Il-Trafiletto

17/01/14

Il mal di schiena di 1 bambino su 2 è causato dallo zaino troppo pesante!

Il mal di schiena di 1 bambino su 2 è causato dallo zaino troppo pesante! Lo zaino eccessvamente pesante, rappresenta un problema non da poco che le mamme conoscono bene. Allora quali devono essere i criteri da rispettare per fare si che lo zaino dei nostri figli sia sopportabile?
Lo zaino di un bambino(a) dovrebbe essere, in base ad uno studio recente, lo zaino ideale! Le mamme, disgraziatamente, conoscono bene questo problema: e se ci si organizza dividendo i libri da portare con il compagno di banco? Risulterebbe ancora troppa la mole di cose da portare per 6, 7 ore di lezione a scuola.

Ordunque, come se già non ce ne fossimo accorti, ci giunge una ricerca della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) che ci riporta come a causa degli zaini tra i bambini delle elementari circa 5 su 10 soffrono di lombalgia, cioè di mal di schiena. In pratica un bambino su due, e la percentuale è molto più elevata rispetto a quella dei loro genitori, quando avevano la loro età. Paolo Cherubino, preisdente della SIOT, dichiara che proprio la fascia tra i 6 e i 10 anni “è la fascia d’età più importante per lo sviluppo del muscolo scheletrico, e in cui la schiena dei bambini è più delicata”.
Zaino: causa di mal di schiena

Non bisogna quindi utilizzare zaini inadatti, indossarli male (magari con una sola spalla) o ancora bisogna fare attenzione che i bambini non studino con la schiena curva. Ma qual è il modello di zaino adatto? Deve essere “leggero quando è vuoto, non deve essere dotato di aperture a soffietto, deve avere ampie bretelle imbottite e cinture per essere fissato alle anche rispetto alle quali non deve mai scendere oltre lungo la schiena. Lo schienale deve essere imbottito ma rigido e gli spallacci morbidi”.

Vivo il sergente dell'Esercito USA prigioniero dei Taleban da cinque anni

Fu catturato nel giugno del 2009, al termine di un turno di guardia. Trattative discontinue con i taleban, trascinano a lungo la sua liberazione. Unico prigioniero di guerra americano, non si sapeva nulla di lui da tre anni. Finalmente un video dove lo ritrae vivo, riapre i negoziati per portarlo a casa.

Il sergente dell’Esercito degli Stati Uniti, Bowe Bergdahl, prigioniero dei taleban, fucatturato nel giugno del 2009, al termine di un turno di guardia in un remoto avamposto della provincia di Paktika, nel sud-est dell’Afghanistan. Ad oggi è l’unico prigioniero di guerra americano in tutto il Pianeta, e di lui non si avevano immagini da circa tre anni. Sino a quando, pochi giorni fa, le autorità militari americane sono venute in possesso di un video le cui immagini confermano che il sergente è ancora vivo. Dal filmato, realizzato sembra il 14 dicembre 2013, Bergdahl appare in precarie condizioni di salute a causa della sua lunga detenzione nelle mani del gruppo Haqqani, ovvero gli affiliati dei taleban in Pakistran, ma non è chiaro dove sia il luogo di detenzione. «La vicenda del sergente Bowe Bergdahl si è trascinata troppo a lungo e noi continuiamo a lavorare alacremente per giungere a una sua liberazione in tempi rapidi», ha spiegato un portavoce del Pentagono.
Nel maggio 2012, il governo americano aveva confermato pubblicamente di aver avviato un negoziato con i taleban per la liberazione di Bergdahl, ma da allora le trattative sono state assai discontinue e non hanno portato a nessun risultato di fatto.

Bowe Bergdahl, 28 anni, in un filmato con
uno dei carcerieri del gruppo terroristico Haqqani.
Il sergente Usa è stato catturato al termine di un turno di
guardia nella provincia di Paktika
Soprattutto per la preoccupazione da parte americana che consegnare prigionieri in cambio della liberazione del sergente avrebbe voluto dire permettere loro di tornare a combattere contro le forze alleate. Poi il cambio di rotta, circa un anno fa, quando la Casa Bianca ha annunciato che era disposta a inviare cinque detenuti in Qatar, dove era stata aperta un rappresentanza diplomatica taleban, in cambio di Bergdahl. Non è chiaro quali sviluppi abbia avuto quell’annuncio, né se il video del sergente giunto in questi giorni sia un segnale di svolta. «Non possiamo fornire informazioni dettagliate sullo stato della trattativa o su quali passi stiamo compiendo. - prosegue il portavoce della Difesa Usa - Ma è fuori discussione che ogni giorni ci adoperiamo, con ogni strumento e mezzo militare di intelligence o diplomatico, affinché il sergente Bergdahl faccia ritorno a casa sano e salvo». Chi è sempre stato convinto di poter riabbracciare il militare, è la sua famiglia originaria dell’Idaho. «Come abbiamo fatto tante volte in questi quattro anni e mezzo, chiediamo ai rapitori di rilasciare Bowe sano e salvo così che possa riunirsi ai suoi genitori», spiegano in una nota. Lo scorso anno i Bergdahl avevano ricevuto una lettera da parte del figlio – che al momento del rapimento aveva 23 anni – attraverso la mediazione della Croce Rossa. E proprio al figlio si rivolgono in un nuovo accorato appello: «Bowe, se sei in grado di sentire questo messaggio, ti chiediamo di continuare ad essere forte e sopportare ancora per un po’ questa situazione. La tua capacità di resistere ti porterà al traguardo».                                                  fonte La Stampa.it

