Il-Trafiletto
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10/10/14

Una rete di intrecci che ha senso solo nei sogni

Restiamo nel mondo del teatro, questa volta con una delle commedie più conosciute, e anche una delle più brevi, del famoso bardo William Shakespeare. Sto parlando ovviamente di Sogno di una notte di mezza estate.

Sogno di una notte di mezza estate è una commedia dalla trama intricata che si snoda nel giorno del solstizio d'estate. C'è il matrimonio tra Teseo e Ippolita, ci sono Lisandro e Demetro innamorati entrambi di Ermia che però ama Lisandro mentre l'amica Elena ama Demetrio. Il padre di Ermia però vole che lei sposi Demetrio. Poi ci sono Oberon il re degli elfi e Titania, regina delle fate, giunti per assistere al matrimonio di Teseo e Ippolita. Insomma una rete di intrecci, amori, matrimoni e filtri magici che non si possono raccontare se non mettendosi a raccontare tutta l'opera, rovinandone così il gusto.

“Non c'è occhio d'uomo che abbia mai sentito, né orecchio che abbia mai veduto, non c'è mano che abbia mai assaggiato, né lingua che abbia mai toccato, e tantomeno cuore che abbia mai raccontato un sogno come il mio.”
(Rocchetto: atto IV, scena I)

William Shakespeare
Trattandosi di un'opera teatrale, come sempre, ci soffermeremo sui temi più che sullo stile con cui è stato scritto. Il tema principale di questa commedia è l'amore, amore che muove le file di tutti i personaggi: amore romantico, amore sbeffeggiato, amore deriso, amore in grado di nascondere le qualità dell'altro. Amore però che non perde mai il suo significato e la sua forza.

“L'amore può dar forma e dignità a cose basse e vili, e senza pregio; ché non per gli occhi Amore guarda il mondo, ma per sua propria rappresentazione, ed è per ciò che l'alato Cupido viene dipinto col volto bendato.”
(Elena: atto I, scena I)

Anche il sogno però la fa da padrone in questa commedia dove niente è come appare, dove l'umanità, la divinità e la magia si mescolando, dove le allegorie e le metamorfosi sembrano trovare un senso solo nel mondo dei sogni.

“Pazzo, amante, poeta: tutti e tre sono composti sol di fantasia.”
(Teseo: atto V, scena I)

Una delle prime opere di Shakespeare, ripresa spesso in altre opere, ma anche in fumetti e film, nonché una delle più rappresentate a teatro. Una delle prime che abbia scritto il famoso bardo che, forse, non aveva ancora raggiunto la sua piena maturazione, ma che sicuramente ha lasciato ai posteri una straordinaria commedia.

Se noi ombre vi siamo dispiaciuti,
immaginate come se veduti
ci aveste in sogno, e come una visione
di fantasia la nostra apparizione.
Se vana e insulsa è stata la vicenda,
gentile pubblico, faremo ammenda;
con la vostra benevola clemenza,
rimedieremo alla nostra insipienza.
E, parola di Puck, spirito onesto,
se per fortuna a noi càpiti questo,
che possiamo sfuggir, indegnamente,
alla lingua forcuta del serpente,
ammenda vi farem senza ritardo,
o tacciatemi pure da bugiardo.
A tutti buonanotte dico intanto,
finito è lo spettacolo e l'incanto.
Signori, addio, batteteci le mani,
e Robin v'assicura che domani
migliorerà della sua parte il canto.
(Puck, Atto V - Scena I)

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le citazioni e le informazioni relative all'opera sono state prese dalla Wikipedia)

26/08/14

Tremate, tremate, le streghe son tornate

Terminato il periodo vacanziero e tornati tutti o quasi al lavoro, riprendiamo in mano libri un po' più corposi e più significativi. Questa settimana ci occuperemo di una famosissima tragedia, archetipo della brama di potere e dei pericoli ad essa legata, della sua maledizione e dei “e se” che un'autrice ha sfruttato per scrivere un suo libro.

Prendete dunque posto e mettetevi comodi perché il Macbeth di William Shakespeare sta per cominciare. 

Macbeth
Macbeth
Per scrivere il suo Macbeth, Shakespeare si ispirò alle vicende del re Macbeth di Scozia. Tutti conoscono la trama del Macbeth, ma per chi non la conoscesse faccio qualche passo indietro e ve la racconto.

