Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta default. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta default. Mostra tutti i post

17/07/14

Guarda là, un pensiero

Mentre i neuroscienziati dell' UCLA/Harvard disegnano le autostrade, un altro consorzio formato da scienziati delle Università di Washington e del Minnesota (WU-Minn) studiano le strade locali, i gruppi di neuroni che si attivano quando eseguiamo un certo compito: quando ascoltiamo un racconto per esempio. 

E invece di seguire l'acqua, il team WU-Minn traccia il flusso del sangue usando uno scanner fMRI (la risonanza magnetica funzionale). In questo caso, le regioni con un flusso elevato rivelano le aree dove il cervello è molto attivo. Gli scienziati WU-Minn scansionano anche la mente dei soggetti che sognano a occhi aperti. La rappresentazione per immagini classica consiste nell'assegnare ai volontari un certo compito, e nel vedere poi quali parti del cervello si attivano. Ma recentemente l'attenzione è stata catturata da uno schema complesso di attività, detto Default Mode Network (DMN) o rete di default - che si manifesta quando siamo rilassati.
Scansione cerebrale
di un pensiero
Le sue scansioni mostrano come il nostro cervello fa una sorta di cronaca in diretta di noi stessi, rimuginando gli eventi passati e presenti e "ancorandoci" alla nostra vita. "Lo stato di riposo è costituito da un insieme di aree cerebrali molto specifiche", spiega Van Horn. E aggiunge: "Questa è forse l'impresa scientifica coordinata più vasta intesa a raccogliere i dati sulla rete di default, considerando al contempo le componenti genetiche a monte di questa attività cerebrale".

Il team Wu-Minn ha appena divulgato la prima serie di dati le scansioni cerebrali di 68 volontari insieme con i dettagli delle personalità mentali dei soggetti. L'obbiettivo è eseguire la scansione di 1200 cervelli. Il risultato di questo progetto destinato a durare cinque anni, finanziato con 40 milioni di dollari dal National Institute of Health (l'istituto della salute statunitense), sarà una mappa a più strati che mostrerà come i geni, il comportamento e i "circuiti" neurali di una persona sono correlati fra loro. Ci darà non solo l'immagine più chiara mai vista del funzionamento di una mente efficiente, ma permetterà di individuare quali sono, e dove si trovano, i guasti nei disturbi cerebrali.
"Questa ricerca creerà un quadro di riferimento fondamentale da cui partire", conclude Van Horn.(science)


08/01/14

La Spagna rimonta e batte l'Italia

Era messa molto peggio dell'Italia, un anno fa la Spagna. Tecnicamente era in default. Lo spread con il Bund tedesco, lo «spauracchio» che misura il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato, era ancora a quota 510 punti. Il tasso di disoccupazione aveva raggiunto il record storico del 27,2% e il sistema bancario locale versava ancora in condizioni difficili tanto da ricorrere a un'iniezione di capitali da 40 miliardi di euro dal Fondo salva-stati dell'Ue, l'Esm. In un anno hanno raggiunto una notevole ripresa, dopo 9 cali trimestrali consecutivi, il Pil spagnolo è tornato a crescere segnando nel periodo luglio-settembre 2013  un incoraggiante +0,1 per cento. La disoccupazione è calata di oltre un punto percentuale e si attesta ora al 26% grazie alla creazione di 135mila posti di lavoro, soprattutto nella parte più «ricca» e turistica del Paese (Catalogna, Baleari e Valencia). Lo spread è sceso a 201 punti, superando quello italiano (ieri a quota 203) e le banche non sono più nel mirino.
Nello stesso anno all'Italia succede che la disoccupazione è salita al 12,5%, quella giovanile è ai massimi storici oltre il 40%. Abbiamo perso altri 400mila posti di lavoro.
Italia Spagna

Il Pil, soprattutto non è ancora tornato a crescere: il nostro Paese è formalmente ancora in recessione. La spiegazione del disastro è tutta nel dato macroeconomico «principe»: l'andamento dell'occupazione. In Spagna si creano opportunità lavorative, qui da noi no. Il governo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy, appena entrato in carica nel 2012, ha subito riformato il mercato del lavoro rendendo meno onerosi per le imprese i licenziamenti (in Spagna non esiste l'articolo 18, in caso di crisi basta solo pagare un indennizzo). Più facili sono diventate le assunzioni per le aziende con meno di 250 dipendenti sgravandole di gran parte del carico contributivo, quel «cuneo fiscale» che il governo Letta non riesce minimamente a limare. Inoltre è stato dato più spazio alla flessibilità anche a livello aziendale: i contratti di apprendistato valgono fino a 30 anni, mentre per i nuovi assunti c'è una finestra di licenziabilità di 3 anni (idea che Matteo Renzi ha copiato da Rajoy). Una dimostrazione dell'efficacia? In Spagna si producono 2 milioni di autovetture all'anno contro le 600mila italiane pur non essendoci un solo costruttore nazionale. Eppure, anche in Italia esistono variegati sgravi per chi assume e si parla sempre di tagliare le tasse e di sburocratizzare (anche Saccomanni s'è convinto di averlo fatto). Ma in Italia esiste pure la «riforma Fornero» che irrigidisce l'apprendistato, limita l'uso dei contratti atipici e di fatto perpetua l'articolo 18 (dimostrare a un giudice la sussistenza dei motivi economici è un'impresa). Il ministro Enrico Giovannini in 9 mesi non ha cambiato una virgola e i dati parlano chiaro. La Spagna, va detto, ha fatto i «compiti a casa» richiesti dall'Ue. Zapatero, prima di lasciare, ha tagliato del 10% gli stipendi pubblici e la contrattazione aziendale porta con sé la moderazione salariale tanto che l'inflazione nel 2013 s'è fermata allo 0,2% (+1,2% quella italiana). Il compito dell'Italia, invece, è stato tutto «pasticciato» e non s'è nemmeno trovato un accordo con la «maestrina» Merkel per evitare il solito 4 in pagella.
fonte Il Giornale.it
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.