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20/04/15
02/07/14
Cancro al polmone: la marijuana ne riduce la crescita del 50%
Pubblicato da
Lifarnur
La canapa è una pianta universalmente famosa per le sue infiorescenze, che tutti conosciamo con il nome di Marijuana. Essa contiene un prinicpio attivo: il ‘Delta-9-Tetraidrocannabinolo‘ (THC).
In base ad uno studio portato avanti dalla Harvard University, questo principio attivo prorpio della canapa, oltre ai noti effetti ormai noti in chi la fuma, sembrerebbe avere un ruolo significativo nella cura del cancro ai polmoni. I dati raccolti hanno rivelato che il tetraidrocannabinolo riduce il tasso di crescita del carcinoma polmonare del 50% e riduce in modo significativo la diffusione del cancro nell’organismo.
L'esperimento e gli effetti sono stati studiati su un topolino di laboratorio. Il carcinoma polmonare è un tipo di tumore particolarmente aggressivo, capace di resistere anche alla chemioterapia. I risultati della ricerca hanno evidenziato che il THC bersaglia i recettori CB1 e CB2, in maniera simile all’attività degli endocannabinoidi, i cannabinoidi prodotti naturalmente dal corpo umano.
Gli agenti del THC, in grado di attivare questi recettori, potrebbero essere utilizzati in modo mirato per trattenere il cancro ai polmoni. Anju Preet, ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università ha spiegato che l'importanza fondamentale di questo studio è quella di dimostrare che una sostanza come questa, nota quasi esclusivamente per essere una sostanza di abuso, se usata in modo prudente, può aprie una nuova strada per la terapia contro il cancro al polmone.
Preet aggiunge che altri studi hanno dimostrato che un derivato medico del THC, noto come Marinol, che nei malati di cancro è solitamente usato come stimolante dell’appetito, potrebbe avere gli stessi effetti anti-tumorali. Vi è stato un solo caso di sperimentazione clinica del THC effettuato in uno studio pilota britannico, il quale ha messo in evidenza che dosi non tossiche di tetraidrocannabinolo, somministrate su due differenti linee di cellule cancerose del polmone, ne hanno inibito la crescita e la diffusione.
Inoltre vi è un altro aspetto positivo messo in evidenza dalla sperimentazione: si è registrata anche una riduzione del 60% delle lesioni tumorali sui polmoni del topolino, nonchè una riduzione significativa dei marcatori proteici associati con progressione del cancro. Vi sono poi altri effetti benefici della canapa noti ai medici, quali le proprietà antidolorifiche (la cannabis è usata per il trattamento del dolore), antinausea, antiemetiche, anticinetosico, stimolante l’appetito, che abbassa la pressione endoculare, ed in certi soggetti può abbassare l’aggressività.
L'esperimento e gli effetti sono stati studiati su un topolino di laboratorio. Il carcinoma polmonare è un tipo di tumore particolarmente aggressivo, capace di resistere anche alla chemioterapia. I risultati della ricerca hanno evidenziato che il THC bersaglia i recettori CB1 e CB2, in maniera simile all’attività degli endocannabinoidi, i cannabinoidi prodotti naturalmente dal corpo umano.
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Pianta di canapa immagine presa dal web |
Preet aggiunge che altri studi hanno dimostrato che un derivato medico del THC, noto come Marinol, che nei malati di cancro è solitamente usato come stimolante dell’appetito, potrebbe avere gli stessi effetti anti-tumorali. Vi è stato un solo caso di sperimentazione clinica del THC effettuato in uno studio pilota britannico, il quale ha messo in evidenza che dosi non tossiche di tetraidrocannabinolo, somministrate su due differenti linee di cellule cancerose del polmone, ne hanno inibito la crescita e la diffusione.
Inoltre vi è un altro aspetto positivo messo in evidenza dalla sperimentazione: si è registrata anche una riduzione del 60% delle lesioni tumorali sui polmoni del topolino, nonchè una riduzione significativa dei marcatori proteici associati con progressione del cancro. Vi sono poi altri effetti benefici della canapa noti ai medici, quali le proprietà antidolorifiche (la cannabis è usata per il trattamento del dolore), antinausea, antiemetiche, anticinetosico, stimolante l’appetito, che abbassa la pressione endoculare, ed in certi soggetti può abbassare l’aggressività.
