Il-Trafiletto
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14/10/14

Da dove iniziano i diritti dei padri e dove finiscono?

Fino a dove iniziano i diritti dei padri e dove finiscono, costretto dal Tribunale a vedere il padre che lui rifiuta perchè violento e picchia la madre

Il padre ha sulle spalle un lungo elenco di denuncie per maltrattamenti e violenze verso la ex moglie. L'ultima condanna ha preso 6 mesi per aver rotto due costole alla donna. Sparito dalla vita del figlio per 4 anni, ritorna deciso a voler fare il padre: "Farò di tutto per togliertelo, lo preferisco in un orfanotrofio che con te" senza aver mai pagato un euro per il figlio minaccia la moglie di portaglielo via, condannato tre volte ma il tribunale e i servizi sociali decidono che il figlio, che ora ha 9 anni deve vedere il padre.


Il ragazzino rifiuta di vedere il padre, piangee si dispera perchè non vuole vedere quell'uomo che ha sempre picchiato la madre, anche se da un anno e mezzo viene costretto tutte le settimane a farlo. Li chiamano "incontri protetti" quegli incontri di due ore a settimana davanti ad un assistente sociale. Il copione si ripete identico ogni sabato pomeriggio: lui che scappa, la madre che cerca di convincerlo a restare, il padre che resta immobile dall’altro lato del cancello, incapace di fare un passo verso di lui. Il ragazzino ha provato anche di  fuggire in strada implorando di essere lasciato in pace rimproverando anche la madre per tanta insistenza.

«Ogni volta è una violenza insopportabile — racconta Cinzia, la madre — è successo anche che l’abbiano trascinato dentro di peso, contro la sua volontà». Lo psicologo che segue il bambino dice che i rapporti padre-figlio sono influenzati dalla madre, è come se il bambino avesse paura di darle un dispiacere. «Riversano su di me le responsabilità di questo rifiuto — spiega Cinzia — e siccome mi sento ripetere continuamente che se mio figlio non accetta di vedere il padre il rischio è che me lo portino via, io ovviamente faccio il possibile per convincerlo. Ma è tutto inutile. E più il tempo passa più la situazione peggiora». L’avvocato Ignazio Virgilio, che assiste la madre, adesso ha presentato un ricorso al tribunale per spiegare che il bambino è traumatizzato dagli incontri. «I servizi sociali — scrive il legale — sono incapaci di attuare il fondamentale diritto del minore sancito dall’articolo 337 ter del codice civile che stabilisce che il figlio minore “ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione e assistenza morale da entrambi”». Per questo chiede quantomeno «la sostituzione degli assistenti sociali che finiscono sempre con l’attribuire ogni responsabilità alla madre».


IL PASSATO
Cinzia e suo figlio vivono alla periferia di Firenze in una casa popolare e vanno avanti solo con una pensione di invalidità. Dopo la separazione l’ex marito è sparito dalla circolazione e non ha quasi mai pagato i 600 euro di alimenti stabiliti dal giudice. Il bambino per anni ha festeggiato compleanni, Natale e Pasqua solo con la madre. Una volta i carabinieri sono dovuti andare a cercare il padre perché serviva il consenso per un intervento chirurgico del bambino. Oggi il padre risulta nullatenente e per l’anagrafe è irreperibile. Dice di essere senza lavoro, anche se da Facebook risulta titolare di una società che organizza eventi. Quello stesso profilo Facebook che aveva aperto con tanto di foto, nome e cognome del figlio, chiuso poi dopo l’ennesima denuncia della madre. «Vivo nel terrore di quell’uomo — racconta Cinzia — Ogni volta che mi vede minaccia di uccidermi, di tagliarmi la gola o di portarmi via l’unica ragione della mia vita, mio figlio. Pensare che quando mi sono sposata, nel 2000 ero molto innamorata ma con il passare del tempo lui è diventato sempre più violento». Si sono separati pochi mesi dopo la nascita di Fabio. Quando lui la picchiava e lei andava a farsi medicare al pronto soccorso raccontava sempre che era caduta dalle scale: «Ero convinta che sarebbe cambiato — ha detto in tribunale — poi non volevo sporcare la sua figura, non volevo che la gente giudicasse mio marito una persona cattiva». Quando Cinzia nell’agosto 2008 finisce all’ospedale con due costole rotte, lui si difende sostenendo che la frattura è vecchia di sette anni, che se l’è fatta da sola cadendo in bagno. I giudici non gli credono e anzi, sottolineano la crudeltà dell’imputato «nel coprire l’episodio con la pazzia dell’ex moglie, ora mostrando il volto di povero perseguitato, ora accusando la moglie». «Dopo tutti questi anni di guerra sono davvero stanca — dice Cinzia — vorrei che quell’uomo ci lasciasse in pace. E vorrei che mio figlio non riversasse la sua rabbia su di me il sabato pomeriggio, dopo quegli incontri a cui viene costretto».
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