Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta patogeno. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta patogeno. Mostra tutti i post

22/09/14

Il Microbioma "Cellulare"

Il microbioma cellulare

Ad ognuno il proprio smartphone! Pare che i nostri cellulari, ci assomiglino non solo perchè sono lo specchio del nostro gusto e piacere personale, ma anche perchè sono lo specchio del nostro "microbioma".


I ricercatori dell'Università dell'Oregon, invece di provvedere ad analizzare singolarmente ogni agente patogeno, hanno diretto la loro attenzione studiando l'intera popolazione microbica presente sui touchscreen degli smartphone di ultima generazione.

I risultati sono stati successivamente confrontati con quelli presenti nella pelle delle nostre mani in particolare la parte predominante (destra o sinistra) e con le dita indice e pollice dei rispettivi proprietari degli smartphone. Ciò che ne è scaturito fuori è: nell'82% dei casi si è riscontrata una concordanza tra il "microbioma" del telefono e quello del proprietario.

La tecnologia di sequenziamento utilizzata, potrebbe essere impiegata per schermare gli smartphone degli operatori sanitari e dei pazienti per comprendere se entrano in contatto con agenti patogeni oppure se sono esposti a minacce biologiche di vario genere, senza dovere necessariamente intervenire direttamente sulla persona.


18/05/14

Batteri | Non solo nemici dell'organismo ci sono quelli amici!

Batteri, non soltanto nemici dell'organismo, ci sono quelli amici! I microbiologi stanno già lavorando per accumulare un arsenale terapeutico da utilizzare in quest'eventualità.

Alla University of Medicine del New Jersey, Daniel Kadouri ha scoperto che il peggiore nemico di un superbatterio potrebbe essere...un altro batterio. "Fino ad oggi, il mondo della ricerca medica non ha visto di buon occhio l'ipotesi di utilizzare certe specie batteriche per ucciderne altre", spiega Kadouri. Il suo laboratorio ha "addestrato" microorganismi predatori a divorare le specie portatrici di infezioni.

"Dove ci sono batteri, ci sono probabilmente altri organismi pronti a cibarsene: noi ci limitiamo a gestire la catena alimentare per riuscire a eliminare infezioni specifiche". I batteri predatori sono più simili a parassiti che cacciatori: individuano la specie più appetibili e si insinuano all'interno degli organismi, colonizzandoli.
Batteri predatori
(immagine dal web)

Divorati i loro ospiti dall'interno, li abbandonano in maniera cruenta, per poi passare alle cellule limitrofe.
Un volta sazi, muoiono senza neppure toccare cellule umane. Questa strategia terapeutica presenta un ulteriore vantaggio: "gli antibiotici favoriscono la creazione per selezione naturale, di ceppi resitenti e numerosi farmaci", prosegue Kadouri. "Con il tempo i batteri mutanti che sopravvivono  a un ciclo di antibiotici producono intere generazioni di individui sempre più coriacei. Questo rischio non esiste, invece, utilizzando i batteri predatori".

Non è ancora chiaro perchè non vengano sviluppate resistenze a questi microorganismi utili, ma Kadouri spera che le prossime fasi della ricerca faranno luce sui meccanismi, ancora misteriosi, di quest'arma di difesa naturale. La domanda fondamentale è: questa strategia riuscirà ad arrestare l'avanzata dei superbatteri come NDM-1? "Questo sistema funzionerà, integrato con altri: si potrebbero usare cellule predatrici per uccidere il 99% dei patogeni primitivi, e poi concludere il trattamento con un potente antibiotico. Bilanciando correttamente gli interventi terapeutici a disposizione, non si creeranno nuove resistenze". (science)

05/12/13

Toglietemi tutto tranne il mio…olio e le mie castagne!

