. Da qui cominceremo a conoscerlo, con i suoi capricci e i suoi tormenti, con i suoi slanci emotivi e i suoi discorsi filosofici.
Se Lestat è l'alter ego del marito della Rice, ciò che l'autrice fa dire al suo personaggio, altro non è che quello che lei stessa sta cercando. Da questo romanzo infatti inizia un viaggio per Lestat e la Rice, un lungo viaggio alla ricerca di risposte. Ma torniamo al libro, e vediamo un po' com'è.
Prima di tutto vi devo avvertire che questo secondo romanzo è ben diverso dal primo. Lo stile della Rice sta maturando, la sua capacità di portare il lettore nel suo mondo si sta facendo sempre più raffinata, e allo stesso tempo scopriamo l'anima filosofica dell'autrice.
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Anne Rice |
Scelti dalle tenebre infatti, prende una piega più profonda e più filosofica rispetto ad Intervista col vampiro, cosa che a più di qualche lettore potrebbe non andare giù, tanto da chiedersi perché mai questa saga abbia avuto tanto successo. Anne Rice è fatta così, le vicende e le avventure dei suoi personaggi sono interrotte da pause riflessive. Sicuramente difficili da digerire e per nulla incoraggianti a finire un libro che comincia ad essere corposo, ma fidatevi, tutte queste digressioni che la Rice fa sul suo amato Lestat servono a dipingere il personaggio, a far comprendere al lettore chi sia il vampiro Lestat e cosa lo spinga ad agire, perché senza capire tutto questo, non è possibile comprendere il perché poi riesca a combinare guai nel mondo umano quanto in quello vampiresco.
In Scelti dalle tenebre, oltre ad incontrare alcuni personaggi che avevamo già conosciuto nel precedente capitolo, ne incontriamo molti altri, alcuni dei quali saranno ospiti più o meno fissi, della lunga saga sui vampiri, ognuno dei quali avrà il proprio spazio per narrare la propria vita e i propri pensieri.
Una Rice dunque che ha appena cominciato a scalfire la superficie del suo “regno vampiresco”, con uno stile che deve ancora prendere del tutto forma, e la giusta misura tra azione e pause riflessive, ma che merita di essere letto almeno per il fatto che a parlare sia Lestat, il principino viziato del vampiri.
“La bellezza non era il tradimento che lui aveva immaginato; era piuttosto una terra inesplorata dove si potevano commettere mille errori fatali, un paradiso selvaggio e indifferente senza nulla che indicasse la presenza del male e del bene. Nonostante tutti gli affinamenti della civiltà che cospiravano per creare l'arte, la perfezione inebriante del quartetto d'archi, e la grandiosità distesa delle tele di Fragonard, la bellezza era selvaggia. Era pericolosa e senza leggi come lo era stata la terra molti millenni prima che l'uomo avesse un solo pensiero coerente o scrivesse codici di comportamento sulle tavolette d'argilla. La bellezza era un Giardino Selvaggio.”
(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)