Macbeth e Banquo, generali del re Duncan, incontrano per caso durante il tragitto di ritorno a casa, tre streghe nella brughiera scozzese. Queste tre donne preannunciano a Macbeth che diventerà prima conte di Cawdor e poi re di Scozia. Terminata la profezia le tre donne scompaiono e due generali proseguono il loro cammino verso casa. Durante il viaggio apprendono che il re ha destituito il conte di Cawdor perché artefice di una rivolta contro re Duncan. Al suo posto il re porrà l'uomo che più valorosamente ha combattuto per salvaguardare il re, ovvero Macbeth. Dopo aver dato il titolo a Macbeth, il re gli annuncia che si recherà al suo castello per fargli una breve visita. Stupito dalla rapidità con cui la profezia delle tre streghe si sta avverando, Macbeth scrive alla moglie per raccontarle gli ultimi avvenimenti e per informarla della venuta del re. Lady Macbeth giura che lo aiuterà a diventare re con qualunque mezzo, senza fermarmi davanti a nulla. Macbeth ritorna al proprio castello, presto raggiunto da re Duncan. I coniugi Macbeth discutono del piano di uccidere il re, ma Macbeth è indeciso. Ci penserà Lady Machbeth, risoluta, ad agire e a convincere il marito.

William Shakespeare
William Shakespeare
“PRIMA STREGA: Salve Macbeth, tu Signore di Glamis!
SECONDA STREGA: Salve, Macbeth, salve, Sire di Cawdor!
TERZA STREGA: Salve a Macbeth, che un giorno sarà re!”

Il Macbeth è una delle tragedie più brevi scritte da Shakespeare, che ha subìto, nel corso del tempo, svariati rimaneggiamenti, tanto che c'è chi fantastica su cosa Shakespeare stesso, o altri, abbiano tagliato dalla tragedia iniziale, ma questo lo vedremo venerdì.

All'inizio di questo post vi ho detto che questa tragedia è maledetta, in realtà non lo è davvero, nonostante questo la fama del dramma shakespeariano è quella di dramma maledetto. Negli ambienti di teatro, particolarmente superstiziosi, il Macbeth non viene mai chiamato con il suo nome bensì Il Dramma scozzese o La tragedia scozzese. Qualunque cosa pur di non nominare il malefico nome di Macbeth.

Le streghe
Le streghe
Altro elemento che aiutò la tragedia ad assumere questa fama sinistra fu la scena iniziale, dove le streghe preannunciano il futuro regale di Macbeth. Nella storia la stregoneria, le streghe e il male sono sempre stati temi delicati, nei periodi in cui il Macbeth venne scritto e nei successivi anni questi temi divennero ancora più scottanti, anche perché qualcuno arrivò a pensare che per descrivere così bene un incantesimo, Shakespeare dovesse non solo essersi ben documentato, ma debba aver assistito a tali riti, e che quindi riproporlo in scena avrebbe attirato chissà quale sventura.



“Intorno, intorno,
sorelle maghe, mano nella mano
tre a me, tre a te, poi tre,
nove fra tutte, per mare e radura,
andiamo. Zitte! E' fatta la fattura.”
(Le streghe)

Che dire poi di Lady Macbeth? Emblema della tragedia, la cui determinazione a far salire al trono il proprio marito non conosce limiti? Una donna pronta a tutto per raggiungere il suo obiettivo, persino più decisa del marito, desideroso del potere ma reticente a compiere l'omicidio.

"Venite spiriti che presiedete i pensieri di morte; cancellate il mio sesso, stivatemi di crudeltà dalla corona ai piedi! Ispessite il mio sangue, sbarrate ogni accesso al rimorso: che nessuna ipocrita istanza di umanità scuota il mio disegno mortale o ne' disturbi l'effetto."
(Lady Machbeth)
Lady Macbeth
Lady Macbeth

E' Lady Macbeth a spingere il marito ad uccidere il re Duncan, ed è lei a prendere in mano la situazione quando il marito rimane scosso da quell'omicidio. Nonostante questo però, nonostante nel dramma conosciamo la sua crudeltà e la sua risolutezza, Shakespeare non analizza il suo personaggio, non se ne sofferma abbastanza a lungo da riuscire a definirla del tutto, rendendo così il personaggio di Lady Macbeth enigmatico e sfuggente.

“L'oceano intero di Nettuno potrà lavare il sangue delle mie mani, o saranno esse a mutare il verde degli oceani in una somma immensa macchia scarlatta?”
(Macbeth)

Parlare della narrazione, dello stile o dei personaggi per la trasposizione scritta di un opera teatrale sarebbe sbagliato, perché il Macbeth, come tutte le opere di Shakespeare è nata per il teatro non per essere letta su un libro, quindi parlarne sarebbe una speculazione del tutto inutile.

