21/01/14

Perché si dice “ senza infamia e senza lode? ”

Si usano queste parole per indicare un’azione o un risultato non degni di particolari meriti ma che non si possono nemmeno considerare in modo negativo. L’origine è da ricercarsi in un passo della Divina Commedia di Dante Alighieri, che lo utilizzò nei confronti di coloro che occupano il girone degli ignavi. E’ quindi grazie al sommo poeta se oggi si utilizza questa espressione.

 Nel Canto III dell'Inferno (Inf. III 35-36) egli sta descrivendo la massa dei cosiddetti "ignavi", cioè dei vili che rifiutarono di schierarsi per qualsiasi causa per vigliaccheria. Dante allora li definisce come: « tegnon l'anime triste di coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo. » All'epoca il significato di queste parole era più duro di quello odierno. Dante disprezza infatti coloro che sono stati neutrali per vigliaccheria, avendo invece egli vissuto sulla propria pelle le conseguenze delle proprie idee politiche (si pensi solo al suo esilio). Giudicandoli "sciaurati che mai non fûr vivi", egli li colloca nell'Antinferno, non ritenendoli degni nemmeno di stare tra i dannati. Di essi nel mondo non rimane traccia ("Fama di loro il mondo esser non lassa") e anche Dio li ignora ("misericordia e giustizia li sdegna"): non vale neanche la pena stare a parlare di loro (non ragioniam di lor, ma guarda e passa).
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