Piante| quale ricordo suscita in noi esseri umani?

Piante: quale ricordo suscita in noi esseri umani? Possibile che siano soltanto gli animali fare tesoro delle loro esperienze? A quanto pare sembra di no, per fortuna. Sembrerebbe che le piante siano in grado di imparare e tenere in memoria alcune informazioni, e di conseguenza modificare i loro comportamenti
A dimostrazione di tutto ciò, uno studio del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv) dell’Università di Firenze, realizzato in collaborazione con la University of Western Australia, e pubblicato sulla rivista Oecologia.

Nel loro esperimento, i ricercatori hanno utilizzato alcune piante di Mimosa pudica, un arbusto che ha la curiosa caratteristica di chiudere le sue foglie quando viene disturbato. “La Mimosa pudica è una piccola pianta di origine tropicale, ormai abbastanza comune anche alle nostre latitudini, che è stata a lungo studiata per la sua reazione a stimoli che la disturbano”, racconta Stefano Mancuso, professore di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell'Università di Firenze, e coordinatore dello studio. “La sua reazione immediata e visibile ci ha permesso di studiare le risposte a vari tipi di sollecitazioni, sia pericolose, come il contatto con un insetto, che inoffensive”.
Mimosa pudica

I ricercatori hanno addestrato le piante a ignorare uno stimolo non pericoloso, ovvero la caduta del vaso che le conteneva da un'altezza di 15 centimetri. Già dopo poche cadute, le piante hanno imparato a non chiudere le foglie, risparmiando in questo modo l'energia necessaria per muoverle. Gli arbusti hanno mantenuto memoria dell'esperienza per oltre 40 giorni, dimostrando inoltre la capacità di modificare il loro comportamento non solo in base all'esperienza, ma anche alle risorse disponibili.

“Allevando le piante in due gruppi separati con disponibilità di luce diverse, è stato possibile dimostrare infatti che quelle coltivate a livelli luminosi inferiori, e quindi con meno energia, apprendono più in fretta di quelle che ne hanno di più – continua Mancuso – come se non volessero sprecare risorse. Dobbiamo ancora capire come e dove i vegetali conservino queste informazioni e come facciano a richiamarle quando è necessario. Per farlo applicheremo ad altri tipi di piante, in particolare quelle carnivore, le tecniche utilizzate per studiare il comportamento degli animali.”

16/01/14

Scrub corpo fai da te: nella dispensa abbiamo tutto!

