Il-Trafiletto

17/01/14

L'Oroscopo del su e giù

Lo so lo so vi sono mancata, immagino tutti voi disperati che vi chiedete come sarà la verve suina, alta o bassa, crescente o calante, su o giù???...scopriamolo!



ARIETE   




La vostra solita fretta porta confusione ma la cinta è calda e
scoppiettante, occhio a non scottarvi!







TORO    





Il porchis-inside è divenuto porchetta
ma fatevi assaggiare su!







GEMELLI   





Chi la dura la vince, freccia in salita per voi, il sud-ombelico va sempre più suuuu...ehm ^_^'






CANCRO    






Vedete di ringraziare Giove già che state sempre col naso in su...
sì il naso è...





LEONE  





Danza del ventre in solitaria per voi ma, ricordate,
con un qualche spettatore è più gratificante.






VERGINE 





Verve fascinosa stazionaria,
siete desiderati ma non desiderosi,
non tirate troppo la lenza è!







BILANCIA  




La vostra solita indecisione vi porta confusione ma cari miei,
non sono mal di pancia.







SCORPIONE  




Le feste appena passate hanno aumentato i vostri orizzonti...addominali,  forse è il caso di buttarne via un pò per riuscire a vedere il sud-ombelico e tornare a gioire di altre visioni.






SAGITTARIO 





Nuove situazioni vi stra-caricano, la verve suina è in salita,
riscoprirete sapori dimenticati.






CAPRICORNO  





Il vostro andare in tremila direzioni vi sfianca, fissate un punto e
decidetevi, è difficile accontentare tutti con la patta inceppata.





ACQUARIO    





Risparmiatevi sul lavoro,
le forze vi occorrono per stare dietro alla cinta che scalpita,
nuove intese per chi è in coppia uauuuu.






PESCI   




Le stelle vi regalano anticipi di primavera,
verve suina e porchis-inside in un unico blocco,
sarete sorridenti per un bel pò :)






Quando il successo arriva al secondo tentativo

Eccentrico, straordinariamente intelligente, cocainomane, buon violinista, esperto schermidore, buona conoscenza del diritto britannico, accurata conoscenza dell'anatomia e una profonda conoscenza della chimica. Vi serve qualche altro indizio per capire di chi sto per parlarvi? Allora vi dico che il suo inseparabile amico, nonché narratore delle sue avventure, è un medico. Ora vi è più chiaro? Esattamente, sto parlando del grande Sherlock Holmes e del suo inseparabile amico, il dottor John H. Watson.

In particolare vi parlerò dei primi racconti di Arthur Conan Doyle che scrisse sul suo investigatore, ovvero Uno studio in rosso e Il segno dei quattro.
Sherlock Holmes e John H. Watson

Ne Uno studio in rosso il dottor Watson e Sherlock Holmes si incontrano per la prima volta, quando il dottore è costretto a tornare a Londra per riprendersi da una grave malattia contratta in Afghanistan. Qui si trova costretto a trovare un alloggio e un coinquilino con cui dividere le spese di affitto, e così, grazie all'intervento di un amico, Watson e Holmes finisco per vivere sotto lo stesso tetto. E' però solo dopo qualche giorno che Watson capisce veramente chi sia il suo compagno e quali siano le sue occupazioni. Quando al 221B di Baker Street giunge un messaggio da parte da Scotland Yard su un recente omicidio, Holmes invita il dottor Watson ad unirsi a lui per le indagini, così che Watson possa vedere all'opera le incredibili capacità analitiche del giovane investigatore.

Nel secondo racconto, Il segno dei quattro, il dottor Watson è nuovamente costretto ad un riposo forzato, mentre il suo amico Holmes è assalito dalla noia più nera. Un giorno però giunge in Baker Street una giovane donna con un padre scomparso, una donazione regolare che si interrompe così improvvisamente com'era iniziata e un incontro misterioso per quella stessa notte. Holmes ha finalmente la possibilità di rimettersi in corsa in un'indagine il cui intreccio si dipanerà tra la grigia e nebbiosa Londra e il caldo arcipelago delle Andamane.

"È un errore confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso. Spesso, il delitto più banale è il più incomprensibile proprio perché non presenta aspetti insoliti o particolari, da cui si possono trarre delle deduzioni."
Arthur Conan Doyle

Uno studio in rosso venne pubblicato nel 1887, Conan Doyle ne vendette i diritti per soli 25 sterline, una miseria per quel tempo, considerato poi che il racconto venne quasi ignorato dai lettori. Fu infatti nel 1890, quando venne pubblicato Il segno dei quattro, che Conan Doyle venne notato e riscosse il successo che rese famoso Sherlock Holmes molto più del suo creatore, tanto che Conan Doyle tentò di sbarazzarsi di lui, salvo poi farlo resuscitare onde evitare il linciaggio delle folle inferocite che ri-volevano il loro eccentrico investigatore.