L’autunno si sà, è il tempo di vino novello, olio nuovo e castagne, come tradizione gastronomica mediterranea comanda. Ma se per il vino non c'è da allarmarsi (almeno fino ad ora), per l'olio nostrano, e le castagne, che siano sempre presenti all’appello nelle nostre tavole non è poi così scontato. Ultimamente infatti i casi di infezioni del batterio Xylella, deleteria per gli ulivi del Salento e del cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus) per gli alberi di castagno di mezza penisola tricolore hanno suscitato più di qualche preoccupazione tra gli agricoltori, giunte fino all'Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha provveduto a diramare qualche indicazione utile su come evitare il propagarsi delle infezioni. Ma iniziamo con il raccontare chi e cosa sono i patogeni che stanno compromettendo il futuro delle tavole nostrane.
Xylella fastidiosa è un batterio che si trasmette attraverso gli insetti meglio conosciuti come “sputacchine e cicaline”, che oltre agli ulivi può essere devastante anche per il mandorlo, il pesco, il susino, l’albicocco, la vite, gli agrumi, la pianta del caffè, la quercia, l’olmo, il Ginko e per finire la lunga sfilza di vittime che potrebbe mietere il “solare” girasole.
Uliveti e castagneti

Negli ulivi, alcuni ceppi di Xylella possono essere ritenuti patogeni, provocando il cosiddetto "complesso di disseccamento rapido dell'olivo", malattia che, scrive l'Efsa, ha colpito qualcosa come 8000 ettari di piante in Puglia, presentandosi con imbrunimento del legno e disseccamenti che coinvolgono foglie, rami e chiome stesse (anche se, secondo alcuni, la Xylella non vada ritenuta l'agente primario di quanto osservato in Salento).

Collega, per modo di dire, nei castagneti è il cinipide galligeno, un insetto che impestando le piante ne blocca il ciclo vitale che quest'anno a contribuito a far scendere la produzione di castagne nazionali sotto i 18 milioni di kg.
Ma come si possono combattere le infezioni così diffuse? Dipende. Se per le castagne la strategia è tipicamente di tipo biologico - ovvero affidarsi alle infezioni dell'insetto antagonista Torymus sinensis, che parassita uova e larve del cinipide - diverse sono le misure messe in atto per combattere la Xylella. Quelle emanate dalla Regione Puglia hanno lo scopo di prevenire, controllare e possibilmente eradicare il batterio. Come?

Punto primo: affidandosi alle ispezioni, monitorando lo stato di salute delle piante e affiancando analisi di laboratorio per individuare la presenza del batterio. Qualora venga confermato un caso di infezione è necessario procedere attraverso una serie di misure, come l'estirpazione della pianta, la bruciatura delle potature, evitare il movimento di materiale infetto, ricorrere all'uso di insetticidi per il controllo dei vettori e operare la pulizia dei canali di bonifica e irrigazione.

Misure che non chiamano in causa solo gli agricoltori, ma anche i vivai e chiunque si trovi a operare nella zona infetta. Per l'Efsa la sorveglianza sul commercio delle piante e il controllo della presenza di insetti infetti contenuti nelle spedizioni vegetali sono i modi più adeguati per contenere il rischio di diffusione del patogeno. E per contrastare il rischio di diffusione su più larga scala anche l'Unione europea è pronta a venire in soccorso della Puglia.

La questione della scomparsa di un patrimonio ambientale come quello rappresentato da castagneti e uliveti è ancora ben più delicata di quel che sembra però, perché non riguarda solo l'agricoltura e l'identità di un prodotto tradizionale. Infatti non sono poche le voci in controcorrente, quelle che gridano alla bufala, a inutili allarmismi e alludono a possibili interessi mascherati dietro le esigenze di estirpare gli ulivi nel Salento. Quali interessi? Quelli  delle biomasse, dei biocarburanti e dell'industria chimica-industriale. Certo è che il problema delle infestazioni da insetti e batteri è quanto mai attuale.

Così tanto che un gruppo di esperti sulle pagine di Diversity & Distributions si chiede come la coltivazione di piante non tradizionali, i cambiamenti climatici e il mercato globale dei prodotti vegetali influenzerà le infestazioni agricole del futuro e dove queste potrebbero colpire. E l'Italia, purtroppo, insieme a Francia, Ungheria, Spagna e Germania, è tra i paesi che rischiano di diventare vittime di nuove pesti. Infestate da chi? Impossibile dirlo con certezza, ma gli autori del paper su Diversity & Distributions hanno le loro idee. Per il futuro il pericolo potrebbe venire dalla Spodoptera litura, dalla Diabrotica barberi e dal Pheletes californicus.



Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.