Il-Trafiletto
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01/08/14

1775 poesie scritte nella propria felice solitudine

Il vederla è un quadro
Sentirla una canzone
Conoscerla un eccesso
Innocente come giugno
Non conoscerla una pena
Averla per amica
Un calore tanto vicino come se il sole
Ti splendesse in mano.

Quando Emily Dickinson morì, la sorella scoprì che aveva scritto 1775 poesie, scritte su foglietti ripiegati e cuciti insieme, che la Dickinson aveva sempre tenuto per sé. Fortunatamente l'editoria ha deciso di radunarle, se non tutte almeno le più famose, importanti e significative in un volume intitolato semplicemente Poesie.
Poesie
Poesie

La poetessa statunitense, considerata oggi tra i maggiori lirici del XIX secolo, quando era in vita pubblicò solo sette delle sue opere e la critica non fu affatto clemente con lei. Dopotutto però anche Shakespeare venne criticato dal famoso critico letterario Samuel Johnson, eppure è il più famoso drammaturgo della storia.

La Dickinson era una donna che amava la natura, ma che viveva nella costante ossessione della morte. Le sue poesie sono lo specchio dei piccoli momenti della vita quotidiana, nonché dei temi e delle battaglie che caratterizzarono la società di allora.

“La fantasia può accendersi al solo udire una parola di libertà, ma la realtà è fatta di sbarre che rifiutano di aprirsi per farci volare via.”

Per un periodo della sua vita la Dickinson si innamorò di un pastore protestante, ma tale amore rimase solo platonico. Su questo amore la Dickinson scrisse numerose poesie. La poetessa credeva fermamente che con la fantasia tutto si potesse ottenere. La solitudine e il rapporto con se stessa erano l'unico veicolo per la felicità.

Sarei forse più sola
senza la mia solitudine.
Sono abituata al mio destino.
Emily Dickinson
Emily Dickinson

Le poesie della Dickinson ha uno stile tutto particolare, con digressioni enfatiche e un uso poco convenzionale di maiuscole nonché degli elementi tipici della poesia. Tutte cose che, se ai critici di allora apparivano come errori madornali e inesattezze intollerabili, ora sono apprezzate e considerate caratteristiche inconfondibili della poetessa statunitense.

La stessa Dickinson a riguardo afferma: “Non ho trovato motivo di migliorare! Dovessi servirmi per tutte le parole dell'ortografia suggeritami dal suono che hanno per me, e dire tutti i fatti come li ho visti io, altro che costernazione!”

Tutto questo, unito ad un linguaggio semplice e comprensibile anche a chi di poesie ci capisce ben poco, rende la Dickinson una delle autrici più citate anche in blog, pagine facebook e Baci Perugina.

“Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo sull'amore.”

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le citazioni e gli estratti delle poesie, dal libro stesso di cui il post parla. Le informazioni riguardanti l'autrice sono state invece prese dalla Wikipedia)

29/07/14

Il cantore del peccato da 775.000 €

Quest'oggi voliamo in Francia per la precisione nella primavera del 1857 quando Charles Baudelaire pubblicò una raccolta di poesie. La raccolta suddivideva le poesie in cinque sezioni: Spleen et ideal, Les Fleurs du mal, Révolte, Le vin e La mort.
La raccolta venne però immediatamente censurata perché la forma poetica e i temi trattati davano scandalo, per non parlare del titolo dell'opera: "Les lesbiennes" (Le lesbiche).

Baudelaire però non si da per vinto e nel 1861 pubblica nuovamente la raccolta nella quale rimosse le sei liriche che erano state messe sotto accusa, sostituendole con altre 35, dividendo l'opera in modo diverso e aggiungendo la sezione "Tableaux Parisiens".

Charles Baudelaire
Charles Baudelaire
Questa è la storia della raccolta di poesie più famosa e più discussa della poesia moderna: I fiori del male di Charles Baudelaire. Tanto per darvi un'idea di quanto sia famoso Baudelaire, una prima edizione del 1857 dell'opera, con tanto di dedica autografata all'amico Narcisse Ancelle è stata aggiudica per la cifra (che tutti noi sicuramente disponiamo) di 775.000 € (compresi i diritti d'asta).