Come per i romanzi successivi, anche in questi prime opere, la voce narrante delle avventure del famoso investigatore è quella dottor Watson, che con semplicità e sentimento ci illustra la situazione, segue i ragionamenti di Holmes e poi ci conduce alla soluzione del crimine, e proprio come Watson riusciamo a capire solo alla fine, al contrario di quel segugio di Holmes, come si sono svolti i fatti.

Un Conan Doyle agli esordi, non ancora del tutto fluido nella narrazione, ma già avvincente e intenso nella sua descrizione di una vecchia e nebbiosa Londra. Due trame molto ricercate, intrecci meravigliosamente definiti, personaggi caratterizzati con un tocco talmente realistico da poterli vedere avvicendarsi davanti ai nostri occhi.

Ciò che rese queste opere famose fu l'avanguardia con cui Holmes, e il suo metodo deduttivo, risolvevano i casi, dobbiamo infatti ricordare che si svolgono nell'800 e non ai tempi di CSI, ma forse è anche il modo stesso di fare di Holmes ad averlo reso un personaggio così celebre tanto da resistere quasi del tutto inalterato fino ai giorni nostri.

Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità”

Il mal di schiena di 1 bambino su 2 è causato dallo zaino troppo pesante!

Il mal di schiena di 1 bambino su 2 è causato dallo zaino troppo pesante! Lo zaino eccessvamente pesante, rappresenta un problema non da poco che le mamme conoscono bene. Allora quali devono essere i criteri da rispettare per fare si che lo zaino dei nostri figli sia sopportabile?
Lo zaino di un bambino(a) dovrebbe essere, in base ad uno studio recente, lo zaino ideale! Le mamme, disgraziatamente, conoscono bene questo problema: e se ci si organizza dividendo i libri da portare con il compagno di banco? Risulterebbe ancora troppa la mole di cose da portare per 6, 7 ore di lezione a scuola.

Ordunque, come se già non ce ne fossimo accorti, ci giunge una ricerca della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) che ci riporta come a causa degli zaini tra i bambini delle elementari circa 5 su 10 soffrono di lombalgia, cioè di mal di schiena. In pratica un bambino su due, e la percentuale è molto più elevata rispetto a quella dei loro genitori, quando avevano la loro età. Paolo Cherubino, preisdente della SIOT, dichiara che proprio la fascia tra i 6 e i 10 anni “è la fascia d’età più importante per lo sviluppo del muscolo scheletrico, e in cui la schiena dei bambini è più delicata”.
Zaino: causa di mal di schiena

Non bisogna quindi utilizzare zaini inadatti, indossarli male (magari con una sola spalla) o ancora bisogna fare attenzione che i bambini non studino con la schiena curva. Ma qual è il modello di zaino adatto? Deve essere “leggero quando è vuoto, non deve essere dotato di aperture a soffietto, deve avere ampie bretelle imbottite e cinture per essere fissato alle anche rispetto alle quali non deve mai scendere oltre lungo la schiena. Lo schienale deve essere imbottito ma rigido e gli spallacci morbidi”.

Vivo il sergente dell'Esercito USA prigioniero dei Taleban da cinque anni

Fu catturato nel giugno del 2009, al termine di un turno di guardia. Trattative discontinue con i taleban, trascinano a lungo la sua liberazione. Unico prigioniero di guerra americano, non si sapeva nulla di lui da tre anni. Finalmente un video dove lo ritrae vivo, riapre i negoziati per portarlo a casa.

Il sergente dell’Esercito degli Stati Uniti, Bowe Bergdahl, prigioniero dei taleban, fucatturato nel giugno del 2009, al termine di un turno di guardia in un remoto avamposto della provincia di Paktika, nel sud-est dell’Afghanistan. Ad oggi è l’unico prigioniero di guerra americano in tutto il Pianeta, e di lui non si avevano immagini da circa tre anni. Sino a quando, pochi giorni fa, le autorità militari americane sono venute in possesso di un video le cui immagini confermano che il sergente è ancora vivo. Dal filmato, realizzato sembra il 14 dicembre 2013, Bergdahl appare in precarie condizioni di salute a causa della sua lunga detenzione nelle mani del gruppo Haqqani, ovvero gli affiliati dei taleban in Pakistran, ma non è chiaro dove sia il luogo di detenzione. «La vicenda del sergente Bowe Bergdahl si è trascinata troppo a lungo e noi continuiamo a lavorare alacremente per giungere a una sua liberazione in tempi rapidi», ha spiegato un portavoce del Pentagono.
Nel maggio 2012, il governo americano aveva confermato pubblicamente di aver avviato un negoziato con i taleban per la liberazione di Bergdahl, ma da allora le trattative sono state assai discontinue e non hanno portato a nessun risultato di fatto.

