Il-Trafiletto
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31/08/14

Cibo cinese:la sua qualità yin o yang, il sapore, le energie in esso contenute, la natura intrinsecamente fredda o calda

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Tutte le risorse del mondo vegetale, animale e minerale sono sfruttate dalla farmacologia cinese e la maggior parte di esse anche dalla cucina: l'uomo, essendo parte della natura, deve nutrirsi di tutto quanto essa gli offre.

Alcuni alimenti sono definiti di «natura fredda», cioè sviluppano poco calore, poco yang (per es. l funghi e l germogli di bambù), altri alimenti hanno «natura calda», come le carni e lespezie; di questi bisognerà servirsi quando si vorrà praticare una dietetica curativa, indagando tra l'altro sia sui luoghi di produzione degli stessi sia sulle condizioni in cui sono stati prodotti. La scelta del cibo è quindi condizionata dalla valutazione di molteplici fattori: la sua qualità yin o yang, il sapore, le energie in esso contenute, la natura intrinsecamente fredda o calda, il modo di preparazione.

Quella che ne traiamo è l'immagine di una cucina intesa come vero e proprio laboratorio alchemico. L'importanza di una dieta varia ed equilibrata era pienamente riconosciuta nel Classico di  Medicina, dove leggiamo: «Prendere i cinque cereali come base nutriente, i cinque fruttimcome complementi, le cinque carni come tonificanti e i cinque ortaggi come supplementi, e combinare insieme il qi (l'energia) e il wei (i sapori) nella dieta: questa miscela e ciò che reca beneficio alla mente e al corpo». Sulla nutrizione In generale questo testo così si pronuncia: «Mangia moderatamente, conduci una vita regolare, non stancarti mai troppo né fisicamente né mentalmente». Con il tempo la tradizione della medicina dietetica si sviluppò diffondendosi pienamente. Nel periodo della dinastia Song (960-1279), per esempio, Qian Zhi scriveva che le persone anziane sono generalmente poco propense ad assumere le medicine, mentre sono amanti del cibo. "E pertanto molto meglio trattare i loro disturbi con un'alimentazione adeguata piuttosto che con i farmaci che dovranno essere prescritti solo quando la prima si rivelerà inutile».

 La farmacopea comprendeva opere specifiche che trattavano esclusivamente di dietetica, come Le ricette che valgono mille monete d'oro, le Ricette nutrienti supplementari di Meng Shen (VlIFsec.) o il famoso Shi Liao Ben Cao "Erbe fondamentali per curarsi mangiando" di Zhang Ding. Quanto ricca fosse la letteratura sull'alimentazione nell'antica Cina lo si misura da uno sguardo ai titoli di alcune altre importanti opere andate purtroppo perdute. Manuali di alimentazione (Shi Jing) appaiono già nel periodo dei Tre Regni (111 sec.) e non mancano regolari trattati sulla dieta, come lo Specchio essenziale di medicina nutrizionale di Zan Yin o il Manuale dei cibi proibiti di Gao Shen. Il nome più famoso in questo campo è senza dubbio quello di Hu Sihui, Dietista Imperiale tra il 1315 e il 1330. La sua opera dal titolo Principi di dieta corretta raccomanda cibi, che noi ora sappiamo essere ricchi di vitamine, per il trattamento delle malattie da carenza. Egli tratta anche di metodi di cottura e di presentazione del cibo.

Così profondamente radicate erano nei cinesi le antiche conoscenze dietetiche che ancora oggi la locuzione «cure della nonna», è usata per alludere alla dieta tradizionale e persino nella Shanghai odierna generi alimentari e alcuni farmaci si vendono nello stesso negozio. Inoltre si è notato che in Cina, in assenza di calamità naturali e di guerre, i contadini hanno sempre saputo per esperienza cosa e come mangiare per mantenere, seppure a livelli modesti, un soddisfacente stato di benessere fisico. I principi dell'armonia si possono scorgere tuttora nella cucina cinese. Gli ingredienti devono essere genuini e freschi quanto più è possibile, le portate e ogni singolo piatto scelte in modo da presentare un armonioso equilibrio di sapori, consistenze, colori, aromi e qualità. La consistenza deve variare in modo che l'intero pasto contenga il secco, il liscio, il croccante, il sugoso e il morbido, così che i vari piatti si completino l'un l'altro sia nel contenuto sia nell'ordine in cui vengono presentati.

Bisogna poi saper mescolare i vari ingredienti affinché non abbiano effetti contrari e conoscere i modi di cottura che convengono ad ogni alimento in ogni stagione. La ricchezza della migliore cucina cinese moderna deve essersi sviluppata in tempi relativamente recenti, cominciando ad apparire solo in epoca Tang (618- 906), indubbiamente sotto l'influenza di gusti e abitudini stranieri, in particolare quelli dell'India e dei paesi indianizzati in genere, se dobbiamo credere ai racconti del monaco Yi Jing che ci descrive la cucina cinese della sua epoca, il VII secolo, come basata su pesce e verdure prevalentemente crudi, in evidente contrasto con quella indiana, riccamente preparata: la sua curiosa descrizione, che ricorda piuttosto la cucina giapponese odierna, differisce alquanto dalla contemporanea nozione della gastronomia cinese, specialmente di quella del sud. Miglio, riso, maiale, soia, pollame, susine, cipolle, germogli di bambù sono gli alimenti più menzionati, insieme, è ovvio, a una serie di specialità locali.

