08/11/13

" Facciamo rientrare i cervelli in fuga mandando in pensione i "baroni" over 70" lo dice la ministra Carrozza.

Maria Chiara Carrozza - in un'intervista a Radio 24 - torna ad occuparsi di università, Carrozza annuncia misure per far rientrare i cervelli in fuga: "Per loro più cattedre da professori" "A 70 anni i professori universitari, se fossero generosi e onesti, dovrebbero andare in pensione". 
All'indomani della conversione in legge del "decreto scuola" da parte del Parlamento, il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza mette sul tavolo della discussione le soluzioni più adeguate per risolvere la profonda crisi in cui stanno scivolando gli atenei italiani. Lo fa schierandosi contro il blocco del turnover e promettendo provvedimenti per invogliare i talenti in fuga all'estero a rientrare in Italia, offrendo loro una cattedra "da professori". E non un contratto da semplici ricercatori.Toni duri, quelli del ministro. Per Carrozza, i "baroni" che oggi vogliono rimanere in ruolo oltre una certa età "offendono la propria università ma soprattutto i giovani. In un momento di sacrifici per tutti li facciano anche loro che hanno avuto tanto da questo mondo". Dovrebbero invece "offrirsi di fare gratuitamente seminari, seguire laureandi, oppure offrire le proprie biblioteche all'università". "
Università
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Abbiamo pensato di risparmiare, bloccando il turnover per anni - prosegue - ma ciò significa la morte dell'università e della ricerca. Risparmiare sul turnover vuol dire chiudere le porte a ciò che è fondamentale per l'università: il ricambio generazionale".
Dopo la scuola, sembra dunque aprirsi un nuovo fronte di riforme. Dalle parole, il ministro, potrebbe presto passare ai fatti, proponendo una disciplina delle pensioni dei professori universitari diversa dall'attuale. "Sono stata sempre per un pensionamento rapido - prosegue la Carrozza - magari non uguale per tutti. Ma non si può tenere il posto e pretendere di rimanere solo perché è un diritto".

Tra le immediate priorità del ministero ci sarebbe, poi, un piano d'azione generale per contrastare la fuga dei cervelli all'estero. Un progetto in tre punti: portare il turnover oltre il 50% (proposito già avviato nei primi mesi di governo), utilizzare le poche risorse a disposizione tutte su un programma per giovani ricercatori, premiare gli atenei che scelgano giovani ricercatori come responsabili dei team.

Il lavoro preparatorio ruota attorno a quali incentivi introdurre per favorire il rientro dei ricercatori italiani dall'estero. "Non si può fare l'attrazione con i contratti a termine - sottolinea Carrozza - ma occorre rendere 'professore' chi rientra, con una posizione decorosa e degna dello sforzo che ha fatto per tornare in Italia". Portando, come esempio, la sua esperienza di giovane ricercatrice: "Io ho potuto fare la carriera che ho fatto solo perché mi trovavo in un luogo dove si privilegiava l'indipendenza, l'autonomia e la capacità di leadership".
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