Il-Trafiletto
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23/10/14

Eliminare gli effetti dell'aglio sull'alito

Nelle leggende sui vampiri, l'odore pungente dell'aglio è, dopo la croce, il miglior repellente. 


Il cattivo odore è il risultato di quattro principali composti contenenti zolfo che, quando viene ingerito, entra nel flusso sanguigno e poi riesce attraverso i polmoni e le ghiandole sudoripare.
Gli scienziati del cibo dell'Università dell'Ohio hanno pubblicato uno studio che analizza i migliori cibi e bevande per neutralizzare l'effetto spiacevole dell'aglio.

MANGIARE UNA MELA
I frutti che esposti all'aria diventano marroni, contengono un enzima ossidante. Questo, innesca una reazione chimica a catena che deodora colpendo i solfuri.

SORSEGGIARE TE' VERDE
E' carico di sostanze chimiche vegetali, conosciute come polifenoli, che operano per neutralizzare i quattro composti del solfuro.

SCIACQUARE CON SUCCO DI LIMONE
Le bevande acide con pH inferiore a 3.6, distruggono l'enzima alliinase che si attiva quando l'aglio è schiacciato aumentando le proprietà solforiche maleodoranti.



27/08/14

I cani percepiscono la paura?

I cani hanno
la percezione della paura

Si! In almeno due modalità differenti. Prima di tutto sono molto sensibili al linguaggio corporeo. 


Come i loro antenati lupi, anche i cani domestici hanno gli istinti necessari per cacciare in branco e per organizzarsi in una gerarchia. Quindi ogni cane deve conoscere il proprio posto e rispondere al comportamento degli altri. Tutto ciò si vede anche nel modo in cui reagiscono agli esseri umani. Chi ha paura dei cani spesso si irrigidisce e li fissa, e ciò può essere interpretato dal cane come un'aggressione.

Che usino anche l'olfatto non è tuttora dimostrato, ma quando proviamo paura sudiamo di più e secerniamo sostanze diverse. Quindi non è impossibile che i cani possano letteralmente sentire l'odore della paura. (science)


22/08/14

Quel fastidioso odore cattivo del cavo orale: l'alitosi.

L’alitosi (comunemente alito cattivo) è un disturbo che consiste nell’emissione di odore sgradevole dalla bocca durante la fase respiratoria o il colloquiare . Si stima che questo problema colpisca circa il 50% della popolazione mondiale, provocando grande imbarazzo all’individuo che ne soffre e a chi gli sta di fronte, limitandolo nei rapporti sociali, costringendolo spesso anche ad isolarsi. L’alitosi colpisce soggetti di ogni sesso ed età, indistintamente, e può avere una forma transitoria oppure persistente nelle forme più gravi. Le cause dell’alitosi sono molteplici: dai problemi odontoiatrici come la piorrea, alla scarsa igiene orale, al consumo di cibi particolari ( aglio, cipolla, ecc), fino ai tumori del cavo orale. Anche il consumo di bevande alcoliche o l’assunzione di determinati farmaci possono contribuire al fenomeno dell’alito cattivo. L’esperienza scientifica imputa comunque il fenomeno dell’alitosi nella stragrande maggioranza dei casi ai problemi relativi al cavo orale piuttosto che al resto, dal momento che è proprio nella zona della bocca e nella superficie dorsale della lingua che si sviluppano i processi di origine batterica e quindi di putrefazione degli alimenti. In che modo si cura l’alitosi? Innanzitutto la prima cosa da fare è rimuovere la causa che l’ha prodotta, come ad esempio curare molto in profondità l’igiene orale, quindi un’ottima ed efficace pulizia dei denti, delle gengive e della lingua, soprattutto se su questa è presente quella orrenda patina bianca. Anche i colluttori possono essere efficaci, anche se molti di questi sono soltanto dei sintomatici e non rimuovono perciò la causa. Inoltre è importante correggere anche l’alimentazione, evitando di mangiare alimenti particolarmente favorevoli al problema, come aglio, cipolla, alcuni tipi di formaggi, peperoni, scalogno; è consigliabile bere molto per evitare la secchezza delle fauci che favorisce l’alitosi, ma, attenzione…. evitare le bevande alcoliche. (immagine presa dal web)

03/08/14

Marketing olfattivo | L'odore del profitto

Oggi, molte case produttrici scelgono d farsi identificare da un brand scent: fragranza percepita collettivamente come positiva, per esempio la lavanda, oppure profumo completamente inedito, create diventare il "logo olfattivo" di un marchi. 

