Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta suonare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta suonare. Mostra tutti i post

08/05/14

Ex bambina prodigio | A 102 anni ritorna a suonare il pianoforte: "Triste suonare per sè".

Non ha mai smesso di tenere concerti, l'ex bambina prodigio ha mantenuto immutato il suo tocco vispo! Maria Motta ritorna a suonare il pianoforte alla veneranda età di 102 anni: "Triste suonare per sè".

Maria Motta aveva soltanto 10 anni quando la prima volta si esibì davanti ad un vero e proprio pubblico: bambina prodigio, fu chiamata ad eseguire al pianoforte alcune arie di Chopin al teatro Colli Tibaldi di Vigevano, che oggi non esiste più. La musica in seguito ha preso il dominio della sua longeva vita divenendo il punto focale e perno di ogni sua decisione o pensiero.

Oggi Maria Motta, ha 102 anni, e non ha mai smesso di tenere concerti, da quando inizio a soli 10 anni il suo cammino nel mondo fatato della musica. Nacque il 15 maggio 1910 a Vigevano, Maria Motta esordi da musicista professionista nel lontano 1924, in un cinema cittadino, il Marconi, dove fu scritturata per accompagnare al pianoforte le proiezioni dei film muti. A soli 14 anni sapeva già suonare qualsiasi spartito a prima vista. «Guadagnavo bene - ama ricordare -: 5 lire a prestazione. La metà di quello che spendeva mia madre per mandare avanti tutta la famiglia. Con i primi risparmi, a Ferragosto del 1927 ho portato i miei genitori in gita a Stresa, in carrozza».
Maria Motta (immagine dal web)

All'età di 16 anni si diplomò al civico istituto musicale Costa. Poi, con l’avvento delle pellicole sonore, la sua attività dovette gioco forza cambiare. Entrò a far parte di una compagnia di operetta, con la quale ebbe inizio un percorso itinerante per tutti i teatri d’Italia e di mezza Europa. Si esibi anche con Enrico Montesano, nonno dell’omonimo attore, celebre direttore d’orchestra.

Conobbe suo marito al termine di un concerto al Lirico di Milano: uno spettatore che bussò alla porta del suo camerino con un mazzo di fiori, confessandogli di essere andato a vederla per la quinta sera consecutiva perché innamorato follemente di lei. I due si sposarono, ma la storia d'amore fini presto: lui morì pochi anni dopo. Maria successivamente si risposò con un noto commerciante di pianoforti.

Negli Anni '30 Maria Motta fece anche parte di una delle prime formazioni musicali di sole donne nate in Italia, un sestetto. Continuò a suonare in giro per l’Europa per oltre mezzo secolo: l’ultimo concerto da professionista l’ha tenuto a Malta quando aveva già superato gli 80 anni. Ma fino ai 100 ha continuato a dare lezioni private di piano nella sua bella villetta alla periferia di Vigevano, dove vive con la sorella minore di cui è lei a prendersi cura perché un po’ malmessa di salute. Ha due crucci: «Non mi chiamano più in giro ad esibirmi come una volta.

E così mi fanno anche passare la voglia di stare al pianoforte perché suonare per conto mio non è come come preparare un concerto». L’altro dispiacere riguarda la patente. L’ha presa a 54 anni e se n’è servita a lungo per spostarsi nelle sue tournée, in sella ad un Vespone oppure al volante di una Lancia Flavia 2000 che possiede ancora. Nel 2008 non gliel’hanno più rinnovata: «Così non posso neanche più andare a fare la spesa e devo dipendere da mia nipote».(la stampa)

05/01/14

Anche io vittima della Depressione. Zucchero si rivela.

Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero, in un’intervista di qualche mese fa, ha rivelato un particolare molto triste e buio della sua vita, che ha scioccato non poco i suoi fans. Il noto cantante ha confessato di aver vissuto quattro anni, a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, in balia della depressione e della disperazione più profonda, e di esserne uscito grazie ai farmaci e ad un luminare della Psichiatria. Rivela Zucchero:<< Tra il 1989 e il 1993, che è anche il periodo in cui ho scritto l’album Miserere, ero conciato piuttosto male. Venivo da una separazione, problemi personali non mi mancavano, non avevo punti di riferimento.
Zucchero Fornacciari
Col passare dei giorni mi isolavo sempre di più. Mi ritirai a vivere in una casetta sul mare, lontano da tutto e da tutti, non avevo più interesse per niente e per nessuno, addirittura non volevo più suonare. Alcuni amici mi sono stati sempre vicini, mi invogliavano ad uscire, ma io non ne volevo sapere, neanche solo per attraversare la strada e prendere un gelato. >> Il recupero è avvenuto piano piano e con molta fatica, grazie anche ad una donna che lo ha sostenuto nei momenti cruciali. << Devo molto a una donna, - continua Zucchero – Laura, un angelo caduto in terra. Si occupava di me, tutte le sere mi preparava il bicchier d’acqua con la pasticca antidepressiva perché non riuscivo più a dormire. Non sono uscito di casa per sei mesi tanto stavo male. Era una bella donna, ma non ero in grado di innamorarmi, l’ho fatta molto soffrire.>> L’artista toscano però, nonostante i problemi che lo affliggevano, non ha mai voluto cancellare i suoi impegni professionali e per fare ciò si rivolse ad un luminare della Psichiatria: << Sono andato dal Prof. Cassano a Pisa. Lui si è preso cura di me e un giorno mi ha detto: Zucchero, se non vai in tournée ti devi ricoverare al reparto psichiatrico e dimostrare ai periti che non puoi muoverti da qui. Se mi fossi rotto una gamba sarebbe stato facile, ma con la depressione? >> Zucchero non nasconde il ruolo importante avuto dai farmaci nel suo recupero: << Per me i farmaci sono stati provvidenziali per ristabilire gli equilibri chimici nel mio cervello. Ho preso il Prozac per più di un anno. >> La sua depressione però ha giovato al suo talento, infatti in quel periodo ha scritto le sue canzoni più belle: “senza una donna”, “diavolo”, “per colpa di chi”.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.