12/12/13
Perchè si dice "acqua alle corde"?
Pubblicato da
Lifarnur
Forse non avrete sentito questo modo di dire così come lo propongo, ma in forme diverse, in ogni caso qualcosa di simile vi sarà capitato di sentire. L'origine è marinaresca, e affonda le sue radici nell'esperienza di navigazione.
Acqua alle corde, nel 1586, per ordine di papa Sisto V, l'architetto Domenico Fontana doveva doveva innalzare sull'apposito piedistallo l'obelisco che oggi si ammira al centro di Piazza San Pietro a Roma. Era un'operazione che richiedeva la massima concentrazione e il massimo silenzio, quindi, per evitare confusione, il papa aveva fatto emanare un editto che vietava a chiunque non fosse addetto ai lavori, di entrare nel recinto o semplicemente di parlare.
Bastava già il parapiglia creato dai 140 cavalli e dagli 800 uomini impiegati nei lavori. I trasgressori agli ordini del papa, sarebbero stai impiccati seduta stante e, per l'occasione, all'interno del recinto,il bargello e i suoi sbirri avevano eretto il patibolo. Secondo la tradizione, un certo Bresca, di San Remo, capitano di un bastimento genovese, si accorse ad un dato punto che le corde che reggevano il monolito tendevano ad allungarsi, a causa dell'eccessivo peso, e quindi avrebero finito per rompersi, provocando la distruzione dell'obelisco. Quindi, incurante dell'editto papale, si mise a gridare: "Acqua alle corde!" ( per l'esattezza, come narra Daniele Morchio, Aiga, dai de l'aiga ae corde). Da buon marinaio sapeva che la canapa, bagnata, si restringe e si accorcia. L'architetto, per fortuna, dette immediatamente l'ordine di bagnare tutte le corde, e così l'operazione fu felicemente portata a termine. Inutile dire che invece di essere impiccato, il Bresca ricevette, insieme agli elogi papali, anche consistenti privilegi, tra cui una lauta pensione mensile, estensibile ai discendenti, il titolo di capitano del primo reggimento di linea pontificio, con l'autorizzazione a protarne la divisa e innalzare la bandiera pontificia sul suo bastimento.
Acqua alle corde, nel 1586, per ordine di papa Sisto V, l'architetto Domenico Fontana doveva doveva innalzare sull'apposito piedistallo l'obelisco che oggi si ammira al centro di Piazza San Pietro a Roma. Era un'operazione che richiedeva la massima concentrazione e il massimo silenzio, quindi, per evitare confusione, il papa aveva fatto emanare un editto che vietava a chiunque non fosse addetto ai lavori, di entrare nel recinto o semplicemente di parlare.
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Acqua alle corde |
Bastava già il parapiglia creato dai 140 cavalli e dagli 800 uomini impiegati nei lavori. I trasgressori agli ordini del papa, sarebbero stai impiccati seduta stante e, per l'occasione, all'interno del recinto,il bargello e i suoi sbirri avevano eretto il patibolo. Secondo la tradizione, un certo Bresca, di San Remo, capitano di un bastimento genovese, si accorse ad un dato punto che le corde che reggevano il monolito tendevano ad allungarsi, a causa dell'eccessivo peso, e quindi avrebero finito per rompersi, provocando la distruzione dell'obelisco. Quindi, incurante dell'editto papale, si mise a gridare: "Acqua alle corde!" ( per l'esattezza, come narra Daniele Morchio, Aiga, dai de l'aiga ae corde). Da buon marinaio sapeva che la canapa, bagnata, si restringe e si accorcia. L'architetto, per fortuna, dette immediatamente l'ordine di bagnare tutte le corde, e così l'operazione fu felicemente portata a termine. Inutile dire che invece di essere impiccato, il Bresca ricevette, insieme agli elogi papali, anche consistenti privilegi, tra cui una lauta pensione mensile, estensibile ai discendenti, il titolo di capitano del primo reggimento di linea pontificio, con l'autorizzazione a protarne la divisa e innalzare la bandiera pontificia sul suo bastimento.
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