“Il Cielo! Coperchio nero della grande marmitta dove bolle l'impercettibile e vasta Umanità.”

Questa raccolta di liriche, come lo stesso Baudelaire afferma, sono un viaggio negli inferi della vita, una sua manifestazione di dolore ma anche di esortazione nel riconoscere la prigione che ci imprigiona. Un viaggio tra i peccati, i piaceri, la perdita di tempo nonché la nostra incapacità di plasmare la nostra vita in base alla nostra volontà, tanto da finire per sprecarla. Baudelaire ci mette in guardia dalla noia e dal vizio che ci costringono ad inseguire sogni che non realizzeremo mai e che anzi, ci provocheranno solo dolore e sofferenza.

I Fiori del male e  tutte le poesie
I Fiori del male e
tutte le poesie
“E il cuore trafitto, che il dolore ogni giorno alletta, muore benedicendo la sua freccia.”

I fiori del male, che tutti a scuola anche solo di sfuggita abbiamo studiato (L'albatro vi dice niente?), è considerata una delle opere liriche più influenti, innovative e celebri dell'ottocento. Lo stesso Baudelaire è lo stereotipo del Poeta Maledetto, una figura tragica, chiusa in se stessa che venera i piaceri della carne ed è impegnato a tradurre la propria visione del mondo in opere pregne di bassezza e sofferenza. Elementi che ispirarono altri autori, insieme all'uso di un linguaggio misticista e rigoroso nelle forme, camuffato però da un'ambiguità morale, con oscillazioni tra temi metafisici e teologici.

Dice Arthur Rimbaud riguardo a Baudelaire:
“[…] Baudelaire è il primo veggente, re dei poeti, un vero Dio. Benché vissuto in un ambiente troppo artistico; e la forma tanto vantata è in lui meschina. Le invenzioni dell’ignoto richiedono forme nuove”

Nella prima parte dell'opera (Spleen et Idéal), Baudelaire esprime il malessere del poeta, spirito superiore capace di elevarsi al di sopra degli uomini. La seconda parte  (Tableaux parisiens) rappresenta il tentativo di fuggire l'angoscia uscendo dalla propria dimensione personale. Tentativo vano in quanto lo spirito inquieto non trova che altri individui sofferenti come lui. Le vin e Felurs du Mal rappresentano appunto questo tentativo di fuga che il poeta compie tramite l'alcool e l'alterazione delle percezioni. I fiori del male sono i paradisi artificiali (a cui l'autore dedicherà il saggio I paradisi artificiali sull'effetto delle droghe) e gli amori proibiti e peccaminoso che illudono una forma di conforto. Nella quarta sezione dell'opera, quando gli effimeri piaceri  svaniscono, al poeta non rimane che rinnegare Dio e invocare Satana che comunque non si rivelerà utile alla fuga a cui il poeta ambisce. L'ultima sezione, Le mort, è l'ultimo appiglio del poeta disperato. Morte però non intesa come passaggio ad una nuova vita, come totale distruzione e disfacimento. Nell'ignoto che la Morte rappresenta, il poeta si affida nella speranza di qualcosa di nuovo, di diverso.

“Stavo per morire. Un male strano, misto d'orrore e desiderio, era nell'anima innamorata: angoscia e speranza viva, senza ribelli umori.”

I fiori del male è uno spaccato, un ritratto della vita secondo il poeta dove il bene e il male possiedono entrambi i propri fiori e le sue bellezze, anche se il male sembra possedere meraviglie più attraenti e accattivanti.


(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le citazioni dal libro di cui il post parla, mentre le informazioni riguardanti l'autore sono state prese dalla Wikipedia)

27/06/14

Un poeta sconosciuto le cui opere sono nascoste ovunque come piccole molliche di pane

“Tigre! Tigre! Divampante fulgore
nelle foreste della notte
quale fu l'immortale mano o l'occhio
che ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?”