Il quadro è complicato dal fatto che formiamo legami personali con i vari odori, e le associazioni dipendono dalle circostanze che hanno caratterizzato la nostra prima esposizione a un certo profumo. "Riuscire a ottenere il 75 per cento di associazioni positive presso il pubblico di riferimento è considerato un successo", racconta Rachel Herz.

Un aspetto importante riguarda il rafforzamento dell'identità del marchio il brand olfattivo, in altre parole, serve distinguersi dalla massa. Anche le emozioni suscitate da questi odori sono importa "Il punto vendita o la struttura turistica hanno un'immagine o un messaggio da veicolare, e nella fragranza scelta c'è qualcosa di riconoscibile e di riconducendo al prodotto venduto, in grado di evocare associazioni edonisticamente piacevoli esempio immagini di vacanze o di spiagge" spiega Herz.
Marketing olfattivo

"Anche se si tratta di un n profumo, deve contenere elementi che risultino familiari a chi lo annusa". Lo conferma un'esperta di marketing olfattivo, Denise Belcham, che dirige una florida società chiamata BrandScents, crea fragranze uniche e loghi olfattivi r società di tutto il mondo. Il suo motto è "Fragranze che aumentano la competitività". Funzioni davvero, dunque, il BrandScents? "Certamente", risponde Belcham.

"L'odore è un potente strumento di differenziazione, soprattutto per categorie commerciali 'sovraffollate', dove è essenziale per un marchio distinguer Vedremo, anzi, sentiremo l'odore del marketing olfattivo un po' ovunque nei prossimi anni: e non soltanto nei supermercati, che ci inondano di effluvi di pane appena sfornato, o nelle categorie alberghiere che stanno creando essenze esclusive. "Pensiamo alle linee aeree", suggerisci Belcham. "La British Airways diffonde le note del Duetto dei Fiori della Lakmé durante le operazioni di imbarco: ci vorrebbe un profumo per completare l'effetto. È importante proporre un messaggio coerente, ovunque andiamo. Gli odori si rivolgono alla parte emoziona del nostro cervello e sanno essere incredibilmente potenti". In futuro, i profumi prodotti ad hoc per fini commerciali indirizzeranno le nostre scelte in modo profondo. Un nuovo codice "volatile" che può plasmare la nostra vite che, in modo cosciente, non siamo ancora in grado di riconoscere.(science)


14/07/14

Uova marce: il loro "profumo" può aiutare molte patologie

Quante volte vi è capitato di sentire quell’odore sgradevole, per il vostro olfatto, di uova marce, e magari maledire il momento in cui siete passati in quel posto? Ebbene, senza saperlo avete imprecato contro una sostanza che potrebbe essere moto utile nel trattamento o la prevenzione di patologie quali l’ictus, l’infarto, il diabete e addirittura la demenza, stiamo parlando del solfuro di idrogeno, o acido solfidrico (formula chimica H2S). Nel nostro organismo quando le cellule sono colpite dalla malattia chiedono aiuto a degli enzimi per produrre piccole quantità di solfuro di idrogeno, il quale ha la caratteristica di aumentare l’attività dei mitocondri e permette alle cellule di vivere, in caso contrario esse muoiono non avendo la capacità di regolare l’infiammazione”. I ricercatori dell’Università britannica di Exeter, in un lavoro pubblicato sul Medicinal Chemistry Communications, hanno prodotto una sostanza a base di solfuro di idrogeno, denominata con la sigla AP39, deputata a prevenire il danno mitocondriale in varie patologie come la demenza e l’ictus. Come dice Mark Wood, docente di Bioscienze all’Università di Exeter, il solfuro di idrogeno può considerarsi quindi un salvavita, basti pensare che in alcuni test effettuati sulle malattie cardiovascolari, la molecola AP39 ha permesso la sopravvivenza dell’80 per cento delle cellule mitocondriali, come riscontrato in studi precedenti dove oltre alle patologie vascolari, erano stati notati risultati anche nelle patologie del sistema nervoso.