Resta il fatto che il Macbeth è una delle tragedia più famose e più significative del teatro, simbolo degli abissi in cui può condurre la sete di potere e la condanna di coloro che si macchiano di sangue per appropriarsi di questo potere.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le informazioni riguardanti il dramma sono state prese dalla Wikipedia mentre le citazioni sono state prese direttamente dal libro)

01/08/14

1775 poesie scritte nella propria felice solitudine

Il vederla è un quadro
Sentirla una canzone
Conoscerla un eccesso
Innocente come giugno
Non conoscerla una pena
Averla per amica
Un calore tanto vicino come se il sole
Ti splendesse in mano.

Quando Emily Dickinson morì, la sorella scoprì che aveva scritto 1775 poesie, scritte su foglietti ripiegati e cuciti insieme, che la Dickinson aveva sempre tenuto per sé. Fortunatamente l'editoria ha deciso di radunarle, se non tutte almeno le più famose, importanti e significative in un volume intitolato semplicemente Poesie.
Poesie
Poesie

La poetessa statunitense, considerata oggi tra i maggiori lirici del XIX secolo, quando era in vita pubblicò solo sette delle sue opere e la critica non fu affatto clemente con lei. Dopotutto però anche Shakespeare venne criticato dal famoso critico letterario Samuel Johnson, eppure è il più famoso drammaturgo della storia.

La Dickinson era una donna che amava la natura, ma che viveva nella costante ossessione della morte. Le sue poesie sono lo specchio dei piccoli momenti della vita quotidiana, nonché dei temi e delle battaglie che caratterizzarono la società di allora.

“La fantasia può accendersi al solo udire una parola di libertà, ma la realtà è fatta di sbarre che rifiutano di aprirsi per farci volare via.”

Per un periodo della sua vita la Dickinson si innamorò di un pastore protestante, ma tale amore rimase solo platonico. Su questo amore la Dickinson scrisse numerose poesie. La poetessa credeva fermamente che con la fantasia tutto si potesse ottenere. La solitudine e il rapporto con se stessa erano l'unico veicolo per la felicità.

Sarei forse più sola
senza la mia solitudine.
Sono abituata al mio destino.
Emily Dickinson
Emily Dickinson

Le poesie della Dickinson ha uno stile tutto particolare, con digressioni enfatiche e un uso poco convenzionale di maiuscole nonché degli elementi tipici della poesia. Tutte cose che, se ai critici di allora apparivano come errori madornali e inesattezze intollerabili, ora sono apprezzate e considerate caratteristiche inconfondibili della poetessa statunitense.

La stessa Dickinson a riguardo afferma: “Non ho trovato motivo di migliorare! Dovessi servirmi per tutte le parole dell'ortografia suggeritami dal suono che hanno per me, e dire tutti i fatti come li ho visti io, altro che costernazione!”

Tutto questo, unito ad un linguaggio semplice e comprensibile anche a chi di poesie ci capisce ben poco, rende la Dickinson una delle autrici più citate anche in blog, pagine facebook e Baci Perugina.

“Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo sull'amore.”

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le citazioni e gli estratti delle poesie, dal libro stesso di cui il post parla. Le informazioni riguardanti l'autrice sono state invece prese dalla Wikipedia)

03/06/14

Chi era davvero il grande Bardo?

“Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.”
(Antonio: atto I, scena III)

William Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale. Persino chi non ha mai letto nulla di Shakespeare conosce le sue opere anche solo per sentito dire.

Il libro di cui vi parlerò oggi però non è un'opera del noto Bardo inglese, ma a suo modo ne è il protagonista. Prima di cominciare va detto che quando si comincia a parlare di Shakespeare si finisce inevitabilmente per impelagarsi in discorsi infiniti, perché la figura del Bardo è tanto nota quanto misteriosa, tanto che ha finito per dare spazio a numerose ipotesi e teorie, tra le quali che a scrivere le opere di Shakespeare non sia stato lui ma qualcun altro.

William Shakespeare
William Shakespeare
Il libro di oggi, scritto dall'esordiente Jennifer Lee Carrell, si intitola W. e pesca a grandi mani proprio da queste teorie e dalla possibilità di ritrovare una delle tante e possibili opere perdute del sommo Bardo.

“Cominciai a chiedermi come sarebbe stato riuscire a ritrovare una delle opere scomparse di Shakespeare. Dove la si sarebbe potuta scovare? Che cosa si sarebbe provato nell'attimo del ritrovamento? E come poteva cambiare la vita una scoperta del genere, al di là dell'immediato riscontro in termini di ricchezza e fama?”