Bowe Bergdahl, 28 anni, in un filmato con
uno dei carcerieri del gruppo terroristico Haqqani.
Il sergente Usa è stato catturato al termine di un turno di
guardia nella provincia di Paktika
Soprattutto per la preoccupazione da parte americana che consegnare prigionieri in cambio della liberazione del sergente avrebbe voluto dire permettere loro di tornare a combattere contro le forze alleate. Poi il cambio di rotta, circa un anno fa, quando la Casa Bianca ha annunciato che era disposta a inviare cinque detenuti in Qatar, dove era stata aperta un rappresentanza diplomatica taleban, in cambio di Bergdahl. Non è chiaro quali sviluppi abbia avuto quell’annuncio, né se il video del sergente giunto in questi giorni sia un segnale di svolta. «Non possiamo fornire informazioni dettagliate sullo stato della trattativa o su quali passi stiamo compiendo. - prosegue il portavoce della Difesa Usa - Ma è fuori discussione che ogni giorni ci adoperiamo, con ogni strumento e mezzo militare di intelligence o diplomatico, affinché il sergente Bergdahl faccia ritorno a casa sano e salvo». Chi è sempre stato convinto di poter riabbracciare il militare, è la sua famiglia originaria dell’Idaho. «Come abbiamo fatto tante volte in questi quattro anni e mezzo, chiediamo ai rapitori di rilasciare Bowe sano e salvo così che possa riunirsi ai suoi genitori», spiegano in una nota. Lo scorso anno i Bergdahl avevano ricevuto una lettera da parte del figlio – che al momento del rapimento aveva 23 anni – attraverso la mediazione della Croce Rossa. E proprio al figlio si rivolgono in un nuovo accorato appello: «Bowe, se sei in grado di sentire questo messaggio, ti chiediamo di continuare ad essere forte e sopportare ancora per un po’ questa situazione. La tua capacità di resistere ti porterà al traguardo».                                                  fonte La Stampa.it

Piante| quale ricordo suscita in noi esseri umani?

Piante: quale ricordo suscita in noi esseri umani? Possibile che siano soltanto gli animali fare tesoro delle loro esperienze? A quanto pare sembra di no, per fortuna. Sembrerebbe che le piante siano in grado di imparare e tenere in memoria alcune informazioni, e di conseguenza modificare i loro comportamenti
A dimostrazione di tutto ciò, uno studio del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv) dell’Università di Firenze, realizzato in collaborazione con la University of Western Australia, e pubblicato sulla rivista Oecologia.

Nel loro esperimento, i ricercatori hanno utilizzato alcune piante di Mimosa pudica, un arbusto che ha la curiosa caratteristica di chiudere le sue foglie quando viene disturbato. “La Mimosa pudica è una piccola pianta di origine tropicale, ormai abbastanza comune anche alle nostre latitudini, che è stata a lungo studiata per la sua reazione a stimoli che la disturbano”, racconta Stefano Mancuso, professore di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell'Università di Firenze, e coordinatore dello studio. “La sua reazione immediata e visibile ci ha permesso di studiare le risposte a vari tipi di sollecitazioni, sia pericolose, come il contatto con un insetto, che inoffensive”.
Mimosa pudica

I ricercatori hanno addestrato le piante a ignorare uno stimolo non pericoloso, ovvero la caduta del vaso che le conteneva da un'altezza di 15 centimetri. Già dopo poche cadute, le piante hanno imparato a non chiudere le foglie, risparmiando in questo modo l'energia necessaria per muoverle. Gli arbusti hanno mantenuto memoria dell'esperienza per oltre 40 giorni, dimostrando inoltre la capacità di modificare il loro comportamento non solo in base all'esperienza, ma anche alle risorse disponibili.

“Allevando le piante in due gruppi separati con disponibilità di luce diverse, è stato possibile dimostrare infatti che quelle coltivate a livelli luminosi inferiori, e quindi con meno energia, apprendono più in fretta di quelle che ne hanno di più – continua Mancuso – come se non volessero sprecare risorse. Dobbiamo ancora capire come e dove i vegetali conservino queste informazioni e come facciano a richiamarle quando è necessario. Per farlo applicheremo ad altri tipi di piante, in particolare quelle carnivore, le tecniche utilizzate per studiare il comportamento degli animali.”
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