17/03/14

Tumore al seno | Un naso elettronico sensibile tanto quanto una mammografia!

Tumore al seno | Un naso elettronico sensibile tanto quanto una mammografia! Il naso, quello elettronico, è sensibile tanto quanto una mammografia per scovare il cancro al seno! Dicono molto gli odori del corpo umano, riguardo lo stato di salute dell'organismo.

A confermare quanto affermato sopra, non è soltanto l'esperienza clinica di tanti medici, ma anche varie ed efficenti ricerche condotte durante gli anni passati, al punto tale che oggi George Preti, esperto apprezzato da più parti del Monell Chemical Senses Center di Filadelfia, sta cercando di intercettare l'odore tipico del cancro all'ovaio (seno) per poi successivamente dare vita, grazie alla collaborazione del collega Charlie Johnson, un sensore che possa essere utilizzato come “naso elettronico” per avvertirne la presenza di un eventuale tumore e consentirne la diagnosi precoce.

Per intercettare tale odore, il Preti sta avvalendosi della collaborazione del Penn Vet Working Dog Center, dove 4 cani stanno seguendo un programma di addestramento per fiutare la presenza del cancro alle ovaie. In passato, infatti, è stata dimostrata la capacità dei cani di individuare con un'accuratezza elevata eventuali tumori solo dal loro odore. Dopo avere identificata l'essenza cercata Johnson la utilizzerà per programmare il suo prototipo di naso elettronico, un apparecchio che mima l'attività dei recettori presenti nel naso umano. Lo strumento è formato da centinaia di nanotubi in carbonio, ciascuno attaccato a un filamento di Dna in grado di convertire il mix di sostanze chimiche presenti nell'aria in un segnale elettronico.
Tumore al seno

“E' possibile racchiudere il potere del naso di un cane in questo piccolo chip delle dimensioni dell'unghia di un dito”, ha spiegato Petri. Attualmente uno strumento simile, il BreathLink, è stato testato dai ricercatori del Centro Medico dell'Università di Maastricht (Paesi Bassi) nella diagnosi del cancro al seno. I risultati dei test, pubblicati su PLoS One, dimostrano che utilizzarlo è semplice e veloce: la paziente deve semplicemente respirare in un tubo per 2 minuti e la macchina è in grado di confrontare le sostanze presenti nel respiro del paziente con quelle tipiche del cancro alla mammella, stabilendo in soli 10 minuti se la donna è affetta da questa forma tumorale con una precisione eguale a quella di una mammografia, ma senza ricorrere all'uso dei raggi X.

Il cancro non è però l'unica malattia che potrebbe essere riconosciuta dall'odore. Un'analisi pubblicata sulla rivista Sensors da Alphus Wilson, esperto dell'USDA Forest Service e Manuela Baietto, ricercatrice dell'Università degli Studi di Milano, ha fatto il punto della situazione ricordando che la pelle e il sudore di chi sta lottando contro un'infezione può odorare di mele marce che in caso di infezioni alla vescica le urine sanno di ammoniaca e che il diabete conferisce all'alito un odore di acetone simile a quello del solvente per lo smalto per le unghie, mentre l'insufficienza epatica lo fa odorare di pesce crudo.

Non solo, il sudore di chi ha la rosolia ha lo stesso odore delle piume e quello di chi è affetto da schizofrenia di aceto, mentre l'odore della pelle assomiglia a quello della birra stantia in chi ha l'adenite tubercolare, di pane nero appena cotto in chi è affetto da febbre tifoidea e di macelleria in chi ha la febbre gialla. (ilsole24ore)
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