Da queste domande la Carrell inizia la sua storia. Protagonista del romanzo è Kate Stanley studentessa di Shakespeare e registra dell'Amleto. La sera del 29 giugno 2004 il Globe, il famoso teatro elisabettiano di Londra, viene divorato dalle fiamme come accadde lo stesso giorno nel lontano 1613. Tra le rovine del teatro però viene ritrovato il cadavere della professoressa Roz Howard, eminente studiosa shakesperiana, nonché insegnante di Kate. Poco prima di morire, la professoressa Howard aveva lasciato a Kate un misterioso pacchetto, accompagnato da un'enigmatica frase: “Se lo apri devi seguirne la traccia”. Dietro quel pacchetto e la morte della professoressa si celano segreti e verità talmente importanti che più di qualcuno è disposto ad uccidere pur di tenerli nascosti.

W.
W.
“Con l'egoismo di chi vive un sogno a occhi aperti, iniziai a domandarmi dove si sarebbe potuta mai trovare un'opera di Shakespeare al di fuori dei confini del Regno Unito, anzi, in un posto dove l'avrei potuto rintracciare io, ovvero il New England o i deserti del Sudovest. […] A un certo punto presi coscienza del fatto che non avrei mai trovato un'opera perduta shakesperiana e decisi che, comunque, sarebbe stato più divertente far diventare questa ricerca un racconto, in cui avrei potuto decidere io lo svolgimento dei fatti e i movimenti dei personaggi. E poi mi sono detta: perché non inserire la caccia al manoscritto all'interno di un mistero ancor più grande, ovvero: chi era Shakespeare?”

Sono le domande giuste che l'autore si pone prima della stesura di un libro a fare di un romanzo, un ottimo romanzo, e la Carrell si è decisamente fatta le domande giuste.

E' giusto spendere due parole sulla fatidica domanda che la Carrell ha voluto inserire nella trama del suo romanzo, ovvero chi era Shakespeare. Ora, la maggior parte di noi (me compresa prima di leggere questo libro) non ha dubbi su chi sia Shakespeare e ci viene da chiederci quale mistero possa mai esserci da riuscire anche a scriverci un thriller. Come vi dissi all'inizio di questo post esistono delle teorie secondo cui il Bardo fu solo una facciata, uno zotico ignorante messo lì per nascondere il vero autore, o i veri autori, delle opere passate alla storia. Verità? Paranoie di persone fissate? Lo lascio decidere a voi, così come lascio cercare a voi i dettagli di queste teorie quantomeno interessanti, io sono qui per parlarvi di W.

“Siamo tutti perseguitati. Non da scricchiolii inesplicabili o da aure spettrali né tanto meno da cavalieri senza testa o regine inconsolabili. Nei tortuosi corridoi della memoria si aggirano fantasmi molto più reali, che sussurrano senza posa: ricordati di me”

Jennifer Lee Carrell
Jennifer Lee Carrell
La ricerca della protagonista Kate (alter ego della scrittrice) su una delle tante opere perdute di Shakespeare è già un tema importante, fatto di indizi, false piste, inseguimenti ed enigmi sparsi tra i versi dello stesso Bardo, ma se si unisce anche la fatidica domanda di chi fosse Shakespeare allora la faccenda si fa davvero seria. C'è molta carne al fuoco e l'autrice poteva correre il rischio di fare un vero scivolone e rovinare il romanzo. Per nostra fortuna non è stato così, anzi, la Carrell si è dimostrata all'altezza delle aspettative considerato anche che è il suo primo romanzo.

La Carrell scrive il suo romanzo scrivendo in parallelo sia la storia di Kate e della sua ricerca, sia alcuni fatti salienti del 1613, a partire dal rogo del Globe. Questi stacchetti bisogna ammetterlo disturbano un po' il libro e si fa un po' fatica a seguirli, ma proseguendo il romanzo i pezzi cominciano ad incastrarsi e seguire le due storie in parallelo non è più così difficile.

In generale il romanzo della Carrell merita davvero di essere letto anche se di Shakespeare non si conosce nulla e non si ha mai letto niente, anzi, vi farà venire voglia di leggere qualcosa, tanto per colmare qualche lacuna. Il modo di scrivere è semplice e scorrevole, senza intoppi o eccessi che rischiano sempre di rovinare un romanzo.

Alla fine del romanzo troverete le note dell'autrice riguardanti le sue ricerche per la stesura del romanzo dove vi spiegherà cosa è vero e cosa invece si è inventata di sana pianta così che possiate decidere se credere o meno alle teorie su Shakespeare.

Un'ultima cosa prima di lasciarvi. Molti lettori considerano questo romanzo della Carrell una brutta copia del Codice da Vinci. Ora, onde evitare di sbilanciarmi e perdere la mia solita obiettività sui libri che leggo e vi recensisco, vi dico: leggeteli entrambi e poi onestamente ditemi se possono sul serio essere messi sullo stesso piano.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le informazioni generali su William Shakespeare sono state prese dalla Wikipedia. Le citazioni presenti sono state prese dal libro di cui si parla nell'articolo e dalla Wikipedia)
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