Il-Trafiletto
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02/11/14

La tartaruga gigante delle Galapagos è salva

Tutti conosciamo le isole Galapagos, famose per il loro ecosistema inimitabile che ospita una varietà particolare di specie endemiche. Del resto queste isole sono state le fonte di ispirazione per Charles Darwin della teoria dell'evoluzione e l'animale simbolo di queste isole è una creatura mite e grande superstite forse di un antico mondo preistorico, la tartruga gigante (Chelonoidis niger).

Come sempre accade un tempo l'arcipelago era popolatissimo da queste tartarughe comprensive di 15 sottospecie. Ma nel XIX e nel XX secolo diventarono però prede abituali di marinai e pirati che trasformarono le Galapagos in una stazione di rifornimento, cacciando centinaia di tartarughe per ricavarne cibo e olio. I marinai, inoltre, introdussero capre e maiali che si diffusero sulle isole entrando in competizione alimentare con i grandi rettili e alterando il delicato ecosistema. Nel 1960 sull’isola di Española rimanevano solo 15 esemplari di tartaruga gigante, 12 femmine e tre maschi.

Tartaruga gigante
immagine presa dal web

Oggi, dopo aver rischiato l’estinzione, le tartarughe ce l'hanno fatta a riprendersi le loro isole. Infatti grazie ad un importante  studio effettuato dal Suny College of Environmental Science and Forestry di New York sono oltre mille gli esemplari presenti ora sull’isola. Il “ritorno” della tartaruga gigante è merito di un efficace progetto di conservazione. Innanzitutto sono state rimosse le capre dall’isola, poi è stato avviato un programma di allevamento in cattività e infine sono stati rilasciati in natura gli esemplari allevati.

Dalla ricerca, pubblicata sulla rivista Plos One, si sa che gli animali si sono reinseriti perfettamente in natura e che non hanno bisogno di aiuti esterni per il loro sostentamento. “È una delle storie di conservazione di maggior successo", ha dichiarato James Gibbs, biologo ed autore principale dello studio "siamo riusciti a salvare una specie dall’estinzione e ora non ha più bisogno di noi, si sta prendendo cura di se stessa”.

10/10/14

Vive otto mesi come nell'Alto Medioevo: l'esperimento di un ragazzo di ventiquattro anni

Come ci troveremmo se improvvisamente fossimo trasportati nell'Alto Medioevo? Sapremmo adattarci allo stile di vita di quell'epoca, senza tutte le comodità di cui usufruiamo oggi, isolati dal resto del mondo, e con il pensiero di dover lavorare duramente per procurarci di che sopravvivere? Le implicazioni socio-psicologiche sarebbero davvero incredibili.

Ma qualcuno ha pensato bene di fare questo straordinario esperimento, Pavel Sapozhnikov, un ragazzo ventiquattrenne che ha vissuto per ben otto mesi come le popolazioni che abitavano la sua regione intorno al XI secolo. In pratica Pavel ha condotto uno stile di  vita ascetico e ha ridotto al minimo ogni contatto umano per tutta la durata dell'esperimento. 

Pavel Sapozhnikov
nei panni di contadino dell'Alto Medioevo
immagine presa dal web
Scopo dell’esperimento era vivere nella replica di un’antica fattoria, evitando ogni comodità moderna: “Vivo da solo nel passato”, ha sintetizzato significativamente Pavel. L’idea è venuta a Pavel in collaborazione con Alexei Ovcharenko, titolare di una società che si occupa di ricostruzioni storiche e insieme hanno preparato l'esperimento, impiegando circa un anno per metterlo a punto, a partire dal determinare la durata ideale, alla fine fissata in otto mesi (da settembre 2013 a maggio 2014) perché consentiva loro di sperimentare diverse teorie, ma senza essere di una lunghezza tale da fare rischiare a Pavel conseguenze psicologiche permanenti.

 Le regole cui ha dovuto attenersi Pavel erano piuttosto stringenti, poteva usare solo strumenti ed attrezzi esistenti nel periodo, evitando accuratamente di usare oggetti di cui non disponevano i contadini di quei tempi, e doveva pescare e cacciare nella foresta per procurarsi il cibo (gli unici motivi per cui gli era consentito lasciare la fattoria). In più gli era concessa una quantità prefissata di cibo coltivato. Rigorosamente vietato ogni contatto con l’esterno, eccetto per le visite del team di ricerca una volta al mese. Pavel non aveva precedenti esperienze di vita a così stretto contatto con la natura: per prepararsi ha dovuto studiare molto e allenarsi per diverse attività: “Non è certo una vita comoda, per gli standard moderni, ma per una persona allenata è abbastanza fattibile”, racconta Pavel.

Pavel con la capra all'interno della fattoria












22/12/13

Perchè si dice "essere il cavallo di battaglia"?

Dove ci sono i cavalli ci sono anche io, il cavallo è sempre stata la mia passione, e tutto del cavallo mi interessa. Perciò questo adagio non può che far parte dei miei modi di dire.
Essere il cavallo di battaglia, si dice per indicare qualcosa che consente di fare sfoggio del proprio talento, come il pezzo preferito di un cantante, la recita di un attore ecc.
Il Frisone il cavallo da battaglia per eccellenza

I cavalli destinati a portare i cavalieri in guerra, quando ancora si combatteva con spade e corazze, erano particolarmente robusti a causa dell'enorme fatica a cui erano sottoposti. Perciò, altre ad una alimentazione speciale, erano anche soggetti ad un particolare addestramento, che non era necessario per la caccia o altro uso dell'animale. E in genere, il cavallo cui era demandato questo compito, dalla cui bravura e robustezza spesso dipendeva la vita del cavaliere, era il più forte, il più intelligente, il preferito della scuderia. Da qui anche l'epressione: Essere il pezzo forte.
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