Sappiamo che i buongustai cinesi dell' epoca, durante i loro viaggi di affari o di piacere provavano questi piatti che differivano alquanto dai cibi della capitale: ghiottonerie come le rane, cibo favorito nel lontano sud, della cui predilezione si racconta che i sofisticati settentrionali si prendessero gioco, le torte di sago e le ostriche essiccate consumate con il vino nel Guangdong, ecc. Quando la specialità di una regione attirava l'attenzione a corte, entrava a far parte della lista dei tributi locali e pertanto regolarmente ricevuta dalle cucine imperiali: la lingua di cervo del Gansu, la carpa bianca marinata in fondi di vino dell'Anwei, la carne essiccata di un tipo di vipera dell' Hubei, il melone conservato in purè di riso dello Shenxi, il ginger essiccato del Jiejiang sono solo alcuni esempi.

22/03/14

Il Leonardo da Vinci della Cina antica e il suo sismoscopio

 Siamo portati a credere che il nostro tempo sia quello tecnologicamente più evoluto, e questa idea fa di noi dei presuntuosi. In realtà noi uomini del terzo millennio, non abbiamo inventato nulla che i nostri antenati del mondo antico non abbiano già sperimentato, e con successo. Questa è la storia di uno straordinario dispositivo creato da uno scienziato cinese, Zhang Heng circa 2 mila anni fa: il sismoscopio, un dispositivo notevolmente accurato per la rilevazione dei terremoti. Nell'era moderna il primo sismografo fu inventato nel 1703 dal fisico francese Jean de Hautefeuille (ma la sua altro non era che una re-invenzione).  Zhang Heng fu astronomo, matematico, ingegnere, geografo e inventore vissuto tra il 78 e il 139 d.C.
Il sismoscopio di Zhang Heng

Gli antichi cinesi non sapevano quale fosse la causa dei terremoti, cioè lo spostamento delle placche tettoniche della crosta terrestre. Secondo loro la causa scatenante era  un disequilibrio cosmico dello yin e yang, causato dagli atti malvagi commessi dalla dinastia regnante in quel momento. Per questa ragione, per i leader cinesi era importante essere a conoscenza di tutti i terremoti che si verificavano nel regno. Fu così che Zhang Heng elaborò il primo dispositivo al mondo in grado di rilevare i terremoti. Heng sbalordì la corte imperiale con il suo dispositivo, con il quale poteva rivelare terremoti anche a grande distanza e che nessuno nelle vicinanze dello strumento era in grado di percepire. Il sismoscopio era composto da un grande vaso di bronzo intorno al quale erano disposti verticalmente, a testa in giù, otto draghi in bronzo, ciascuno orientato verso i punti cardinali primari e con una sfera in bocca sempre in bronzo. Alla base del recipiente, in corrispondenza di ciascun drago, erano disposti dei rospi con la bocca aperta all'insù. Se lo strumento rivelava una scossa, una delle sfere in bronzo, automaticamente, cadeva nella bocca del corrispondente rospo e la sua posizione indicava la direzione da cui era giunta la scossa. All' inizio, quando Heng presentò l'invenzione, lo scetticismo serpeggiava tra i funzionari della corte del re. Il collaudo del dispositivo avvenne nel 138 d.C., quando una sfera cadde senza che fosse stato percepito alcun sisma. Alcuni giorni dopo, arrivò un messaggero che riportò la notizia di un terremoto in Kasu, a 600 km distanza, proprio nella direzione indicata dallo strumento. Nel 2005, alcuni scienziati di Zengzhou, la città natale di Zhang Heng, sono riusciti a replicare il sismoscopio, testandolo per rilevare terremoti simulati provenienti da quattro regioni differenti. Il sismoscopio è stato in grado di rilevare tutti i sismi simulati e i dati raccolti nei test corrispondevano esattamente a quelli raccolti dai sismografi moderni. Zhang Heng è considerato il Leonardo da Vinci dellla Cina antica , e il suo curriculum sembra confermare il paragone. Fu l'astronomo reale durante la dinastia Han e tracciò una delle prime mappe stellari, rivaleggiando con quella creata da Ipparco nel 129 a. C., di cui non aveva conoscenza: in essa specificò la posizione esatta di 2.500 stelle, ribattezzandone circa 320. Stimò che il cielo notturno, di cui poteva vedere solo una parte, conteneva 11.500 stelle, un numero esagerato anche per un osservatore dotato di buona vista, ma niente affatto una cattiva stima. Spiegò correttamente il fenomeno delle eclissi lunari, sostenendo che si verificavano quando la Luna attraversava il cono d'ombra della Terra: quest'ultima veniva immaginata come una piccola sfera sospesa nello spazio, circondata da un immenso e lontanissimo cielo sferico. Nel 123 corresse il calendario per adattarlo al ciclo delle stagioni. I risultati scientifici del genio di Zhang Heng sono stati premiati dalle generazioni successive. Nel 1970, le Nazioni Unite hanno attribuito il suo nome ad un cratere lunare. Nel 1977, l'asteroide 1802 è stato battezzato anch'esso con il nome di Heng, attribuito, infine, ad un minerale giallo dorato scoperto nel 1986. Un meritato riconoscimento per questo grande genio della Cina antica.
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