Il-Trafiletto
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22/04/14

Pomodori rossi di salute

Questo ortaggio, oggi così universalmente apprezzato sia in cucina che dai nutrizionisti, non ha sempre avuto vita facile. Castore Durante, famoso medico attivo intorno alla metà del Cinquecento, così sottolineava le scarse, a suo dire, qualità dei pomodori: «Frigidi come le mandragore, mangiansi con pepe, sale e olio ma danno poco e cattivo nutrimento».

S.Marzano
Verso la fine del Settecento compaiono, in libri di ricette o di giardinaggio, i primi accenni all'uso alimentare di questa solanacea. Da Le bon jordinier, pubblicato nel 1785, apprendiamo che «i frutti del pomodoro si mangiano solo cotti; alcune persone si adattano a mangiarli crudi, malgrado il loro sapore giudicato generalmente sgradevole». Oggi sappiamo che il pomodoro fluidifica il sangue, favorisce l'eliminazione dell'acido urico, regola l'intestino pigro e, per la sua ricchezza di vitamina C e caroteni (precursori della vitamina A), protegge efficacemente le arterie. Consumare pomodori ben maturi, freschi e crudi, in insalate miste e integrate con aromi quali basilico, aglio, cipolla, rucola, origano, maggiorana può portare notevoli vantaggi agli arteriosclerotici, agli ipertesi, agli obesi. Recentemente si sono apprezzate le proprietà antiossidanti e antitumorali del licopene, uno dei pigmenti rossi del pomodoro. Studi condotti presso la Harvard School of Public Health (Usa) hanno accertato che il licopene riduce del 45 per cento il rischio di tumore alla prostata. Il licopene è termostabile, resiste al calore, e si trova quindi anche nella salsa per la pasta o la pizza. Esperienze italiane testimoniano l'utilità dei pomodori nella riduzione del rischio di tumori allo stomaco, al colon e al retto. Vanno però assolutamente evitati i pomodori non perfettamente maturi: sono ricchi di solanina, un alcaloide tossico per il sistema nervoso. Non si dimentichi, infine, che il pomodoro,come altre solanacee (patate, peperoni, melanzane), può aggravare l'artrite in alcuni soggetti predisposti.

23/10/13

Nicotina utile al Parkinson?

Sarà vero  che la nicotina (nemico numero uno dei tabagisti) ha un effetto protettivo nei confronti del  Parkinson? Pare di sì, secondo una ricerca effettuata dall'Università di Washington.

Neurone
Si è scoperto infatti che il consumo di cibi che contengono nicotina, come le solanacee (più comunemente i peperoni e i pomodori) contribuisca a ridurre il rischio di insorgenza di questa grave patologia.La ricercatrice Susan Searles Nielsen, ha spiegato all'Annals of Neurology che il Parkinson è un disturbo del movimento causato dalla perdita di cellule cerebrali che producono dopamina.Per questo studio i ricercatori americani hanno reclutato 490 pazienti che avevano ricevuto da poco la diagnosi di Parkinson e 644 soggetti in salute che hanno costituito il gruppo di controllo. I partecipanti hanno risposto a dei questionari riguardanti il tipo di dieta adottato e l'eventuale uso di tabacco sottoforma di sigarette o sigari.
 Il consumo di verdure non modifica il rischio di malattia, ma quello di Solanaceae commestibili, specie peperoni, è legato a doppio filo con un significativo calo delle probabilità di sviluppare il Parkinson, commenta Searles Nielsen.
L'effetto è ancora più evidente in quegli uomini e quelle donne che non avevano mai fumato. “I nostri dati sono i primi ad associare la nicotina nella dieta e il rischio di Parkinson”, conclude la neurologa.
Uno studio realizzato dall’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Milano-Segrate in collaborazione con Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia dell’Università di Milano-Bicocca, aveva già segnalato la possibile influenza positiva della nicotina riguardo al Parkinson.
“I risultati confermano le scoperte della ricerca neurobiologica sui modelli animali, che evidenziano il ruolo cruciale della nicotina nel trattamento dei principali sintomi del Parkinson, come i disturbi della memoria e le discinesie motorie”, spiega Alberto Zani, ricercatore Ibfm-Cnr di Milano-Segrate. “In particolare, sono stati osservati un gruppo di non-fumatori e uno di giovani fumatori (7-20 sigarette per die; concentrazione plasmatica minima di nicotina = 0,062 mg), bilanciati dal punto di vista dello stato psicofisico e del livello culturale”.


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