Il-Trafiletto
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12/05/14

Mamma faceva la fatina

Inventatevi una storia da raccontare prima di dormire Abbiamo perso l'abitudine di raccontare le storie ai nostri bambini. 

Oggi, al posto degli adulti, a intrattenere i nostri figli ci sono i video che sono stati trasformati in baby sitter. È sempre più assente la mediazione dell'adulto che interpreta i personaggi che si avvicendano nel racconto (la voce del lupo cattivo, del principe o della fata). Le favole raccontate invece possono avere una funzione catartica che il bambino può elaborare nel tempo facendosi raccontare più volte la stessa storia. Sovente ci si trova a raccontare una favola, sempre la stessa,tutti i giorni per un mese: il bambino giocando elabora le sue ansie e paure, la stessa cosa accade di fronte a una favola ma questa volta con l'intervento della figura adulta.
Una storia porta al livello del bambino i temi della vita, spostandoli su un piano immaginario. Un bambino che sa giocare, e utilizza tutte queste risorse, è una persona che gode di buona salute psichica.
immagine presa dal web
Qual è il momento migliore per raccontare una storia? Sicuramente alla sera, prima di addorrnentarli. Interessante, per esempio, poter rivivere quello che è successo durante il giorno o anticipare quello che succederà domani con personaggi di fantasia che ricalcano parte delle gesta del bambino creando così un livello di identificazione senza essere lui stesso il soggetto del racconto. In questa maniera si potranno far notare anche alcune marachelle che il bambino avrà commesso facendogliele però rivivere attraverso il personaggio inventato: è un modo per fare loro rielaborare le vicende quotidiane prendendone maggiormente coscienza.
La lettura, invece, permette di vivere le avventure delle favole potendo intervenire quando ci sono momenti troppo coinvolgenti decidendo di interrompere la lettura, gestendo quindi la propria emotività e il momento più opportuno per apprendere.
C'è un pericolo che il bambino in qualche modo si perda in queste fantasie se viene lasciato solo con se stesso. Il problema nasce soprattutto se il bambino è lasciato solo davanti alle immagini forti della storia. Questo non dovrebbe mai accadere perché per lui il confine tra realtà e fantasia è molto labile, e la sua identificazione con le immagini è molto forte.

13/11/13

Perchè si dice "fare la gatta morta"?

Non ditemi che almeno una volta nella vita non avete sentito questo adagio, magari facendo qualche pettegolezzo. Credo a volte anche erroneamente, in ogni caso son sicura che vi piacerà indagare con me le origini di questo modo di dire.
Fare la gatta morta cioè fingere di non capire, in una determinata situazione, o di mostrarsi distratto, per poi approfittare e agire a proprio vantaggio.
gatta
Fare la gatta morta
 L'espressione deriva senz'altro dall'abitudine di questo felino, quando va a caccia per procurarsi il cibo. Nelle favole di Fedro e di La Fontaine, si parla di un gatto che si lasciava penzolare dal soffitto, al quale si teneva saldamente ancorato con le unghie, per dare l'impressione di essere morto e incoraggiare quindi i topi a uscire dalla tana. Capita spesso, ancora oggi, di vedere un gatto, magari nel giardino di casa, appostato nei pressi di un cespuglio, o in cortile, in atteggiamento del tutto simile alla morte, ma pronto a balzare non appena appare la preda.

05/11/13

Perchè si dice "fatica di Sisifo"?

Fra le mi varie fissazioni, ci sono i racconti mitologici della Grecia antica. Secondo me sono fra le favole più belle che si possano leggere e raccontare, adatte a tutti, intrise di avventura, romanticismo, intrighi, attuali come non mai.
Ed infatti da una di queste storie che deriva un adagio a me caro, e che voglio condividere con voi, perchè sono convinta che possiamo sempre trovare l'occasione per usarlo, essere eleganti e taglienti allo stesso tempo, senza risultar volgari.
Sisifo
  
Fatica di Sisifo si dice di un lavoro inutile, una fatica che non produce nessun risultato.
Sisifo, figlio di Eolo, fu un pessimo tiranno di Corinto, che imponeva una taglia ai viandanti che attraversavano l'istmo. Zeus decretò che morisse, ma lui catturò Thanatos (la Morte) e l'incatenò: così non moriva lui, e non moriva più nessuno.

Zeus dovette mandare Ares a rimettere in libertà la triste Eguagliatrice, e Sisifo venne mandato agli Inferi, dove fu condannato a portare e riportare eternamente, su per una ripida china, un gran masso tondo, che appena toccava la cima, ruzzolava a valle.
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