Per preparare la pelle all'arrivo dell'estate è bene agire con degli esfolianti che ci aiutino ad eliminare le cellule morte e preparino la pelle a ricevere in maniera ricettiva la protezione solare. Non importa recarsi nei centri estetici o nelle profumerie in cerca di prodotti specifici dai costi spesso proibitivi. Possiamo autoprodurre a casa e con una spesa molto contenuta degli scrub corpo molto efficaci e soprattutto naturali.
Scrub al sale: 300 g di sale grosso, 50 g di avocado o olio di sesamo o olio di jojoba, 25 g di cacao in polvere non zuccherato, tre gocce di olio essenziale di vaniglia, miele per addolcire. Mettete insieme gli ingredienti secchi, dopodiché aggiungere l’avocado o l’olio da voi scelto, fino a formare un composto abbastanza consistente seppur cremoso. In caso non fosse sufficiente, aggiungete del miele (nutriente per la pelle) o, se siete vegani, altro olio. Infine, mettete poche gocce di olio essenziale: qui vi abbiamo consigliato la vaniglia, ma potete scegliere il vostro preferito con la cura di controllare che siano adattati ad uso cutaneo (possono essere irritanti). I migliori per la pelle sono rosa, rosmarino, limone, mandarino, lavanda e camomilla.
Scrub fai da te
 Scrub al caffè:  400 g di caffè (non deve essere anche buono, quello più economico andrà benissimo), 100 g di zucchero grezzo o sale da cucina, 2-3 cucchiai di olio da massaggio (qualsiasi). Mettete insieme gli ingredienti secchi e poi aggiungete l’olio da massaggio fino a ottenere un composto sufficientemente denso. La caffeina contenuta in questo scrub ha due funzioni molto interessanti: smuove gli accumuli di cellulite favorendone lo scioglimento e combatte la formazione di vene varicose (o se le avete già le riduce). Come potete immaginare, un solo trattamento non basterà! Per dare un profumo più avvolgente e rinvigorire lo spirito, potete aggiungere un cucchiaino raso di cannella. Scrub alla menta: 100 g di sale da cucina, 1 cucchiaio di olio d’oliva (meglio extravergine), poche gocce di olio essenziale alla menta. Mescolate l’olio d’oliva con il sale e aggiungete l’olio essenziale: questo alla menta ha un profumo deliziosamente estivo che vi solleverà dalle giornate d’afa in agosto! Scrub zucchero di canna e limone: 45 g di zucchero di canna grezzo, 100 ml di olio di vinacciolo (in erboristeria), 45 g di scorza di limone grattugiata. Mescolate tutti gli ingredienti. Potete sostituire l’olio di vinacciolo con olio alle mandorle dolci. Non avete idea di quanto questo scrub sappia di vacanze. Scrub di fine estate: 80 g di arachidi o semi di sesamo, 40 g di farina d'avena, farina di riso integrale, o farina integrale, abbastanza liquido per creare una pasta (acqua, yogurt, latte o, per i vegani, gel di aloe vera), 1 cucchiaino raso di erbe aromatiche, come la lavanda – facoltativo. Riunire gli ingredienti secchi in un frullatore e passarli fino a quando sono ridotti a un composto grossolano. Versate la farina in un vaso di vetro con un tappo a vite. Quando avrete bisogno del vostro scrub, prelevate un po’ del composto e aggiungetevi il liquido che preferite fino a formare una pasta. Conservate il resto della farina in freezer. Nemmeno noi vogliamo pensare alla fine delle vacanze, ma se volete arrivare a settembre con una bella pelle abbronzata al riparo dalle scottature, sarà meglio che prendiate appunti ora. E ora le regole generali per uno scrub perfetto: fatelo sotto la doccia, dopo aver appena inumidito la pelle. Massaggiatevi con movimenti circolari, in modo da stimolare il tessuto sottocutaneo. Se notate che la vostra pelle risulta esfoliata e morbida ma ancora un po’ secca, aggiungete una quantità maggiore di parti grasse la volta successiva e, sul momento, idratatela con una crema leggera. La parte interessante di uno scrub casalingo è che potete comporlo in base alle vostre disponibilità e preferenze, risparmiando un bel po’ rispetto a quelli che si trovano in commercio, col vantaggio di controllare cosa ci mettete dentro e concedendovi magari qualche lusso in più. Per esempio, potete profumare lo scrub con dello zenzero rinvigorente o spolverarlo di petali secchi di rosa senza spendere una fortuna. Un altro dettaglio non irrilevante: potete confezionarlo in contenitori carini, metterci un fiocco e fare un bellissimo regalo personalizzato alle vostre amiche.

Cosa ci tocca inventarci per trovare un lavoro!

La creatività alla fine è stata premiata. Un disoccupato francese, ha avuto la bella idea di chiedere un lavoro a babbo natale. Si suppone scrivendo la solita letterina che recita "Caro babbo Natale, vorrei...", ma no! La sua lettere l'ha scritta su un tabellone publicitario dell'autostrada, sollecitando la curiosità di chi passava, ha ricevuto tantissime proposte.

Se per trovare lavoro è necessaria una buona dose di creatività per farsi notare dalle poche aziende che assumono, quello che ha pensato di fare il francese Laurent Lebret, 41 anni e disoccupato da sei mesi, è più che creativo. Lui, ha deciso di scommettere su sé stesso e di affittare un cartellone pubblicitario su una delle strade principali fuori da Antibes, la città nel sud della Francia, vicino a Cannes, nella quale vive.

Per natale vorrei un lavoro Il cartellone riportava la sua foto con cappello da babbo Natale, presentandolo come “direttore operativo ‘trilingue’”, i suoi recapiti telefonici e mail, e la scritta “Io… per Natale, vorrei solo un lavoro!”. L’idea ha funzionato, Lebret è stato letteralmente inondato di chiamate e di proposte, venendo alla fine assunto come direttore operativo in una catena di villaggi turistici della zona.
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