Lo so cosa vi è venuto in mente leggendo questi versi. Avete pensato a John il Rosso della serie The Mentalist. Avete ragione, sono quegli stessi versi, e se ricordate bene viene detto che l'autore di questi versi di una poesia ben più lunga è William Blake.

Canti dell'Innocenza
e dell'Esperienza
La poesia in questione si intitola La Tigre ed è una delle poesie che compone la raccolta intitolata Canti dell'Esperienza che viene sempre pubblicata, almeno dal 1794, insieme alla raccolta di poesie Canti dell'Innocenza. Le due raccolte pubblicate sempre insieme esplorano i contrari dell'animo umano.

Per capire le poesie del libro Canti dell'Innocenza e dell'Esperienza bisogna però prima spendere qualche parola sull'autore William Blake.

Blake era un poeta, pittore ed incisore inglese vissuto nella seconda metà del '700 a Londra. Come spesso accade, quando era in vita le opere di Blake vennero largamente sottovalutate, per poi tornare alla ribalta nella nostra epoca, trovando particolarmente significativa la sua poesie e fonte di ispirazione per l'arte.


“L'immaginazione non è uno stato mentale: è l'esistenza umana stessa.”

William Blake

Per Blake la poesia e la pittura non erano due arti separate, ed in genere si tende, sbagliando, a valutarlo per queste due arti valutandole separatamente, Blake però le usava in sinergia per colpire il lettore, sfidarlo. Le parole venivano rafforzate dalle immagini e viceversa. Questo suo svincolare l'immaginazione dalle singole arti distinte ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del moderno concetto di immaginazione nella cultura occidentale. Blake era convinto che l'umanità potesse superare i propri limiti grazie a tutti i suoi cinque sensi, nessuno escluso e tutti insieme.


“Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all'uomo come in effetti è, infinito.”

La scala di Giacobbe

Nei Canti dell'Innocenza e dell'Esperienza i componimenti vengono accompagnati dalle incisioni dell'autore per rafforzarle e farne da sfondo. I Canti dell'Innocenza hanno come tema l'innocenza e la gioia della natura, l'amore libero e un profondo rapporto con Dio. Le poesie che ne emergono sono positive, ottimistiche, scritte dal punto di vista dei bambini, l'emblema dell'innocenza. I Canti dell'Esperienza invece sono diametralmente opposti, in questi versi l'innocenza si è persa, le tinte si fanno serie e cupe. I temi delle poesie vengono analizzate da entrambe le parti, guardate con l'innocenza del bambino e con la cupa realtà dell'età adulta.


“Mette una spina la modesta Rosa, 
e minacciosi corni il Gregge umile;
finché godrà in Amore il Giglio candido
spine o minacce non l'offuscheranno”

Dante e Virgilio: le
porte dell'inferno

Va detto anche che le poesie di Blake non sono facili da comprendere, perché vanno lette tenendo presente il contento nel quale sono state scritte e la storia di Blake, nonché la sua posizione politica e religiosa, e la sua visione del mondo. Nonostante questo Blake ha molto da dare e per cui farsi apprezzare, vale la pena leggere le sue opere e osservare con attenzione le sue pitture e incisioni alcune delle quali davvero molto belle e suggestive.

Nonostante William Blake non sia uno dei poeti più famosi e conosciuti, per lo meno qui in Italia, si possono trovare moltissimi riferimenti alle sue opere un po' ovunque. Il libro Red Dragon ad esempio, di cui vi ho parlato martedì, ma ci sono anche le serie tv The Mentalist e The Originals, e nel campo musicale i Draconian ed Enigma. Questi sono solo alcuni esempi, a voi cercarne altri e scoprire molto altro su questo poeta purtroppo quasi sconosciuto.


(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le citazioni e le notizie riguardanti William Blake invece sono state prese dalla Wikipedia)

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